Sono stati resi noti i dati dell’Osservatorio sui consumi privati in sanità della SDA Bocconi (Ocps), che evidenzia come ”l’idea che la spesa sanitaria privata sia compensativa della scarsa qualità della sanità pubblica è infondata”.
Emerge che ”la spesa privata delle famiglie italiane per la salute e’ piu’ legata al loro reddito che non al basso livello qualitativo dei sistemi sanitari pubblici regionali”
‘I dati – commenta inoltre Mario Del Vecchio, direttore dell’Osservatorio – mostrano come le regioni del Sud, che difficilmente potrebbero essere considerate come le migliori nel contesto nazionale, siano anche quelle in cui si spende meno in sanità privata”.
La spesa sanitaria privata è stata nel 2011 di 28 miliardi di euro, il 20% del totale della spesa sanitaria in Italia, e ha inciso per il 4% sulla spesa totale delle famiglie.
Secondo i dati dell’Osservatorio, la più alta spesa è in Trentino Alto Adige (707 euro pro capite nel 2011), seguita da Veneto (666 euro), Friuli (588 euro) ed Emilia Romagna (564 euro). In fondo alla classifica la Sardegna, con 350 euro a testa, la Basilicata (325), la Sicilia (289) e la Campania (239).
Sono diversificati i parametri di scelta delle strutture in base alla tipologia di prestazioni. I tempi di attesa, ad esempio, ”sono ritenuti importanti per le visite dermatologiche o pediatriche, ma non per la visita oculistica. La vicinanza, poi, è rilevante per le analisi di laboratorio o per la fisioterapia, ma non per la diagnostica per immagini”.
La convenienza del prezzo, invece, conta solo per alcune categorie di servizi, come la parafarmacia, l’ottica o per i servizi socio-sanitari, mentre appare in genere più rilevante che il prezzo della prestazione sia ”trasparente”.
Che il Trentino Alto Adige sia al primo posto fra le regioni italiane per spesa privata pro capite dimostra che la spesa privata è dovuta più al reddito che non alla qualità dei servizi offerti.
Dove c’è una qualità maggiore dei servizi c’è anche una cultura sanitaria più diffusa e le persone tendono a cercare anche più prodotti e servizi.
E per patologie importanti come quelle oncologiche o cardiologiche, piu’ i cittadini hanno informazioni e conoscenze delle possibilita’ offerte dal mercato piu’ le cercano e in base al reddito sono disposti a spendere per averle.