Il Consiglio Regionale ha deciso di reintegrare la metà (circa 14 milioni di euro) di quanto necessario a finanziare i progetti individuali per le persone con disabilità grave (Legge 162/98), dopo i tagli decisi dalla Giunta Regionale nel dicembre scorso.
«Questo risultato non è stato ottenuto solo grazie al lavoro portato avanti in Consiglio Regionale. Siamo convinti infatti che ogni euro stanziato in più sia merito delle battaglie e dell’impegno delle persone con disabilità e delle loro famiglie in situazione di gravità: pacifiche, ma determinate, si sono mosse a difesa dei propri diritti. Siamo orgogliosi di loro».
Così i consiglieri regionali sardi Marco Espa, vicepresidente della Settima Commissione Sanità e Politiche Sociali e Mario Bruno hanno commentato lo stanziamento di altri 14 milioni di euro per i progetti individuali destinati a persone con disabilità grave (Legge 162/98), dopo i tagli decisi dalla Giunta Regionale, tramite la Deliberazione n. 55/33 del 16 dicembre scorso, questione che il nostro sito segue da molte settimane, insieme alla battaglia condotta dalle associazioni sarde di persone con disabilità e delle loro famiglie, anche con una manifestazione in gennaio a Cagliari cui hanno partecipato più di quattrocento persone.
«La maggioranza – proseguono Espa e Bruno – da noi costretta la scorsa settimana ad esaminare la proposta con urgenza in Aula, avrebbe potuto mostrare più coraggio, inserendo tutte le risorse sufficienti». In tal senso, «il Partito Democratico e tutto il centrosinistra hanno combattuto per portare le risorse aggiuntive da 14 a 28 milioni, con un emendamento che però è stato bocciato. Ma siamo soddisfatti di ciò che è stato ottenuto, è un passo avanti molto importante», anche perché «siamo sempre la prima Regione in Italia. Infatti, con la Legge 162, nell’applicazione originale della Sardegna personalizzata e coprogettata, stanziamo 120 milioni di euro e diamo dignità a 28.000 persone con disabilità grave e alle loro famiglie, anche con numerosi progetti di vita indipendente».
«La Legge 162 – è stato il senso dell’intervento di Espa in Consiglio Regionale – non riguarda solo i diritti delle persone con disabilità contro ogni forma di istituzionalizzazione: è un buon investimento ed è anche un risparmio per le casse della Regione: oggi il costo annuale per una persona non autosufficiente in residenza è pari ad una spesa di circa 22.000 euro. Quella stessa persona, con la Legge 162, ha un costo massimo per le casse pubbliche di 14.000 euro, un anziano grave di 5.000 euro l’anno. Nell’anno in corso, grazie alla 162 si spendono per 2.795 anziani in condizione di grave disabilità circa 13 milioni di euro, a fronte di una spesa complessiva di 61.210.500 euro se queste stesse persone fossero inserite in RSA con un risparmio evidente per le casse regionali».
Tornando all’importanza della "battaglia dal basso", Espa e Bruno sottolineano ancora che è stata proprio «la mobilitazione delle associazioni e delle famiglie, con decine di enti locali che hanno approvato atti di protesta contro i tagli, a condurre a questo primo risultato, salvaguardando così il livello di assistenza sociale raggiunto in questi anni, dal 2001 ad oggi, frutto di una battaglia di emancipazione dei diritti condotta da famiglie che, anche in situazioni di gravità estrema, vogliono prendersi cura dei loro cari in famiglia, rifiutando ogni logica di istituzionalizzazione».
E a dare ulteriore sostanza a tali dichiarazioni, vi è la nota di Marisa Melis, del Gruppo Genitori Tosti che parla sì di «vittoria a metà», ma che scrive anche: «Quanto è importante per il genere umano unirsi e cercare di prefiggersi degli obiettivi? Tantissimo! Penso che le battaglie per aiutare i nostri figli disabili siano numerose, se pensiamo a chi ci ha preceduto e ha fatto in modo che i nostri ragazzi oggi possano stare tranquillamente in una scuola normale (anche se qualcuno ogni tanto cerca di proporre norme per tornare indietro!), a chi ha lottato per gli ausili, per non parlare poi delle barriere architettoniche e quant’altro interessa le persone con disabilità in Italia. Esiste una legge nazionale, la 162/98, che aiuta il disabile, mettendolo in condizione di poter progettare una sua vita autonoma. In Sardegna questa Legge è stata bene interpretata, ma dai pochi che ne usufruirono all’inizio, i numeri sono via via aumentati, con le stesse persone disabili a fare da cassa di risonanza per l’informazione, cosicché quest’anno si è arrivati a circa 28.700 richieste, una cifra enorme, pari a circa 130 milioni di euro. Che cosa allora si è pensato semplicemente di fare? Tagliare, tagliare, tagliare… Ormai "tagliare sul disabile" è diventato una sorta di "sport nazionale" e anche la Sardegna si è adeguata, facendolo diventare uno dei più praticati "sport regionali". E tuttavia, per non scontentare nessuno, si è deciso di accettare tutte le domande idonee, tagliando indiscriminatamente 1.000 euro per ciascuna, a prescindere dalla cifra ricevuta».
«Oggi – conclude Melis – dopo tante proteste a tutti i livelli, vengono reintegrati 14 milioni di euro dei 28.751 mancanti ed è certamente una vittoria a metà, frutto però di una lotta che se non fosse stata fatta avrebbe ancor più lasciato l’amaro in bocca. Chiamiamola dunque una "battaglia quasi vinta", ma la guerra che interessa tutto il mondo dei disabili è comunque lunga, perché investire sulle persone con disabilità non è uno "spreco di risorse", bensì una visione del futuro più positiva. E gli sprechi, forse, andrebbero cercati da altre parti». (Stefano Borgato)