I tagli di Monti, addio all’editoria cooperativa
I tagli di Monti, addio all’editoria cooperativa

“La manovra cancella in un colpo solo un vanto dell’informazione italiana. Con un paradosso: i risparmi favoriranno i grandi gruppi. E il sottosegretario all’Editoria, Malinconico, viene proprio dalla federazione degli editori.” Segue …

 

Con l’articolo 29 della manovra spariscono i fondi per l’editoria cooperativa. Si mette così fine di fatto all’esperienza che è una particolarità e un vanto dell’informazione italiana.Tra i tagli del decreto Monti, infatti, c’è anche quello al sistema dei contributi diretti che cesserà alla data del 31 dicembre 2014, con riferimento alla gestione 2013.

È paradossale che ciò avvenga per mano di un governo nato per l’autorevole sollecitazione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il quale, non più di pochi giorni fa, ha dichiarato pubblicamente il suo alto apprezzamento per l’iniziativa dei direttori delle testate cooperative in difesa dei loro giornali e chiesto il ripristino del fondo dell’editoria accompagnato da una vera riformulazione dei criteri in modo da evitare gli abusi più volte denunciati dalle cooperative stesse.

Il decreto introduce anche un nuovo regolamento a partire dal 1 gennaio 2012, ma i risparmi conseguiti attraverso l’applicazione di queste norme finiranno con l’agevolare una serie di azioni che spostano un’ulteriore quota di contributo pubblico dalla stampa cooperativa a quella dei grandi gruppi, che diventeranno così destinatari essi stessi di agevolazioni pubbliche.

È una situazione che va denunciata anche in ragione della provenienza dell’attuale sottosegretario con delega all’Informazione, Carlo Malinconico, dalla Fieg. Chi come noi confidava nelle sue capacità di calarsi nel nuovo ruolo mettendo da parte i panni antichi, viene dai fatti seccamente smentito.

C’è poi da notare ancora una volta che i 44 milioni di euro previsti in bilancio nei prossimi anni fino all’estinzione impediscono qualsiasi operazione seria di riconversione delle aziende, di innovazione, di ricollocazione sul mercato.

È auspicabile che i tanti che si sono levati nel passato per sostenere le ragioni dei giornali delle cooperative facciano sentire ancora adesso, in questa occasione, la loro voce per contrastare un provvedimento che, se approvato, metterebbe fine a una parte importante e consistente dellla libera informazione italiana, particolarmente quella locale e quella indipendente dai grandi gruppi (di Edit Coop).

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