Dal’99 a oggi gran parte dei problemi irrisolti, specie per scuola, infrastrutture e servizi. “Velleitari gli interventi a livello regionale se c’è disinteresse a livello centrale”. Costo della vita inferiore del 16,5% rispetto al Centro-Nord.
Un terzo della popolazione italiana vive al Sud, che offre un contributo al prodotto nazionale pari al 25 cento. Ma “nel disinteresse delle politiche generali, immaginare che politiche regionali possano risolvere da sole i problemi del Mezzogiorno è a dir poco velleitario”. Queste le conclusioni di uno studio di Bankitalia presentato oggi (4 agosto), in cui i ricercatori hanno indagato sulle politiche per il Sud e in particolare sul ruolo dei governi nazionali e regionali nell’ultimo decennio. Ne esce un quadro non certo sorprendente, insieme a numeri che “rendono evidente l’importanza del Sud per le prospettive di crescita del paese e per l’azione di politica economica per lo sviluppo”.
Almeno tre le questioni giudicate ineludibili: “Il disegno delle politiche generali dovrebbe tenere conto delle differenze territoriali, utilizzare se necessario strumenti differenti e intervenire con diversa intensità per conseguire obiettivi agevolmente misurabili. Per i servizi essenziali è necessario definire standard minimi uniformi nel territorio, la cui realizzazione può essere affidata pragmaticamente alla amministrazione centrale o a quelle sub-nazionali secondo le caratteristiche di ciascun servizio”.
Secondo Bankitalia , dal 1999 a oggi i problemi del Mezzogiorno rimangono in buona parte irrisolti, ma è necessario chiedersi in che misura questo dipenda da politiche pubbliche inadeguate, sia di quelle dedicate allo sviluppo del Sud sia di quelle nazionali”. Un esempio? Con i fondi comunitari, spiegano da Palazzo Koch, “si può certamente organizzare qualche ora di doposcuola per gli studenti meridionali, ma se è la scuola pubblica che non funziona, è difficile immaginare che qualche ora nel pomeriggio possa compensare ciò che non si fa in classe ogni mattina”.
SCUOLA, INFRASTRUTTURE E SERVIZI.
Fattore essenziale che concorre a formare il ritardo di sviluppo del Sud resta il divario nella qualità della formazione scolastica, la cui consapevolezza è emersa soprattutto in anni recenti. Servirebbero “processi valutativi e supporti esterni ai piani presentati dalle scuole per raggiungere gli obiettivi fissati in termini di apprendimento e abbandono che in gran parte del Sud possono avvalersi dei Fondi strutturali destinati alle regioni in ritardo di sviluppo”. Quanto alle infrastrutture, l’intervento a livello di governo centrale “deve garantire non solo un livello minimo di capitale pubblico (dalle strade all’approvvigionamento idrico alla giustizia e sicurezza) ma deve porre le condizioni per creare opportunità di sviluppo: esempi possono essere interventi di cablatura per estendere la diffusione dell’Itc in queste aree, opere capaci di rafforzare il debole sistema di trasporto su ferro, interventi nel campo dell’ambiente e dei beni culturali”.
PREZZI PIU’ BASSI CHE AL NORD.
Nel Mezzogiorno d’Italia i prezzi sono decisamente più bassi che nel centro Nord. Questo soprattutto a causa di un livello dei prezzi delle case più bassi. Ne consegue che la differenza del costo della vita tra Sud e resto d’Italia si attesta tra il 16 eil 17 per cento. Riguardo agli affitti, a parità di caratteristiche degli immobili il costo nel Mezzogiorno è pari al il 60 per cento di quello del Centro -Nord. I divari nei prezzi dei prodotti che rappresentano poco meno del 60 per cento della spesa delle famiglie implicano invece differenze di circa il 15 per cento. Incide anche il costo dei combustibili e dell’energia, “che risulta di poco superiore nel Mezzogiorno rispetto al Centro Nord (2,2 per cento), mentre quello dei servizi è inferiore del 15 per cento”.