L’impegno dell’Unione europea nella lotta contro l’abbandono scolastico. In allegato i vari contributi elaborati per l’Agenda Europa 2200.

Nel 2009, il 14,4% dei giovani europei fra i 18 e i 24 anni ha abbandonato l’istruzione o la formazione avendo frequentato solamente l’istruzione secondaria inferiore o senza averla portata a termine. Nonostante i miglioramenti e i progressi compiuti in quasi tutti gli Stati membri, l’obiettivo iniziale di portare i tassi di abbandono scolastico al di sotto del 10% entro il 2010 non è stato raggiunto. Poiché otto paesi sono riusciti a raggiungere l’obiettivo ed altri paesi vi si stanno avvicinando, è realistico pensare ad un’ulteriore riduzione dei tassi di abbandono scolastico. Tuttavia detto obiettivo richiede un migliore coordinamento degli sforzi, soprattutto in tempi di crisi economica e finanziaria.

L’urgenza politica di ridurre l’abbandono scolastico è stata sottolineata con ancora più enfasi nell’ambito della strategia Europa 2020 adottata dal Consiglio europeo nel giugno 2010.

Portare i tassi di abbandono scolastico al di sotto del 10% entro il 2020 è quindi uno dei cinque obiettivi principali della strategia. La nuova strategia evidenzia tre priorità che si sostengono reciprocamente: "crescita intelligente", basata su conoscenza e innovazione, "crescita sostenibile", che promuove un’economia più verde, e "crescita inclusiva", che promuove un’economia con un alto tasso di occupazione in grado di favorire la coesione sociale. Alti tassi di abbandono scolastico costituiscono un ostacolo per una crescita intelligente ed inclusiva.

L’abbandono scolastico dà luogo a costi individuali, sociali ed economici. Dal punto di vista individuale, le conseguenze dell’abbandono scolastico si trascinano per tutta la vita e riducono le possibilità di partecipazione alla vita sociale, culturale ed economica della società.

Aumentano inoltre i rischi di disoccupazione, povertà ed esclusione sociale. Alte percentuali di abbandono scolastico nelle società europee influenzano a lungo termine i mercati del lavoro, la disponibilità di lavoratori qualificati e quindi la crescita economica. Questi effetti sono destinati ad aumentare in molti Stati membri dell’UE a causa della crisi economica e finanziaria.