Sardegna, 9 marzo sciopero generale dell’industria
Sardegna, 9 marzo sciopero generale dell’industria

Un nuovo sciopero generale in Sardegna, il quarto in tre anni. Lo hanno proclamato per il 9 marzo Cgil, Cisl e Uil contro l’attuale giunta regionale.

Dopo l’ultima manifestazione dell’11 novembre, che ha portato in piazza a Cagliari sessantamila persone, i sindacati sostengono di non aver ricevuto alcun "segnale di cambiamento" dal governo regionale, "inconcludente di fronte alla crisi che investe tutti i territori della Sardegna". "I segnali sempre più evidenti di collasso del sistema economico sardo – spiegano i sindacati – sono alla radice della scelta di proclamare un nuovo sciopero il 9 marzo". Una scelta che vede le tre sigle sindacali muoversi compatte per rivendicare il rilancio dei settori produttivi attraverso la soluzione di problemi strutturali come i costi di energia e trasporti, la carenza di infrastrutture, materiali e immateriali. 

Cgil Cisl Uil della Sardegna chiedono un’immediata svolta nelle politiche dello sviluppo. Le responsabilità e le difficoltà che in Sardegna ostacolano la crescita economica e il lavoro.

La Sardegna vive una crisi senza precedenti, su più versanti, e in particolare su quelli del lavoro, delle attività produttive e del sistema di sicurezza sociale. Problemi di dimensione planetaria interferiscono con quelli più prettamente locali. Questi non possono essere, dunque, tempi di gestione ordinaria delle questioni che più attengono al governo della cosa pubblica e allo sviluppo economico e sociale. L’immobilismo della politica è cosa grave quanto e più della crisi che attanaglia il sistema produttivo.
Nell’Isola, infatti, non vengono affrontate le cause vicine e lontane delle difficoltà in cui versa l’economia e la società sarda:
1. la crisi produttiva continua a segnare livelli mai raggiunti non solo per le difficoltà dell’economia mondiale, ma soprattutto per non aver ancora trovato soluzione alle diseconomie che pesano storicamente, e che oggi si acuiscono sulle imprese. In particolare i trasporti, il costo energetico, la burocrazia, il credito, i servizi, i costi dell’insularità e il mancato riconoscimento delle pari opportunità rispetto al resto del Paese, il deficit infrastrutturale, materiale e immateriale;
2. il vuoto strategico su agricoltura, allevamento e industria. La Regione, infatti, non è stata in grado di produrre un progetto sul quale avviare il confronto con gli operatori del settore e le parti sociali. Mentre crolla sia il primario che il secondario non è certo sufficiente, da parte della Regione, intervenire nella fase ormai terminale delle crisi aziendali per tentare di arginarle o per gestire la partita degli ammortizzatori sociali;
3. un sistema regionale di sicurezza sociale da rivisitare. A iniziare dall’individuazione di nuove norme e misure in grado di cogliere le difficoltà in cui versano i cittadini a causa del fenomeno congiunto di disoccupazione e povertà materiale;
4. l’assenza di un piano per il lavoro e di lotta alla disoccupazione giovanile, che pesa, insieme alla crisi, sull’incremento del tasso di disoccupazione;
5. il ritardo sulle riforme istituzionali e della Regione che spiega la scarsa efficienza ed efficacia quanto a programmazione dello sviluppo, capacità di spesa e attuazione delle politiche. Vive infatti una crisi senza precedenti l’istituzione Regione, anche a causa del deficit di capacità di governo, ma anche per l’urgenza di ridefinirla come soggetto di regolazione delle aspettative e dei bisogni dei sardi e di programmazione dello sviluppo insieme alle istituzioni locali. Questa crisi rende ormai sempre più evidente la difficoltà dell’ente Regione di rendersi credibile in fase di attuazione delle norme e degli accordi che si sottoscrivono.
6. il silenzio su un nuovo Patto costituzionale Stato-Regione, a partire dall’urgenza del nuovo statuto della Sardegna, dai poteri necessari all’autogoverno, e dalla definizione dei parametri e degli obiettivi necessari a garantire l’autonomia finanziaria della Regione.
Tutto ciò in una fase caratterizzata da un attacco senza precedenti alla specialità, con il tentativo da più parti di ricondurla ad un’ordinarietà e omologazione che renderebbe ancora di più debole e periferica l’Isola.

Per approfondimenti:
www.cgilsarda.it
www.cislsardegna.it
www.uilsardegna.it

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