Anche in Sardegna il sistema della cooperazione è quello che meglio ha resistito alla crisi. «Abbiamo ancora un anno di ossigeno», ha detto Claudio Atzori, presidente di Legacoop Sardegna. Dall’Unione Sarda del 31 maggio 2013. Di Mauro Madeddu
Anche in Sardegna il sistema della cooperazione è quello che meglio ha resistito alla crisi. Non soltanto in termini di occupazione, +0,1%, («che non vale certo un milione di posti di lavoro, ma è comunque più di zero e già per questo è un fatto straordinario»), ma anche in termini di utili, soprattutto per quelle coop che operano nel settore agroalimentare. Adesso, però, con la crisi che continua a mordere, anche le cooperative isolane rischiano di essere travolte. «Abbiamo ancora un anno di ossigeno», ha detto Claudio Atzori, presidente di Legacoop Sardegna, in occasione dell’incontro, ieri a Cagliari, con i vertici nazionali. «Dopo, anche noi rischiamo il tracollo». «Se chiude un’impresa di capitali è un dramma», ha fatto eco Giancarlo Ferrari, direttore nazionale, «ma se chiude una coop si perdono speranza e futuro».
I NUMERI Nell’Isola esistono 3.257 cooperative (oltre 1000 solo quelle di Legacoop), il 4% del totale nazionale, in cui sono impiegate 185.000 persone, tra soci lavoratori e soci cooperatori. Il loro fatturato annuo si aggira intorno ai 2 miliardi di euro, pari al 7% del Pil regionale. «Se questo sistema economico ha tenuto meglio di altri non è perché ha fatto miracoli», ha aggiunto Atzori, «ma perché le cooperative hanno una struttura societaria che lo ha permesso». Le parole d’ordine sono fiducia e solidarietà. «Nelle cooperative il 60% degli utili resta sempre in azienda, e questo ha fatto sì che negli anni si creasse un tesoretto che ha consentito di resistere. Adesso, però, si sta esaurendo».
SETTORE DINAMICO Il sistema cooperativo coinvolge pressoché tutti i settori, ma si concentra in particolare nei servizi e nell’agroalimentare. L’elevato dinamismo, soprattutto nelle aree dei servizi alla persona, e la marcata propensione all’applicazione di modelli innovativi, sono caratteristiche uniche. «Con il servizio civile in cooperativa abbiamo visto passare 100.000 giovani in tutto il Paese», ha detto ancora Ferrari, «di questi, almeno 15.000 hanno trovato occupazione stabile». La sfida per Legacoop è quella del cambiamento. «La crisi più grande è quella di risposte adeguate», ha sottolineato, «se cominciamo a cambiare noi, a dare risposte certe, possiamo convincere tutto il mondo imprenditoriale a porsi questo tema». Un anno di tempo ancora, quindi, poi senza “interventi strutturali”, anche il mondo economico della cooperazione rischia di andare in default. Cosa fare, allora? «Occorre stare uniti», ha concluso Atzori, «e fare in modo che le imprese, la politica e le banche inizino a parlare la stessa lingua».