In dieci anni la spesa del ministero per i Beni culturali è scesa del 31% in termini reali. Il calo delle risorse è stato costante e progressivo, con la sola eccezione della spesa burocratica nelle alte sfere. Segue …
Un’analisi dettagliata dei flussi di cassa, a opera dell’Associazione Economia della Cultura
Le ripercussioni dell’attuale crisi economica sulla spesa per la cultura variano notevolmente da paese a paese. In Francia, in Germania, negli Stati Uniti, i finanziamenti statali hanno tenuto – e sono anzi lievemente aumentati – proprio per il ruolo anticiclico attribuito agli investimenti culturali. Nella maggior parte degli altri paesi, la crisi ha imposto invece una brusca battuta d’arresto a una dinamica della spesa pubblica per la cultura generalmente positiva nel recente passato.
L’anomalia italiana consiste nel fatto che tale inversione di tendenza è tanto più gravida di conseguenze negative in quanto avvenuta, come è noto, con largo anticipo. Per verificare più da vicino la misura e l’ impatto della contrazione dei finanziamenti alla cultura, e i modi e la reale portata dei tagli di bilancio, l’Associazione per l’ Economia della Cultura ha ritenuto di condurre una sintetica analisi dei rendiconti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, prendendo in considerazione, anziché le previsioni di spesa, come generalmente accade, i pagamenti di cassa: gli unici indicativi dei flussi di spesa effettivamente affluiti alla cultura in un anno dato, a valere sia sulla competenza che sui residui.
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