Redditi da lavoro, tassazione, spesa pubblica
Redditi da lavoro, tassazione, spesa pubblica

La questione fiscale assume un’importanza sempre maggiore nelle rivendicazioni sindacali. Analisi di Antonio Ruda per www.nelmerito.com

La CGIL e la CISL, soprattutto, chiedono un aumento del reddito disponibile dei lavoratori attraverso una riduzione delle imposte sul reddito e cioè dell’IRPEF. Se la CGIL chiede una compensazione attraverso un aumento delle aliquote sopra i 150 mila euro, la CISL prospetta uno spostamento della pressione fiscale verso l’imposizione indiretta attraverso l’aumento delle imposte sui consumi. Sembra attenuarsi l’interesse del Sindacato per il ruolo redistributivo della tassazione progressiva del reddito.

Non solo la redistribuzione primaria del reddito, fra lavoro e capitale, passa in secondo piano, almeno nell’immediato e in presenza di una profonda recessione, ma la stessa redistribuzione secondaria del reddito attuata tramite la spesa sociale pubblica lascia il posto alla riduzione della imposizione fiscale sui salari. Le proposte di aumento del reddito disponibile dei lavoratori dipendenti tramite riduzioni di imposta si scontrano essenzialmente con due problemi: quello dei bassi redditi (gli incapienti), che non possono beneficiare delle riduzioni delle imposte, problema che potrebbe essere affrontato istituendo un’imposta negativa, e quello della composizione del "cuneo fiscale" che grava sui redditi dei lavoratori. Mi riferisco al fatto che circa il 70% della differenza fra il costo del lavoro e il netto in busta paga è costituito da oneri contributivi. Un lavoratore con un’imponibile IRPEF di 20 mila euro e un coniuge a carico, per fare un esempio, paga un’imposta sul reddito di circa 3 mila euro. Gli oneri contributivi complessivi, a carico del lavoratore e del datore di lavoro, ammontano, nell’ esempio, a 8 mila e 800 euro. Il "cuneo fiscale" all’interno del costo del lavoro ammonta così a 11.850 euro circa, di cui il 74% è costituito dai contributi e soltanto il 26% da imposte sul reddito. Il costo del lavoro è di 28 mila e 800 euro, pari al 170% del reddito netto.

D’altra parte la proposta della CISL porta a una riduzione della domanda di consumi, aggravando la recessione economica, e a un aumento dell’inflazione una volta superata la crisi. Nella tabella seguente sono riportati alcuni esempi per un reddito imponibile da 20 mila euro e uno da 25 mila euro. Dalla tabella si può evincere che, per accrescere il reddito disponibile del 10% occorre abbattere del 44% l’IRPEF pagata da chi guadagna un reddito, al lordo IRPEF, di 20 mila euro e del 55% per chi ha un imponibile di 25 mila euro annui. Si creerebbe una elevata sproporzione fra un limitato aumento del reddito disponibile e la riduzione delle entrate pubbliche con effetti pesanti per il Bilancio pubblico.

Testo integrale disponibile in allegato

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