Un commento alla nuova legge sulla sicurezza sul lavoro
Un commento alla nuova legge sulla sicurezza sul lavoro

Dopo una pausa abbastanza lunga, il tema della sicurezza e la salute nel lavoro è stato oggetto di un improvviso fervore normativo: in due anni, due governi, due riforme. Articolo di Gino Rubini, editor di www.diario-prevenzione.it

Ora tocca a Governo e Confidustria dimostrare coi fatti l efficacia del dlgs106/09

 

 

Riprende l’aggiornamento a Diario Prevenzione. Le novità sono molte. La platea dei soggetti che con diversi ruoli operano nelle attività di prevenzione  nei luoghi di lavoro, dal Rspp al Rls ai datori di lavoro, ai consulenti dovranno affrontare lo studio, l’interpretazione  e la messa in pratica del "nuovo" testo unico.


Dopo una pausa abbastanza lunga, il tema della sicurezza e la salute  nel lavoro è stato oggetto di un improvviso fervore normativo: in due anni, due governi, due riforme. Appare stravagante  il fatto che dai due interventi di riforma emergono, quasi diametralmente opposti, due modi di concepire il sistema della sicurezza in azienda, nonostante traggano origine (e legittimità) dalla stessa legge delega (la n. 127/2007). Ma questo è l’effetto devastante dell uso della "delega" ampia e generica al Governo di legiferare. In tal modo le Camere  vengono esautorate dal loro compito primario e fondamentale: quello del legiferare. 


Oltre al dimezzamento delle sanzioni per il datore di lavoro  e alla "depenalizzazione" di una serie di omissioni formali presenti nel dlgs 106/2009 , l’aspetto più rilevante riguarda la corresponsabilizzazione nella gestione della sicurezza a tutte le figure presenti a livello aziendale con una proiezione delle  responsabilità "verso il basso" e una attenuazione della responsabilità dei dirigenti e degli AD senza che vi sia una  corrispettiva strumentazione di potere d intervento  proiettata "verso il basso". Così come appare indebolito il ruolo responsabile dell’impresa committente rispetto alla gestione della sicurezza nella filiera degli appalti e dei subappalti.


Il modello gestionale della sicurezza  che esce dal dlgs 106/2009 appare centrato sulla riduzione del ruolo della Pubblica Amministrazione nella vigilanza e nella  promozione della salute con un affidamento "privatistico" alle parti sociali, tramite Enti Bilaterali,  di intraprendere a percorsi di certificazione di conformità dell Azienda a quanto prevede il dlgs 106/2009.


Il governo e Confindustria hanno realizzato il loro obiettivo, quello di avere una norma poco vincolante e fatta su misura rispetto al depotenziamento delle funzioni di vigilanza della pubblica amministrazione. L’ideologia di base per la scelta di questo modello si fonda sul paradigma dell’impresa che si autogoverna e si autocorregge anche rispetto ai temi della sicurezza sul lavoro: queste virtù autopoietiche, secondo il governo, sarebbero state ostacolate da molto tempo  dai vincoli e dai lacci degli adempimenti burocratici…


Ora tocca loro dimostrare che il modello adottato con il dlgs 106/09 porterà ad una efficace e drastica riduzione degli incidenti sul lavoro e delle malattie professionali: in questo senso, pure dentro la crisi, compete ai lavoratori e alle organizzazioni sindacali esigere risultati concreti nel miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza su lavoro. Lor signori non hanno più scusanti, si sono fatti una  legge su misura che ha tolto molti "adempimenti burocratici" che impedivano alle aziende di essere virtuose nel risk assessment e nel risk management..


28 agosto 2009 

 

Gino Rubini editor di www.diario-prevenzione.it

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