Grande risonanza sta suscitando l’appello di Papa Bergoglio perché il 7 settembre sia una giornata di digiuno e di preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente e nel mondo. Una nota della Tavola della Pace.
“Quella del 7 settembre sarà una giornata importante. E spero che ci saremo tutti. Ciascuno a suo modo, con il suo credo e le sue convinzioni.
Sarà la prima grande manifestazione di pace contro la guerra in Siria e “i drammatici sviluppi che si prospettano.” L’ha indetta ieri con grande forza e coraggio Papa Francesco rompendo il silenzio e l’inazione generale che da lungo tempo circonda questa tragedia. Non c’è spazio per nessun distinguo. Chi vuole sinceramente la pace non può che partecipare.
Papa Francesco invita tutti a una giornata di preghiera e di digiuno. La preghiera per i credenti. Il digiuno per tutti. Il digiuno è, prima ancora che un atto di rinuncia materiale al cibo, un gesto di vicinanza a tutti quei bambini, quelle donne e quegli uomini che sono precipitati nell’inferno della guerra “in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero”.
Vicinanza, condivisione, solidarietà contro lontananza, indifferenza, menefreghismo. Il digiuno è anche un atto politico contro una politica che minaccia di trascinarci in un nuovo conflitto mondiale, che non solo non ha ancora fatto nulla per spegnere l’incendio mediorientale ma ha addirittura contribuito ad alimentarlo.
Il digiuno è un gesto di protesta contro l’ingiustizia dilagante e contro l’ipocrisia che l’accompagna e cerca di coprirne i responsabili. Ma il digiuno è anche un atto di “penitenza”, di “autocritica”, di riconoscimento delle proprie responsabilità. Chi digiuna riconosce di non aver fatto abbastanza, di essere in qualche misura “corresponsabile”. Forse non potevamo fare altro ma, di fronte a tragedie così grandi, non ci possiamo autoassolvere.
Il digiuno è anche un atto di proposta. E Papa Francesco ha accompagnato l’indizione di questa giornata con una chiara proposta che non possiamo non condividere. Una proposta che interpella la politica e tutti i suoi massimi responsabili.
Eccone i punti essenziali:
1. “Mai più la guerra! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza chiama violenza!”
2. Ferma condanna dell’uso delle armi chimiche.
3. Appello alle parti in conflitto perché ascoltino la voce della propria coscienza, non si chiudano nei propri interessi e intraprendano con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la cieca contrapposizione.
4. Appello alla Comunità Internazionale perché faccia ogni sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione, basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana.
5. Appello affinché non sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi è colpito da questo terribile conflitto, in particolare agli sfollati nel Paese e ai numerosi profughi nei Paesi vicini.
6. Appello affinché agli operatori umanitari, impegnati ad alleviare le sofferenze della popolazione, sia assicurata la possibilità di prestare il necessario aiuto.
Perché queste proposte non restino inascoltate sarà necessaria una vasta mobilitazione delle coscienze. E ciascuno di noi ha la responsabilità di fare la sua parte. Papa Francesco ci rivolge un appello chiaro e forte: «Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà! Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si lascino guidare dall’anelito di pace».
Il 7 settembre partecipiamo alla giornata di digiuno e di preghiera, sventoliamo le bandiere arcobaleno, appendiamole alle nostre finestre e facciamo in modo che nessuno possa dire “ma io che c’entro?”.
di Flavio Lotti, Coordinatore della Tavola della pace