Giuliano Cazzola, vicepresidente PDL della Commissione Lavoro della Camera, con una intervista ad Affaritaliani.it rilancia la proposta di intervenire sul trattamento fiscale delle aziende cooperative. Segue …
"Quando una Spa è patrimonio del movimento cooperativo non mi pare che abbia ragione di avere una particolare differenza di trattamento rispetto ad altre aziende. Qualche nome? Pensiamo a Unipol o alla grande distribuzione” (vedi Coop ndr.). Queste aziende hanno forma di società per azioni, non di cooperativa". E sulle pensioni: "Non bisogna mai dire mai. Con Bossi si può arrivare ad una mediazione".
In questi giorni si sta discutendo di modificare il regime di tassazione delle cooperative per eliminare alcuni privilegi di cui godono. Che cosa ne pensa?
"C’è una strada già indicata da anni dall’Unione Europea e cioè che bisogna distinguere tra aziende cooperative, la cui caratteristica principale è quella di pensare ad organizzarsi per dare benefici ai soci, e aziende che invece cooperative non sono. Quando una Spa è patrimonio del movimento cooperativo non mi pare che abbia ragione di avere una particolare differenza di trattamento rispetto ad altre aziende".
Quindi secondo lei dietro alla sigla di coop si nascondono delle società che perseguono scopi diversi da quelli delle cooperative?
"Pensiamo a Unipol o alla grande distribuzione (vedi Coop ndr.). Queste aziende hanno forma di società per azioni, non di cooperativa".
Alcuni pensano che il governo voglia tassare di più le cooperative perché la maggior parte è legata al Centrosinistra…
"Non voglio fare la guerra al movimento cooperativo rosso. Sono una forza importante dell’economia. Hanno una grossa componente di occupazione e peraltro hanno gestito la crisi con un occhio attento alla occupazione. Però da questo punto di vista distinguere tra la funzione della cooperazione e l’agire della cooperazione attraverso le forme della Spa va colta differentemente dal punto di vista fiscale".
Lei ha citato Unipol, ci sono altri esempi di cooperative "fantoccio"?
"In primis la grande distribuzione. Ma anche cooperative come la Manutencoop che magari ha trecento soci e poi migliaia di dipendenti assunti da una società di somministrazione. Oppure grandi cooperative metalmeccaniche, come quelle di Moglie, dove il nucleo dei soci è molto limitato e poi ci sono i dipendenti. Sono forme abbastanza diffuse di cooperative che in verità entrano nell’ipotesi dell’impresa tout court".
E le pensioni? Il governo dovrebbe modificare l’attuale normativa nonostante il niet di Bossi?
"Non bisogna mai dire mai. Con Bossi si può arrivare ad una mediazione. Anche se secondo me bisogna stare attenti a non fare un’operazione scorretta. Oggi la pensione di anzianità è una prerogativa dei maschi. Il 75 per cento di pensioni di anzianità vanno agli uomini, il 70 per cento di vecchiaia alle donne. Rendere ancora più problematici i requisiti della vecchiaia, lasciando inalterati quelli di anzianità, significa aprire una divaricazione tra uomo e donna, uno squilibrio insomma".
Intervista di Tommaso Cinquemani per www.affaritaliani.it