Il 10 dicembre 2009 presso il Ministero della Salute, il ministro Sacconi ed il vice ministro Fazio hanno presentato la Relazione sullo stato sanitario del Paese per il biennio 2007-2008.
A) Al 1° gennaio 2009 si stima che la popolazione residente in Italia abbia superato il traguardo storico dei 60 milioni. Assai positiva la componente migratoria del 2008, grazie a oltre 2 milioni di iscrizioni contrapposte a 1 milione e 600 mila cancellazioni. Il saldo migratorio è pertanto di poco superiore alle 400 mila unità, per un tasso pari a 7,3 per mille abitanti.
L’indice di vecchiaia (cioè il rapporto tra popolazione di ultrasessantaquattrenni e quella con meno di 15 anni) nel 2009 è pari a 143%. Il processo di invecchiamento investe tutte le regioni d’Italia, ma più quelle settentrionali e centrali. Si è passati da una speranza di vita che era (nei primi anni ’90) di circa 74 anni per gli uomini e di 80 per le donne a 78,4 e 84 anni, rispettivamente per gli uomini e per le donne nel 2006.
I termini di mortalità, dal punto di vista territoriale, si conferma il primato della Campania per la quale si registra la situazione più svantaggiata sia per gli uomini che per le donne.
Il quadro migliore appartiene invece alla Marche, che nel 2006 registra il tasso di mortalità più basso per uomini e donne.
La mortalità infantile è in continua diminuzione dal 2001 al 2006, passando (a livello nazionale) da 4,9 decessi per mille nati vivi del 2001 a 4,1 nel 2006 per i maschi e da 4,2 a 3,2 decessi per mille nati vivi per le femmine, rispettivamente dal 2001 al 2006. Circa lo stato di salute percepito, si stima che nel 2005 circa il 61% della popolazione si considera in buona salute, mentre il 6,7% dà una valutazione negativa delle proprie condizioni di salute. Lo scenario che si configura invece in termini di aspettativa di vita libera da disabilità è migliore di quello delineato dall’indicatore della speranza di vita in buona salute: in questo caso emerge un vantaggio femminile.
Se passiamo alle condizioni di cronicità e di disabilità, vediamo che le più diffuse patologie croniche sono, nel 2004-2005, sono l’artrosie le artriti (18,3%), l’ipertensione arteriosa (13,6%) e le malattie allergiche (10,7%).
Cause prevalenti di morte: le malattie del sistema circolatorio e i tumori, a cui seguono le malattie dell’apparato respiratorio.
Cause predominanti – tra i bambini e gli adolescenti (maschi e femmine): le condizioni che hanno origine nel periodo perinatale (malformazioni congenite e anormalità cromosomiche, i tumori e le cause violente), – tra i giovani adulti (maschi e femmine di 15-44 anni): le morti violente e i tumori, – tra le persone di mezza età (45-64 anni): i tumori, seguiti dalle malattie del sistema circolatorio, – tra gli anziani (65-84 anni): i tumori e le malattie circolatorie (per gli uomini), le morti causate da malattie (per le donne).
B) Malattie
Malattie cardiovascolari. Le malattie del sistema circolatorio hanno provocato, nel 2003, 240.253 morti (140.987 uomini e 135.266 donne). Negli uomini la mortalità è trascurabile fino all’età dei 40 anni, emerge fra i 40 e i 50 anni e poi cresce in modo esponenziale con l’età. Nelle donne il fenomeno si manifesta a partire dai 50-60 anni e cresce rapidamente.
Tumori. Nel 2006 si sono registrati oltre 168 mila decessi per cancro. Nell’ultimo decennio la mortalità per cancro è diminuita, per effetto soprattutto della migliore sopravvivenza dei malati. La mortalità per tumore del colon-retto ha registrato, a partire dai primi anni ’90, una costante riduzione in entrambi i sessi. Il cancro del polmone è in diminuzione fra gli uomini e in aumento fra le donne; La mortalità per tumore della mammella dall’inizio degli anni ’90 è diminuita di circa il 2% all’anno.
Malattie metaboliche. Negli ultimi anni si sta assistendo ad un inarrestabile aumento della prevalenza di diabete. In Italia, nel 2005, l’ISTAT stima una prevalenza del diabete noto pari al 4,2% (4,4% nelle donne e 4,0% negli uomini). La prevalenza è più bassa al Nord 3,9%) rispetto al Centro (4,1%) e al Sud (4,6%). La prevalenza della malattia aumenta con l’età (dal 2,5% nella fascia d’età di 45-54 anni, al 16,3% nelle persone con età superiore a 75 anni).
4) Malattie respiratorie. Tra le patologie più diffuse: le malattie respiratorie e allergiche, che hanno un elevato impatto socio-economico. Tali patologie sono tra quelle maggiormente prevenibili. L’asma, assieme all’obesità, è la patologia cronica più diffusa nell’infanzia. Bronchite cronica ed asma colpiscono oltre il 20% della popolazione anziana (con più di 64 anni).
Malattie reumatiche e osteoarticolari. Le patologie dell’apparato muscolo-scheletrico sono la causa più comune di malattie croniche ad alto potenziale di disabilità ed handicap. Le malattie reumatiche rappresentano la condizione cronica più diffusa. L’artrite/artrosi colpisce il 17,9% della popolazione. La prevalenza dei disturbi per artrite/artrosi è maggiore nelle donne rispetto agli uomini.
Demenze. Le demenze comprendono un insieme di patologie (demenza di Alzheimer, vascolare, fronto-temporale, a corpi di Lewy ecc) di grande impatto socio-sanitario, sia per il numero di soggetti e di famiglie coinvolte sia perché le risposte al problema richiedono una qualificata rete integrata di servizi sanitari e socio-assistenziali. Il maggior rischio associato alle demenze è l’età. Numerosi studi conducono ad una stima complessiva di circa 1 milione di persone affette da demenza (circa il 60% delle quali, da demenza di Alzheimer). Tuttavia, una regolare attività fisica ed una intensa attività sociale, produttiva e mentale possano ridurre il rischio delle demenze in un arco temporale di 4-5 anni anche del 40%..
Disturbi psichici. In Italia non si hanno sufficienti informazioni sulla salute mentale della popolazione generale, tuttavia alcuni studi recenti dimostrano che la prevalenza dei disturbi mentali più comuni (depressione, distimia, ansia generalizzata panico, agorafobia, disturbo post-traumatico da stress ecc.) non è inferiore al 7%. I dati relativi alle situazioni di acuzie, fanno emergere un tasso di 26,7 ricoveri psichiatrici per 10.000 abitanti. I Trattamenti Sanitari Obbligatori (TSO) rappresentano il 9% di tutti i ricoveri annui in Italia, ed il tasso per 10.000 abitanti è pari a 2,5, con una marcata variabilità regionale.
Malattie rare. Sono caratterizzate da una bassa occorrenza nella popolazione, definita secondo il limite di prevalenza inferiore a 5 casi ogni 10.000 abitanti. Si tratta di forme morbose che possono colpire diversi organi ed apparati ed insorgere in tutte le fasce d’età. Ad oggi diverse regioni inviano dati aggregati al Registro Nazionale Malattie Rare dai rispettivi registri regionali, e 300 presidi della rete nazionale accedono direttamente al sistema web reso disponibile dal Centro nazionale per le Malattie Rare per l’invio dei dati al Registro. A febbraio 2009 risultano presenti nel registro Nazionale Malattie Rare 26.592 schede di arruolamento.
Malformazioni congenite. Le Malformazioni Congenite (MC) hanno un ruolo predominante come causa di mortalità infantile, determinano l’incremento della morbosità infantile. Nel periodo 1996-2003 sono stati rilevati, dai registri regionali che afferiscono al network EUROCAT, 24.897 difetti congeniti su 1.427.921 nati vivi e morti sorvegliati per una prevalenza totale di 174,36 per 10.000 nati. Emerge il peso dei difetti cardiovascolari (32,5% dei difetti congeniti totali), seguiti dai difetti degli arti (14,9%), le anomalie cromosomiche (13,7%) e i difetti del sistema nervoso (8,6%).
HIV/AIDS. Nel periodo 1982 al 2007 sono stati rilevati 59.106 casi di AIDS (45.780 cioè il 77,4% di sesso maschile, 765 casi pediatrici (1,3%) e il 7,2% stranieri. Al dicembre 2007 risultano deceduti 35.358 (59,8%) pazienti. Nel corso degli anni, si è verificato un costante aumento dell’età mediana dei casi di AIDS; nel 2007 essa è stata di 43 anni per gli uomini e di 40 anni per le donne.
Malattie professionali. Dai dati rilevabili nell’ultimo rapporto annuale INAIL, risultano pervenute 28.497 denunce di malattie professionali manifestatesi nel 2007, con un aumento rispetto all’anno precedente pari al 7%, a fronte di un aumento del numero degli occupati dell’1%. Al primo posto troviamo l’ipoacusia, mentre è da registrare un notevole incremento delle tendiniti, le patologie muscolo-scheletriche e le malattie respiratorie. Per le patologie tumorali, relativamente all’anno 2007, la rilevazione alla data di aprile 2008 evidenzia 1.700 casi, di cui la metà circa è costituita da neoplasie da asbesto, seguite dai tumori di trachea, pleura e laringe e dai mielomi multipli.
Malattie della bocca e dei denti. Le patologie più diffuse sono la carie e la malattia parodontale. Il quadro epidemiologico non è omogeneo a livello nazionale: dai dati disponibili si riscontra un Nord più sano, seguito dal Centro. Quasi il 60% degli individui di età compresa tra i 13 ed i 18 anni ha già avuto almeno una lesione cariosa. Negli individui di età compresa tra 19 e 25 anni c’è una prevalenza di patologia superiore all’80%.
Mortalità e disabilità dovute a cause esterne. Mentre il numero degli occupati è aumentato, il numero di denunce di infortuni pervenute all’INAIL al 31/10/2008 (relative all’anno 2007) evidenzia una flessione dell’1,7% rispetto ai dati del 2006. La fascia di età più coinvolta negli infortuni, inclusi quelli con esito mortale, è quella tra i 35-49 anni. I lavoratori stranieri rispetto ai lavoratori italiani risultano più esposti ad infortuni.
Incidenti stradali. Ogni giorno in Italia si verificano, in media, 633 incidenti stradali che provocano la morte di 14 persone e il ferimenti di altre 893. Nel 2007 sono stati rilevati 230.871 incidenti che hanno causato il decesso di 5.131 persone, mentre altre 325.850 hanno subito lesioni di diversa entità.
Incidenti domestici. Gli incidenti domestici hanno coinvolto nel 2006 circa 3,2 milioni di persone, per un complesso di 3,7 milioni di casi. Oltre il 60% di questi hanno riguardato le donne. Cause più frequenti: le cadute. Fasce di popolazione più a rischio: i bambini al di sotto dei 6 anni e gli anziani (gli infortuni a danno degli ultra 65enni rappresentano un terzo del totale).
Suicidi. Oltre il 90% dei suicidi rimanda alla presenza di un disturbo mentale (specie il disturbo depressivo). I maschi commettono il suicidio più frequentemente rispetto alle donne, con un rapporto complessivo di circa 3 a 1: è un primato particolarmente evidente nella fascia di età 18-24 anni. A livello territoriale si hanno valori in genere più elevati nelle regioni del nord e del centro e più bassi al sud.
Fonte: ministero della Salute