Si è concluso nei giorni scorsi a Milano il Forum internazionale della Cooperazione organizzato dal ministero per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione che ha visto la partecipazione di molte associazioni italiane ed internazionali.
Al Forum è stata anche rilevata la presenza del dittatore del Burkina Faso Blaise Compaorè e la sponsorizzazione dell’Eni.
Il documento finale, "Muovi l’Italia cambia il mondo" dice forse un po’ troppo ottimisticamente che «Oggi la cooperazione allo sviluppo è di nuovo al centro dell’agenda politica del Governo. Da parte nostra ci impegniamo a mantenere vivo questo dibattito e chiediamo alla politica di riconoscere, anche attraverso i programmi elettorali, ciò che oggi a Milano è evidente a tutti: la cooperazione è tornata familiare e interessa agli italiani, sia per slancio di gratuità che diviene scelta di vita, che per i vantaggi che ne derivano al Paese. Non basta fare cooperazione ma è necessario raccontarla al Paese, anche attraverso strumenti innovativi di comunicazione, per spiegare che si tratta di un investimento per il futuro dell’Italia.
Il documento afferma: «Abbiamo iniziato ad affrontare in modo nuovo il rapporto tra cooperazione e internazionalizzazione delle imprese: pur nel rispetto dei loro diversi obiettivi,esse possono convergere e interagire in modo efficace. La scommessa è di attrarre il mondo produttivo nei paesi prioritari della cooperazione, non solo per richiamare all’esercizio della responsabilità sociale d’impresa ma per chiedere alle imprese di contribuire in modo sinergico con il settore pubblico e non profit alla ricerca di soluzioni per lo sviluppo umano e sostenibile. • Abbiamo affermato la necessità di una visione strategica unitaria e condivisa
della cooperazione internazionale dell’Italia, da adottare ad alto livello (Consiglio dei Ministri, Parlamento) che individui un numero definito di priorità, in termini di scelte operative, priorità geografiche e tematiche trasversali (es. diritti umani, democrazia, pace, sicurezza, empowerment delle donne, ambiente e cambiamenti climatici), in una prospettiva almeno triennale che assicuri la coerenza di tutte le politiche e il coordinamento fra le diverse istituzioni nazionali che operano a diverso titolo nella cooperazione, superando
la frammentazione. La nostra presenza va concentrata in un numero ristretto di paesi, ove ottenere un maggiore impatto e fare la differenza. I principali criteri di cui tenere conto per individuarli sono: povertà, gravi emergenze umanitarie, vicinanza dell’Italia (sia in termini geografici, che di legami storici, economici e di immigrazione), situazioni di conflitto e/o di fragilità nel percorso di democratizzazione, presenza di minoranze. Abbiamo individuato nel Mediterraneo e nell’Africa le aree prioritarie su cui generalmente indirizzare i nostri interventi».
Per una cooperazione internazionale in un’Italia e in un mondo che cambiano però «E’ necessario poter contare su risorse certe, sufficienti e programmate. E’ importante individuare meccanismi innovativi di finanziamento che liberino risorse addizionali, come ad esempio l’attribuzione alla cooperazione dei beni confiscati alle attività criminali, un’imposta sulla vendita delle armi, la possibilità di emettere "titoli di solidarietà", così come altre soluzioni legislative che permettano maggior prevedibilità. C’è bisogno di utilizzare meglio le risorse di cui già disponiamo, come i crediti di aiuto o quelli per le imprese miste con i Paesi in via di sviluppo, sottoutilizzati per un complesso di problemi amministrativi, gestionali e operativi. Per il futuro, sarà necessario individuare uno strumento finanziario capace di mettere in comunicazione cooperazione e internazionalizzazione».
I partecipanti al Forum di Milano hanno riaffermato «L’importanza di valutare i risultati e l’impatto di quello che si fa, per essere trasparenti e rendere conto di ogni euro speso. Vi è la proposta di istituire un organismo indipendente costituito da esperti, che dovrebbe rispondere al referente politico della cooperazione e al Parlamento. Abbiamo ribadito l’importanza di un referente politico unico per la cooperazione, che le garantisca la dignità di politica pubblica al pari di altre; la maggioranza ritiene che tale figura debba essere un Ministro dedicato, con deleghe specifiche. Per quanto riguarda l’attuazione degli indirizzi di cooperazione e della relativa gestione, riteniamo che l’attuale assetto necessiti di essere innovato per garantire coerenza tra programmazione, realizzazione degli interventi, presenza efficace all’estero e valutazione dei risultati. La maggioranza ritiene che l’istituzione di un’agenzia sia la soluzione più efficace».
Inoltre è stata riconosciuta «L’urgenza di perseguire la coerenza delle politiche di cooperazione internazionale con le altre politiche, così come previsto dal Trattato di Lisbona (art.208). A tale fine sono necessari nuovi meccanismi istituzionali, primo tra tutti un referente politico con il compito di sollevare il tema della coerenza a livello interministeriale. Abbiamo di fronte a noi la sfida del coinvolgimento dei giovani. La loro presenza a Milano ci fa ben sperare in vista della formazione di una nuova classe dirigente della cooperazione. E’ urgente definire un percorso professionale adeguato per i giovani cooperanti, senza disperdere la memoria istituzionale. Il legame scuola-cooperazione deve entrare in modo sistematico nel piano di offerta formativa scolastica, favorendo l’educazione alla cittadinanza globale».
Il Forum internazionale della Cooperazione dovrebbe essere riconvocato nel 2014, durante il semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea: «In quell’occasione stabiliremo la periodicità di questa assise. Nei due anni che ci separano da quella data ci impegniamo a discutere di questi temi in maniera innovativa, attraverso meccanismi di consultazione permanenti anche on-line. • La cooperazione può e deve fare la sua parte per destare nel Paese la voglia di crescere, di ottimismo e di fiducia nel futuro. C’è bisogno di coraggio per guardare lontano, così come di scelte di impegno e passione civile. Chi in questi anni ha lavorato, chi ha sperato, chi si è sentito solo, oggi è riproiettato nel futuro e riscopre di essere parte di un disegno più grande. Ognuno faccia la sua parte. L’Italia sarà migliore».
Secondo il coordinatore della Segreteria nazionale di Legambiente, Maurizio Gubbiotti, «Le migrazioni e l’emergenza demografica, il cambiamento climatico e la perdita delle biodiversità, le crisi finanziarie e alimentari, le epidemie planetarie, la diffusione della criminalità e molti altri fenomeni trasversali non fanno che confermare la necessità di individuare un nuovo modello di sviluppo globale. Occorre impegnarsi per una governance democratica mondiale e per un sistema multilaterale ridefinito in accordo con un mondo sempre più multipolare e con un contesto internazionale profondamente cambiato. Basti pensare che alcuni paesi che venti anni fa erano considerati poveri oggi hanno i più elevati tassi di crescita e competono con quelli più ricchi per conquistare spazi economici e politici,mentre un altro elemento di novità che farà parte del dibattito post 2015 sarà la nuova geografia della povertà, che non può più essere considerata un problema di alcuni paesi, ma deve essere vista come il prodotto di un malfunzionamento strutturale che mina alla base la stabilità e la vita di tutte le società. Una povertà che, in termini assoluti, colpisce non solo le aree storicamente fragili, ma anche i MICs (i paesi a medio reddito), mentre nei paesi ad alto reddito è collegata all’indebolimento dei sistemi di welfare e all’invecchiamento della popolazione, un fenomeno reso possibile dai progressi in campo sanitario, ma che pone un’enorme sfida ai sistemi di protezione sociale».
Gubbiotti che segue le politiche internazionali per il Cigno Verde è convinto che «Se vogliamo davvero rilanciare la cooperazione internazionale – ha aggiunto Gubbiotti -, i temi affrontati ieri dalle istituzioni, vanno tradotti al più presto, in azioni concrete. La cooperazione internazionale deve essere centrale nelle politiche estere di tutti i paesi, a partire dal nostro, così come devono esserlo i temi ambientali. Perché noi riteniamo che nel mondo attuale, il cambiamento più forte in assoluto è rappresentato dalle crisi ambientale e climatica. Ed è per questo che la cooperazione, che va rilanciata e sostenuta con forza, deve essere capace di costruire pace e sostenibilità ambientale e sociale. È importante quindi individuare Obiettivi Globali, stabilendo target declinati a livello nazionale e regionale e riprendendo la riflessione avviata in occasione della Conferenza ONU Rio+20 sugli indicatori di sviluppo sostenibile (SDGs, Sustainable Development Goals), che possono promuovere un’azione globale più incisiva su aree chiave per la sostenibilità ambientale, quali i modelli di consumo, l’energia, la biodiversità e la sicurezza alimentare. In vista della prossima Cop18 di Doha, i nuovi indici devono essere in grado di "misurare e definire" lo sviluppo tenendo conto delle sue tre dimensioni inscindibili: crescita economica, equità sociale e sostenibilità ambientale. Serve un processo consultivo che coinvolga non solo le istituzioni internazionali e i governi nazionali e regionali ma interpelli anche la società civile dando voce ai settori sociali più vulnerabili».
Fonte: www.greenreport.it