Volentieri pubblichiamo le seguenti “Riflessioni sull’agroalimentare in Sardegna”, gentilmente inviateci da un attento osservatore della realtà economica e sociale della regione. In allegato il testo integrale dell’articolo.
"…. lo sviluppo del settore primario, nella nostra Isola, è ostacolato dal peso insostenibile di gravami antichi e recenti. I gravami antichi sono quelli impedivano al coltivatore l’accesso alla terra. Si trattava dei malanni sui quali si è spesa tanta letteratura: proprietà assenteista, frammentazione fondiaria, usi civici, pascolo brado e guai simili. Queste tare sono ancora presenti ma non pesano certamente quanto le remore che si sono appiccicate al corpo dell’agricoltura in tempi più recenti. Stiamo parlando della miriade di enti, consorzi, interessi bancari su vecchie partite e altre diavolerie cresciute come la biblica gramigna nel campo del Signore. Sono queste entità che ogni anno gonfiano il bilancio regionale facendo credere all’ignaro cittadino che l’agricoltura sia una specie di idrovora. Viceversa questa montagna di soldi serve principalmente a tenere in piedi la marea di uffici e di personale che, in città, dice di lavorare a favore del contadino. E’ questa gramigna che drena le risorse, che toglie ossigeno all’azienda coltivatrice e la carica di debiti, che spinge il potere politico a spendere in assistenza i capitali che sarebbe necessario investire in infrastrutture." Segue …