È organizzata per il 18 novembre prossimo a Roma la prima Conferenza Economica di Agrinsieme.
Si tratta di un evento più che importante, soprattutto alla luce del pacchetto di azioni pro-agroalimentare #Campoliberofinoinfondo, adottato lo scorso 25 luglio dal Governo nel quadro del Decreto Legge Competitività.
I cardini del pacchetto sono sostanzialmente due: il primo riguarda i giovani e gli incentivi all’assunzione, mentre il secondo riguarda la competitività delle imprese in termini di innovazione, snellimento delle pratiche burocratiche e sicurezza alimentare.
Già dal 14 ottobre scorso, Agrinsieme ha presentato uno studio tenuto da Nomisma circa la situazione di partenza dell’economia agroalimentare del nostro Paese a fronte dell’ambizioso obiettivo del pacchetto #Campoliberofinoinfondo circa il “fare quello che serve all’agricoltura e farlo nel più breve tempo possibile”.
Quel che era noto è che il settore agroalimentare è quello che ha sopportato meglio la crisi, sia in casa che all’estero: vale a dire che se si rinuncia all’acquisto di una macchina, non altrettanto si fa con beni di consumo. Agricoltura e industria alimentare, infatti, sono il settore che nell’economia italiana ha rivelato uno dei trend più positivi, con valori compresi tra il +4% e +7% e un export che ha toccato negli ultimi 10 anni picchi del +85%. Nulla, in ogni caso, se si pensa alla potenza dell’export di Germania e Francia: le esportazioni alimentari dei nostri cugini d’oltralpe incidono rispettivamente per il 34 e il 27 per cento sul totale dell’industria alimentare. La nostra economia invece, ne beneficia per uno scarso 20%.
Eppure, se si pensa al Made in Italy, esso è il terzo “brand” (pur senza brevetti, né marchi, né altri riconoscimenti) più noto al mondo, dopo Coca Cola e Visa.
Tuttavia, come è emerso dalle parole di Mario Guidi, presidente di Confagricoltura e moderatore del dibattito: «Dobbiamo internazionalizzarci. E per fare questo è necessario puntare su imprese che abbiano una valenza economica e su politiche che abbiano come obiettivi il mercato, la crescita, l’occupazione e la sostenibilità”».
Il tessuto imprenditoriale italiano è costituito da medie, piccole e o piccolissime imprese, le quali per loro stessa natura si rivelano inadeguate a sostenere una concorrenza massiccia e a soddisfare le esigenze del mercato. «La sfida che abbiamo di fronte è quella della globalizzazione che non si vince certo con un modello di agricoltura conservativa e ferma al passato, come quella del km 0», ha aggiunto Guidi.
Al di là delle esigenze facilmente colmabili “a breve distanza”, quindi, si rende necessaria una risposta adeguata e compatta da parte di Agrinsieme, che si accompagni alle scelte politiche del Governo. E poiché l’intero tessuto è oggi ingessato da una burocrazia elefantiaca e da deficit strutturali fortemente limitanti , il 18 novembre prossimo si parlerà proprio di avviare un’iniziativa politica sull’assetto normativo ed organizzativo del sistema agroalimentare italiano.