Lunedì 10 dicembre a Oristano, con la partecipazione di Giuliano Poletti e di rappresentanze delle Istituzioni locali e regionali, un convegno e una mostra per festeggiare i primi cinquant’anni della Cooperativa Allevatrici Sarde.
Compie cinquant’anni la Cooperativa Allevatrici Sarde, una delle esperienze imprenditoriali più originali e innovative sotto il profilo economico, sociale e culturale della Sardegna del secondo dopoguerra.
Nata ufficialmente l’8 agosto del 1962 dall’intraprendenza di un gruppo di donne rurali dell’Oristanese che unirono le forze per razionalizzare l’allevamento di piccoli animali da cortile destinato all’autoconsumo, in questo mezzo secolo la C.A.S. si è evoluta nella continuità dello spirito solidaristico delle origini, coniugandolo con una crescita esponenziale che l’ha portata a sviluppare numeri, competenze e attività, "inventando", tra l’altro, alla fine degli anni Settanta, l’agriturismo in Sardegna.
Oggi la C.A.S. è una cooperativa di consumo che conta ventidue punti vendita, un fatturato annuo di circa undici milioni e 10.800 socie, figlie e nipoti di quel gruppo originario di casalinghe che sono state capaci di trasformarsi in brave amministratrici e imprenditrici.
Per festeggiare i suoi primi cinquant’anni di vita, la C.A.S., con il patrocinio di Provincia e Comune di Oristano, Fondazione Banco di Sardegna, GAL Terre Shardana, FidiCoop Sardegna, LegaCoop e Camera di Commercio di Oristano, organizza per lunedì 10 dicembre a Oristano un convegno al Teatro Garau e una mostra concepita e allestita ad hoc all’Hospitalis Sancti Antoni che attraverso video e fotografie racconta la storia tutta al femminile della cooperativa; una storia di donne ostinate e caparbie, come suggerisce il titolo dell’iniziativa: "Mancai barrosas".
Il convegno
Il convegno si apre alle 9.30 al Teatro Garau con i saluti del sindaco di Oristano, Guido Tendas, e del vicario generale dell’Arcidiocesi, monsignor Umberto Lai. Spazio quindi alle testimonianze di Giuliana Minuti, fondatrice della Cooperativa Allevatrici Sarde, Michele Bandiera, ex responsabile del Servizio Assistenza alla Cooperazione ERSAT, e Salvatore Polo, direttore del GAL Terre Shardana.
Moderati dalla giornalista Egidiangela Sechi, prendono poi la parola la presidente della Cooperativa Allevatrici Sarde Maria Rimedia Brai, la presidente nazionale della Commissione Pari Opportunità di Lega Coop Dora Iacobelli (che parlerà di cooperazione al femminile e del ruolo della C.A.S.), e Benedetto Meloni, professore ordinario di Sociologia dell’ambiente e del territorio dell’Università di Cagliari (lo sviluppo locale dal Progetto Sardegna ai giorni nostri il tema del suo contributo).
In scaletta tra gli interventi di Claudia Lombardo, presidente del Consiglio Regionale della Sardegna, e Giuliano Poletti, presidente nazionale della Lega della Cooperative, un videomessaggio di Maria Cecilia Guerra, sottosegretario al Ministero del Lavoro, delle Politiche Sociali e delle Pari Opportunità.
Intorno alle 13, i lavori si trasferiscono dal Teatro Garau all’Hospitalis Sancti Antoni per l’inaugurazione della mostra "Mancai barrosas". Poi, dopo un buffet, la premiazione delle socie fondatrici della cooperativa (ore 15), sarà il prologo ideale alla presentazione del progetto editoriale di "C.A.S. Cinquant’anni di storia: dal Progetto Sardegna ai giorni nostri", un saggio monografico di prossima uscita a cura di Antonella Casula.
La mostra
Per spegnere le sue prime cinquanta candeline la C.A.S. si affida anche all’arte.
Nasce così "Mancai barrosas", la mostra appositamente concepita e allestita negli spazi dell’Hospitalis Sancti Antoni – Pinacoteca Carlo Contini (in via Sant’Antonio). Ideata da Salvatore Corona, si inaugura lunedì 10 alle 13.15, al termine della mattinata del convegno, per aprire poi i battenti al pubblico alle 19 con la visita guidata in compagnia del curatore, il critico d’arte Ivo Serafino Fenu.
In un percorso che si snoda attraverso fotografie e video, l’esposizione evoca fin dal titolo il carattere indomito delle donne che hanno fatto la storia della C.A.S. "Può l’arte raccontare questa epopea al femminile senza scadere nella cronaca o, ancor peggio, nella più vieta retorica celebrativa?", si chiede nella sua nota curatoriale Ivo Serafino Fenu.
E si risponde: "Sì, l’arte può e deve, ma solo se sa distaccarsene e, con sguardo ironico e obliquo, evocarne, magari dissacrandoli, i meccanismi generativi e la propulsione plurale". Su questo binario si è mosso Gianluca Vassallo: attraverso cento fotografie, l’artista multimediale realizza un’opera dal forte impatto visivo, coinvolgendo molte delle donne che hanno dato vita alla C.A.S., assieme ad alcune, più giovani, che hanno proseguito sulla pionieristica strada del cooperativismo isolano.
Cento ritratti incatenati tra loro per la cui realizzazione è stata creata un’esperienza condivisa e partecipata, nella quale ogni socia ha "prestato" l’immagine della propria bocca a un’altra socia, in una rappresentazione ideale dello spirito solidaristico che le ha unite in questo mezzo secolo.
In mostra, accanto a quelle appositamente realizzate da Gianluca Vassallo, anche foto storiche, istantanee del lungo cammino della C.A.S..
Oltre alle fotografie, i video: negli spazi della mostra sono presenti alcune installazioni multimediali, cinque totem e venti schermi, che trasmettono in loop un filmato realizzato da Aldo Tanchis, le interviste realizzate dal regista Antonello Carboni con le testimonianze di alcune socie della C.A.S., e immagini d’archivio.
Visibili attraverso gli schermi, i filmati si sommano l’uno con l’altro senza alcun sincronismo, riempiendo gli spazi della mostra e riproducendo, quasi, il vociare tipico di un mercato. La mostra "Mancai barrosas" resterà aperta al pubblico fino al prossimo 15 gennaio, tutti i giorni dal lunedì al sabato (dalle 10.30 alle 13 e dalle 17 alle 19.30) con ingresso gratuito.
La Cooperativa Allevatrici Sarde
La CAS, Cooperativa Allevatrici Sarde, nasce a Oristano l’otto agosto 1962. Figlia dell’audacia e dell’ardimento di un ristretto gruppo di donne rurali che, spinte dalla voglia di riscatto in una società a forte caratterizzazione maschilista e memore degli insegnamenti dei progetti OECE e delle sperimentazioni fatte nell’ambito del Progetto Sardegna, decide di unirsi e fare impresa. Se nei primi anni l’attività principale è rappresentata dall’allevamento di animali di bassa corte e dalla vendita di mangimi bilanciati tesi a sostenere gli allevamenti impiantati nei cortili delle abitazioni rurali dei paesi della provincia di Oristano ben presto, anche a causa della spietata concorrenza dei grossi allevamenti, l’oggetto sociale cambia e la Cooperativa assume una fisionomia diversa diventando cooperativa di consumo.
Grazie alla dinamicità e alla capacità di reinventarsi di queste donne, alla fine degli anni Settanta, sul modello del turismo rurale praticato nelle zone alpine, si impianta in Sardegna l’Agriturismo.
Lungi dall’essere concepito come una semplice fonte di reddito, esso diventa un’occasione di crescita personale sia per le socie che lo praticano sia per le loro famiglie: attraverso gli ospiti si hanno scambi culturali, si conoscono nuove usanze, si entra in contatto con idiomi linguistici diversi e, come dicono alcune delle stesse protagoniste, «attraverso l’Agriturismo si ha la possibilità di viaggiare per il mondo stando comodamente sedute sulla poltrona di casa propria».
All’inizio del nuovo millennio una nuova scommessa caratterizza la vita della CAS: viene inaugurato ed entra in attività il laboratorio di panificazione e produzione di dolci tipici sardi sito nella zona di insediamento produttivo di Bauladu. Anche in questo caso si va ben oltre l’elemento economico puro e semplice, l’esperienza del laboratorio si configura come un’ulteriore occasione per valorizzare le donne depositarie di antichi saperi e di preziosi rituali restituiti in maniera unica e inimitabile nei sapori e nei profumi della cucina sarda.
È con questo bagaglio di esperienze e successi che, nel 2010, la CAS viene accolta all’interno del gruppo CoopItalia della quale oggi rappresenta l’avamposto in Sardegna.
Attualmente la CAS rappresenta una realtà imprenditoriale di cui fanno parte 10.800 donne, figlie e nipoti di quell’originario gruppo di casalinghe rurali che, spinte da un forte spirito mutualistico e grazie alla caparbietà e alla costanza tipica delle donne sarde, sono state in grado di reinventarsi diventando in breve ottime amministratrici e capaci imprenditrici.
Oggi la CAS è la più grande Cooperativa al femminile d’Europa.
La Cooperativa Allevatrici Sarde attraverso la storia
8 Agosto 1962
– Oristano Ufficio OECE – Nasce la Cooperativa Allevatrici Sarde – Atto Notaio Passino
Socie: 28
8 Agosto 1962
– Oristano Ufficio OECE
– Riunione del primo Consiglio di Amministrazione Socie ammesse: 498
12 Maggio 1964
– Zeddiani Ex Podere ETFAS S. Lucia
Inaugurazione Incubatoio Sociale
Socie: 648
1968 La CAS diventa anche Cooperativa di consumo Aprono i primi spacci
Socie: 1808
1974 Inizia la gestione autonoma della CAS da parte delle donne
Socie: 3501
1977 Nasce l’attività di Agriturismo circa 500 posti letto
Socie: 4829
12 Dicembre 1992 Inaugurazione nuova sede di Santa Giusta
Socie: 7350
18 Marzo 1994 Costituzione del Consorzio Agriturismo di Sardegna
Socie: 8470
11 Settembre 2001 Apertura Stabilimento produzione pane, pasta, dolci tipici
Socie: 9022
22 Ottobre 2008
Adesione Consorzio Cooperative di Consumo (COOP ITALIA)
Socie: 10111
2010 Riorganizzazione Struttura Tecnico – Commerciale con Nuove Professionalità
Socie: 10572
2012 Ammodernamento e realizzazione nuovi punti vendita Cabras – Narbolia
Socie: 10800
2012
50 Anni di CAS
22 Punti Vendita
11.092.000 euro vendite ai Soci
Per ulteriori informazioni:
www.coopallevatricisarde.it
Ufficio stampa: RICCARDO SGUALDINI tel.: 070 34 95 415; cell.: 347 83 29 583;
E-mail: tagomago.1@gmail.com
CRISTIANO BANDINI cell.: 349 58 38 311;
E-mail: cristiano.bandini@gmail.com