Fiat esce dal primo gennaio 2012 da Confindustria. È quanto scritto in una lettera dell’amministratore della Fiat al presidente di Confindustria. Per l’interesse generale della vicenda pubblichiamo la notizia, con un commento di Stefano Fassina. Segue …
Dopo la lettera che sancisce il divorzio da Confindustria, Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, a margine dell’inaugurazione della facoltà di ingegneria dell’automobile a Torino, spiega come la Fiat abbia bisogno di avere le mani libere: la Fiat, dice, "non può essere limitata" e ancora "lasciateci fare gli industriali".
Quella della Fiat è una decisione scontata, conseguenza dell’accordo interconfederale del 28 giugno, dopo il quale Marchionne aveva già dato la sua indicazione. Poi, l’ultima sentenza del Tribunale di Torino ha legittimato la contrattazione aziendale autonoma e la possibilità di dare corso al contratto auto. Meno scontato è, al contrario, lo scenario che cambia per Confindustria, che lo scorso anno ha subito la contestazione dei piccoli, con la nascita di Rete imprese Italia e ora si trova ad affrontare le decisioni del grande per antonomasia. Per il sistema Confindustria, l’uscita della Fiat potrebbe comportare mancati incassi per 5 milioni di contributi, suddivisi tra l’organizzazione centrale di Roma e la quarantina di associazioni provinciali e di categoria a cui le aziende del Gruppo torinese sono associate. Ora, bisognerà vedere cosa l’uscita voluta da Marchionne comporta sulle scelte di vertice, a partire dalla scelta del prossimo presidente.
La lettera di Sergio Marchionne a Emma Marcegaglia
Cara Emma, negli ultimi mesi, dopo anni di immobilismo, nel nostro Paese sono state prese due importanti decisioni con l’obiettivo di creare le condizioni per il rilancio del sistema economico. Mi riferisco all’accordo interconfederale del 28 giugno, di cui Confindustria è stata promotrice, ma soprattutto all’approvazione da parte del Parlamento dell’Articolo 8 che prevede importanti strumenti di flessibilità oltre all’estensione della validità dell’accordo interconfederale ad intese raggiunte prima del 28 giugno.
La Fiat fin dal primo momento ha dichiarato a Governo, Confindustria e Organizzazioni sindacali il pieno apprezzamento per i due provvedimenti che avrebbero risolto molti punti nodali nei rapporti sindacali garantendo le certezze necessarie per lo sviluppo economico del nostro Paese.
Questo nuovo quadro di riferimento, in un momento di particolare difficoltà dell’economia mondiale, avrebbe permesso a tutte le imprese italiane di affrontare la competizione internazionale in condizioni meno sfavorevoli rispetto a quelle dei concorrenti. Ma con la firma dell’accordo interconfederale del 21 settembre è iniziato un acceso dibattito che, con prese di posizione contraddittorie e addirittura con dichiarazioni di volontà di evitare l’applicazione degli accordi nella prassi quotidiana, ha fortemente ridimensionato le aspettative sull’efficacia dell’Articolo 8. Si rischia quindi di snaturare l’impianto previsto dalla nuova legge e di limitare fortemente la flessibilità gestionale.
Fiat, che è impegnata nella costruzione di un grande gruppo internazionale con 181 stabilimenti in 30 paesi, non può permettersi di operare in Italia in un quadro di incertezze che la allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato. Per queste ragioni, che non sono politiche e che non hanno nessun collegamento con i nostri futuri piani di investimento, ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012. Stiamo valutando la possibilità di collaborare, in forme da concordare, con alcune organizzazioni territoriali di Confindustria e in particolare con l’Unione Industriale di Torino. Da parte nostra, utilizzeremo la libertà di azione applicando in modo rigoroso le nuove disposizioni legislative. I rapporti con i nostri dipendenti e con le Organizzazioni sindacali saranno gestiti senza toccare alcun diritto dei lavoratori, nel pieno rispetto dei reciproci ruoli, come previsto dalle intese già raggiunte per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco. E’ una decisione importante, che abbiamo valutato con grande serietà e attenzione, alla quale non possiamo sottrarci perché non intendiamo rinunciare a essere protagonisti nello sviluppo industriale del nostro Paese.
E arrivano i SUV
Fiat conferma l’intenzione di installare nello stabilimento di Mirafiori la versione più aggiornata di una delle tre principali architetture sulla quale saranno prodotti diversi modelli dei vari marchi. Lo riferisce un comunicato del Lingotto. L’installazione degli impianti produttivi inizierà nel 2012 mentre l’inizio della produzione del primo modello, un Suv a marchio Jeep, è previsto per la seconda metà del 2013. "Questo è un passo importante nei nostri piani di rinnovo del sistema produttivo in Italia collegato all’andamento dei mercati e all’ampliamento della rete distributiva resa possibile dall’integrazione con il Gruppo Chrysler", commenta Sergio Marchionne. "Questa architettura avanzata – prosegue – ci permetterà di disporre delle più aggiornate piattaforme per lo sviluppo dei nostri marchi e, ancora più importante, di beneficiare a pieno della completa offerta di motori e trasmissioni di Fiat e Chrysler". La produzione dell’Alfa Romeo Mito, incluse nuove versioni e aggiornamenti, viene confermata per lo stabilimento di Mirafiori.
Inoltre sarà sviluppato in Italia e prodotto a partire dall’inizio del 2013 nello stabilimento Fma di Pratola Serra (Avellino) un nuovo motore benzina turbo a iniezione diretta per il marchio Alfa Romeo. Il nuovo propulsore 4 cilindri, che sarà predisposto per applicazioni trasversali e longitudinali, con una cilindrata di 1,8 litri e una potenza massima fino a 300 CV, diventerà il nuovo riferimento prestazionale della sua categoria. Sarà conforme alle future normative anti inquinamento europee (Euro 6) e americane (Tier2Bin5). Costruito interamente in alluminio, sarà equipaggiato con i più moderni contenuti tecnologici quali l’iniezione diretta benzina a 200 bar, il doppio variatore di fase e un turbocompressore ad alta efficienza. L’architettura motore in alluminio, abbinata alle tecnologie più innovative, garantirà potenza specifica, efficienza, confort acustico e vibrazionale e una dinamica di guida ai vertici della categoria e in linea con le caratteristiche proprie dei motopropulsori del brand Alfa Romeo.
Marcegaglia: le motivazioni di Marchionne non stanno in piedi
"Pur rispettando la decisione perché Confindustria è una libera associazione di imprese, non condividiamo le motivazioni di Marchionne in base alle quali ha deciso di uscire dalla nostra associazione". Così il presidente di Confindustria, Emma Masrcegaglia, a margine dell’assemblea dell’Unione industriali di Bergamo risponde al presidente della Fiat.
"Marchionne mi aveva mandato una lettera a giugno dopo l’accordo interconfederale – ricorda Marcegaglia – dicendomi che lo apprezzava ma aveva bisogno della validità retroattiva degli accordi di Pomigliano e Mirafiori, e che se questo non fosse accaduto lui sarebbe uscito da Confindustria. Oggi in realtà grazie all’art. 8 l’effetto retroattivo degli accordi di Pomigliano e Mirafiori c’è e quindi non è più valido quanto era stato detto al 30 giugno".
Marcegaglia cita inoltre i pareri espressi da tre giuslavoristi come Ichino, Maresca e Dell’Aringa "che dicono che la sottoscrizione definitiva del 28 giugno non mina minimamente la portata e l’efficacia dell’art. 8"; Marchionne invece sostiene che la sottoscrizione dell’accordo del 28 giugno avrebbe depotenziato l’art. 8. "Questo tipo di motivazioni – conclude Marcegaglia – non sta in piedi dal punto di vista tecnico. Noi non abbiamo mai detto che l’art. 8 non andava bene, ho detto che non si tocca e che era compatibile con l’accordo del 28 giugno. Se la richiesta era quella di mettere da parte l’accordo del 28 giugno, noi ovviamente non lo potevamo fare anche perché la Giunta l’ha approvato all’unanimità. Noi portiamo avanti le istanze di tutte le imprese italiane, piccole, medie e grandi, e cerchiamo di farlo in una logica complessiva di interesse generale".
Ancora da stabilire la permanenza delle società Fiat nelle associazioni territoriali: "Marchionne nella lettera fa capire che ragionerà se tenere i contatti con queste associazioni. Ovviamente se sarà in linea con le nostre regole saremo ben felici che questo avvenga".
Fassina (PD): "Linea senza sbocco"
E’ "preoccupante" la lettera di Sergio Marchionne e l’uscita di Fiat da Confindustria. Lo dice Stefano Fassina, responsabile economia del Pd.
"La lettera dell’Ad del gruppo Fiat-Chrysler alla Presidente di Confindustria è molto preoccupante. La fuoriuscita della Fiat da Confindustria indica la volontà di applicare le "potenzialità" più regressive presenti nell’articolo 8 del Decreto di Ferragosto: licenziamenti facili, deroghe peggiorative alle leggi e al contratto nazionale, mutilazione della rappresentanza dei lavoratori e delle lavoratrici e della democrazia in fabbrica. E’ una linea senza sbocco – aggiunge -. L’impresa perde quote di mercato in Europa e per la scarsa innovazione nei modelli è stata declassata nel merito di credito. Sarebbe sbagliato se scegliesse di recuperare competitività attraverso la strada della ulteriore compressione dei costi e delle condizioni del lavoro".
"La scelta di Confindustria di confermare l’accordo del 28 giugno nonostante il tentativo di sabotaggio del Ministro Sacconi, indica al contrario che la stragrande maggioranza delle imprese italiane vuole scommettere sulla qualità, sull’innovazione e sulla competizione alta nel mercato globale. E’ la scelta che una strategia riformista al Governo dell’Italia deve saper valorizzare. L’iniziativa Fiat-Chrysler di oggi conferma ancora una volta che l’articolo 8 va cancellato per dare pieno sostegno legislativo all’accordo del 28 giugno", conclude il responsabile economia del Pd."
Fonte: www.paneacqua.eu