Lavoro, ecco il piano del ministro Fornero
Lavoro, ecco il piano del ministro Fornero

La riforma prevederebbe un contratto unico d’ingresso fino a tre anni e un salario minimo. Per gli ammortizzatori sociali si punta su cig e reddito minimo di disoccupazione. Intanto, da Mirafiori arriva un no all’accordo Fiat

Un tavolo “filosofico”, introdotto dal premier Mario Monti. E subito dopo due tavoli operativi sulla riforma del mercato del lavoro e sulla crescita: il primo con il ministro Elsa Fornero; il secondo con Corrado Passera. È lo schema con cui si svolgerà lunedì la trattativa tra governo e parti sociali, secondo le anticipazioni de La Repubblica.

Sul mercato del lavoro si sarebbe trovato, secondo il quotidiano, un terreno di comune discussione intorno al disegno di legge di riforma suggerito due anni fa dagli economisti Tito Boeri e Pietro Garibaldi. L’intendimento di Fornero sarebbe di arrivare a febbraio al varo del provvedimento con un disegno di legge o un disegno di legge delega. La filosofia è quella annunciata ieri da Mario Monti: “Dovremo ridurre la frammentazione dei contratti e far andare di pari passo la riforma del mercato del lavoro con quella degli ammortizzatori sociali”. Poche parole per dare il via libera al contratto unico di apprendistato e all’introduzione del reddito di disoccupazione, i due assi della riforma. Lunedì, subito dopo aver aperto la riunione, Monti volerà a Bruxelles a rassicurare i partner europei sull’ avvio delle riforme italiane.

Repubblica scende poi più in dettaglio sul piano del governo. Il Cui, contratto unico di ingresso, avrà due fasi: una di ingresso, che potrà durare, a seconda dei tipi di lavoro, fino a tre anni. E una seconda fase di stabilità, in cui il lavoratore godrà di tutte le tutele che oggi sono riservate ai contratti a tempo indeterminato. Durante la fase di ingresso, in caso di licenziamento con motivazioni che non siano di tipo disciplinare (“giusta causa”), il datore di lavoro non avrà l’obbligo di reintegrare il dipendente ma potrà risarcirlo pagando una specie di penale pari alla paga di cinque giorni lavorativi per ogni mese lavorato. In caso di una fase di ingresso di tre anni, il licenziamento dovrà essere risarcito con sei mesi di mensilità.Sarà poi impossibile assumere con contratti a tempo determinato dipendenti per i quali viene corrisposto un salario inferiore ai 25 mila euro lordi annui. Naturalmente faranno eccezione i lavori tipicamente stagionali. Verrà messo un tetto anche ai contratti a progetto e di lavoro autonomo continuativo con la stessa azienda: se questi contratti avranno una paga annua lorda inferiore ai 30 mila euro, saranno trasformati automaticamente in Cui. La riforma dovrebbe anche prevedere l’introduzione di un salario minimo legale stabilito da un accordo tra le parti sociali.

Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, l’obiettivo è riportare la cassa integrazione ordinaria a intervenire solo per far fronte alle crisi cicliche e temporanee dei settori. Per le crisi strutturali e il sostegno a chi ha perso il lavoro dovrebbe invece intervenire il reddito minimo di disoccupazione. Anche se qui c’è il nodo pesante delle scarse risorse disponibili.

In chiusura segnaliamo il no all’accordo Fiat dalle Presse di Mirafiori, di cui dà notizia il Manifesto. Ieri, durante le assemblee indette dai sindacati firmatari (Fim-Uilm-Fismic-Ugl-Associazione Quadri) per illustrare “l’accordo” specifico della Fiat, i lavoratori presenti (350 circa) hanno votato all’unanimità un ordine del giorno che respinge l’accordo e chiede un referendum libero e senza ricatti tra tutti i lavoratori del Gruppo Fiat (di Enrico Galantini).

 

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