Si è svolta ieri pomeriggio la presentazione del secondo Rapporto sul mercato del lavoro in Sardegna, a cura del Centro Studi di Relazioni industriali dell’Ateneo di Cagliari. Segue …
“Si tratta –ha spiegato la direttrice del Centro, Piera Loi – dell’unico strumento scientifico serio che in Sardegna studia queste dinamiche”.
L’incontro è proseguito fino a tarda sera con i commenti e gli interventi di economisti, politici e imprenditori. La ricerca del CSRI, curata per il secondo anno da Maria Letizia Pruna, ricercatrice di Sociologia dei processi economici e del lavoro della facoltà di Scienze politiche, mette in luce che “il 2009 sarà ricordato a lungo come l’anno della crisi, come avvenuto per il 1929, il 1973, il 1992”.
Fabrizio Carmignani, autore di una sezione del lavoro, ha quindi evidenziato che “oltre alla perdita dei posti di lavoro e alla precarietà che ha investito ogni ambito di lavoro formalmente stabile, la crisi ha provocato uno shock nelle oscillazioni stagionali dell’occupazione”, che gli studiosi riescono a spiegare solo in parte. Ma il Rapporto 2010 contiene anche alcune novità, come lo studio demografico iniziale che denuncia il tasso di fecondità molto basso della nostra Isola, associato ad una aspettativa di vita costantemente in crescita. Il tasso di fecondità, in particolare, risulta in Sardegna il più basso in Italia, che a sua volta si colloca al di sotto della media europea. Ma il dato più drammatico che emerge dal Rapporto è che 72 giovani su 100 non lavorano né cercano lavoro, sono cioè inattivi, a fronte di una dispersione scolastica che ha smesso di disunire.
Un dato su cui si sono interrogati il sociologo Gianfranco Bottazzi, il segretario regionale della CGIL, Enzo Costa, il responsabile della CNA, Francesco Porcu, il vicepresidente regionale della Confindustria, Alberto Scanu, il consigliere regionale del PD Renato Soru e il presidente dell’ANCI, Tore Cherchi.