Lettera di Claudio Atzori, presidente di Legacoop Sardegna, ai vertici della Regione e dell’Argea. “Dubbi sulla graduatoria dei beneficiari dei fondi Art. 7 Legge 15/10. Penalizzata la vera cooperazione
Vista la Determina dell’ARGEA – Agenzia regionale per il sostegno all’agricoltura, di adozione della Graduatoria di ammissibilità agli aiuti di cui all’art. 7 della Legge regionale 15/2010 per la diversificazione produttiva, con la relativa graduatoria (firmata dal Direttore dell’area di coordinamento Erogazione e controlli, Dr. Roberto Meloni), delle imprese beneficiarie, nell’ambito della produzione dell’ovicaprino sardo, come Legacoop Sardegna intendiamo, con la presente, richiedere che venga svolto un formale controllo delle singole pratiche, prima dell’assegnazione dei fondi pubblici, allo scopo di verificare se esistono realmente i requisiti dichiarati dal singolo produttore (previsti dal Bando), rispetto alla destinazione del proprio prodotto (il latte) in imprese che abbiano realmente trasformato il latte in prodotto diverso dal Pecorino Romano.
Chiediamo inoltre di verificare, sempre prima dell’assegnazione dei fondi pubblici, che alle Cooperative nate a seguito dell’Art. 7 della L.R. 15/2010, così come naturalmente alle restanti (che erano in essere prima dell’esistenza di tale normativa d’aiuto), sia stata fatta la Revisione Ministeriale obbligatoria per tutte le Cooperative. Ricordo che in assenza della Revisione Ministeriale, la stessa Regione, o chi per essa, non può procedere all’erogazione di fondi pubblici. Infatti, come avvenuto fino ad oggi, su tutte le altre misure di finanziamento o agevolazione regionali, in tutti settori in cui opera la Cooperazione, la Revisione Ministeriale è, e non potrebbe essere diversamente, requisito fondamentale per l’assegnazione di fondi pubblici.
La nostra richiesta di verifica attenta degli atti segnalati, nasce dal fatto che appare assurdo che, aggregazioni, anche in forma Cooperativa, nate solo a seguito della possibilità di percepire tali risorse, occupino le prime posizioni della graduatoria, rispetto alla Cooperazione che esiste da sempre e non si è dovuta inventare nulla.
Ora può anche essere che, visti i criteri dettati dal bando, la graduatoria rispecchi, secondo le autocertificazioni rilasciate, un ordine corretto delle imprese. Tale graduatoria però, dovrà essere confermata con la certificazione reale dei requisiti dichiarati. È quanto meno anomalo il fatto che, le nuove aggregazioni, anche in forma Cooperativa, di produttori che hanno sempre versato a trasformatori di solo Pecorino Romano, oggi invece risultino coloro che diversificano maggiormente.
Ora, visto che l’Area di ARGEA, titolare della gestione delle risorse di cui all’art. 7 della L.R. 15/2010, si chiama appunto “Area di coordinamento Erogazioni e controlli” e visto che stiamo parlando di fondi pubblici che devo essere spesi correttamente e soprattutto non falsare la concorrenza di mercato delle imprese, chiediamo sia svolta attentamente la parte “Controlli” secondo quanto segnaliamo (salvo che non esista un criterio più selettivo della verifica delle dichiarazioni fatte fino ad oggi):
· Le imprese di trasformazione, che hanno ricevuto il latte dei produttori finanziabili, certifichino, per ciascuno, il quantitativo di latte realmente diversificato rispetto alla produzione di pecorino romano, rilasciando ad ARGEA, per ciascun produttore, il foglio di produzione e la certificazione della trasformazione del latte in prodotti classificati nella “diversificazione finanziabile”;
· Che si richieda al Consorzio di tutela del Pecorino Romano, di attestare il quantitativo di Pecorino romano prodotto da ciascuna delle imprese di trasformazione, con la precisazione anche del quantitativo di prodotto lattiero diversificato da ciascuna. Tale dato dovrà poi essere comparato con quello attestato dalle imprese di trasformazione a ciascuno dei produttori;
· Che anche per le imprese che beneficiano della principale premialità, cioè l’invio al mercato estero del Latte, si certifichi che la sua destinazione non riguardi la trasformazione dello stesso prodotto in pecorino romano. Anche in questo caso si dovrà fare una verifica sul destinatario del prodotto e sul reale utilizzo del latte in altri prodotti diversi dal pecorino romano.
Solo questo incrocio, tra i dati delle aziende di trasformazione e i dati dichiarati dai singoli produttori, può cancellare qualsiasi dubbio a chi pensa chela nascita di queste nuove “Cooperative”, dopo l’approvazione di una Legge di finanziamento come la L.R. 15, possa essere servita solo per l’ottenimento di tali risorse. Così come è importante certificare quanto latte ovino realmente è stato diversificato e da chi.
Facciamo notare che appare strano che mentre una parte della Cooperazione storica, ha scelto di non partecipare al bando, o vi ha partecipato solo con pochi soci conferitori, decidendo di continuare a trasformare il latte in pecorino romano invece che diversificarlo, come chiedeva il bando, altri, che fino ad oggi hanno prodotto latte per pecorino romano, o trasformato latte in pecorino romano, in percentuali che sfiorano il 100% del prodotto, oggi risultano tutti diversificatori.
A proposito del prezzo del latte, argomento che non è slegato dal rischio da noi segnalato, è ormai appurato che nella campagna 2013 il prezzo medio del latte, per i produttori soci delle cooperative esistenti ante Legge 15, supererà abbondantemente gli 80 centesimi, rispetto al prezzo delle nuove Cooperative, quelle che conferiscono agli industriali, che non supera gli 80 centesimi attestandosi sulla media di 78 centesimi.
Ora non vorremmo che il minor prezzo pagato dagli industriali nel 2013, sia giustificato dalle nuove Cooperative con l’ottenimento del finanziamento in questione, che è altro, è un contributo al produttore (in questo caso socio) non uno sconto al trasformatore. Lo diciamo ancora di più, quando girano voci su un maggior prezzo del latte, per il 2014, che verrà garantito a chi è all’interno del circuito degli industriali e che passa da queste nuove cooperative, rispetto a quello che la Cooperazione storica andrà a pagare. La differenza in più annunciata da quella parte non è altro che il prezzo giusto dell’anno con in più la restituzione di quanto non dato nel 2013.
A noi, cioè al sistema delle Cooperative di trasformazione del settore lattiero caseario di Legacoop, serve chiarezza, e serve sapere che possiamo operare in un mercato nella normale concorrenza, senza che questa subisca scossoni a favore di una parte per un utilizzo poco attento delle risorse pubbliche. Chiaramente, trattandosi di singoli produttori, la verifica non potrà, e non dovrà, essere fatta a campione ma dovrà riguardare tutti. Il lavoro da fare, visto quanto da noi suggerito, sarà snello se si procederà con la certificazione dei trasformatori ai singoli produttori ed il confronto con i dati segnalati dal Consorzio di tutela del pecorino romano.
Da tempo, come Legacoop, stiamo combattendo, con lo Strumento degli “Osservatori Provinciali sulla Cooperazione”, costituito insieme al Ministero delle attività produttive e alle Direzioni provinciali del Lavoro, la nascita e la permanenza sul mercato delle Cooperative così dette “SPURIE”. Si tratta di quelle Cooperative che nascono solo per ottenere benefici fiscali o contributi pubblici di questo o quel bando, ma la cui operatività è al di fuori del mandato costituzionale dell’Art. 45, al di fuori delle regole civiliste della cooperazione e del tutto estranea ai principi della Cooperazione.
Ecco perché segnaliamo che, oltre al nostro ruolo, anche la Regione ed in questo caso anche la sua agenzia LAORE, con il suo compito assegnato di erogatore dei contributi, ma anche di controllore di ciascuna assegnazione, debbano adottare tutte quelle procedure di verifica, ivi compresa la richiesta formale della Revisione Ministeriale, che è un obbligo per le Cooperative, ma anche un obbligo per gli enti pubblici di richiederla.
La nostra convinzione è che, se verranno fatti i controlli da noi segnalati, alcuni tra l’altro obbligatori, la graduatoria possa subire delle modifiche importanti, e che le risorse verranno spese secondo l’indirizzo realmente assegnato, cioè quello della diversificazione produttiva, premiando chi lo merita.
Noi confidiamo che la nostra richiesta trovi immediata applicazione, che si controlli sin da subito i mille circa in procinto di finanziamento, e che si segua tale criterio fino allo scorrimento dell’intera graduatoria.
Per concludere, confermiamo che la nostra richiesta tende solo ad avere un corretto controllo sull’utilizzo delle risorse pubbliche, che, in questo caso, può significare anche un reale rilancio del settore ovino in Sardegna, capace di premiare chi veramente diversifica il prodotto, chi realmente può contribuire a rendere il sistema lattiero caseario sardo più competitivo. Siamo certi che la nostra richiesta possa essere accolta, è interesse di tutti, eviterà a noi o ad altri, di tutelare le proprie imprese associate in altre sedi.
Claudio Atzori