Una prima stima della rilevanza economica della cooperazione nell’economia italiana, la sua capacità di creare reddito, occupazione, sviluppo, prodotto interno lordo e benessere sociale. Segue …
Con la presentazione del volume “La cooperazione in Italia”, in anteprima a Trento lo scorso 6 dicembre 2011, si è conclusa la prima tappa di un importante lavoro di indagine e sistematizzazione del settore cooperativo italiano ad opera di Euricse (Istituto europeo di ricerca su cooperative e impresa sociale).
La ricerca prende le mosse dalla considerazione che in Italia, nonostante la particolare rilevanza del movimento cooperativo, si è finora registrata un’evidente carenza di informazioni statistiche ufficiali. Ma soprattutto si constata l’assenza di analisi in grado di ritrarre il mondo cooperativo a partire dalle sue peculiarità, consentendo una prima stima della rilevanza economica dell’intero settore nell’economia italiana, la sua capacità di creare reddito, occupazione, sviluppo, prodotto interno lordo e benessere sociale.
Il lavoro di Euricse si propone esattamente di indagare questi fattori per migliorare le conoscenze sul sistema cooperativo italiano sia riguardo alle sue dimensioni quantitative e all’evoluzione recente, che relativamente al confronto tra teoria e realtà dell’impresa cooperativa.
L’anno di riferimento del rapporto è il 2008. La scelta di lavorare su dati che risalgono a quasi tre anni fa e si riferiscono al periodo pre-crisi ha motivazioni specifiche: innanzitutto il 2008 è al momento l’anno per il quale sono disponibili dati sufficientemente completi e inoltre è il primo con una disponibilità di informazioni adeguata a eleggerlo ad anno base da cui partire per studiare l’evoluzione futura del sistema delle imprese cooperative.
Nei prossimi mesi e in concomitanza con il 2012, proclamato dall’ONU Anno Internazionale delle Cooperative, Euricse intensificherà anche l’attività volta a comporre un quadro informativo della cooperazione a livello europeo e internazionale, soprattutto con il progetto Global300, iniziativa dell’Alleanza Internazionale delle Cooperative (ICA) da anni finalizzata a individuare la rilevanza economica, sociale e occupazionale delle 300 più grandi cooperative a livello mondiale. Quest’anno ICA ha deciso di riproporre lo studio aggiornandolo nella metodologia e nel grado di copertura e lo ha affidato a Euricse: la conclusione è prevista per la fine del 2012.
L’importanza del lavoro di analisi e diffusione dei dati sul mondo cooperativo, uno degli obiettivi fondanti di Euricse, è stata sottolineata anche da Pauline Green, presidente di ICA, che ha recentemente ricordato che per far fare un passo in avanti e promuovere la crescita delle cooperative a livello internazionale c’è “bisogno di migliorare la conoscenza e aumentare la visibilità di questo modello di business sottolineando la sua importanza per lo sviluppo”.
NOTA SUI DATI: il rapporto utilizza per ora le informazioni ricavate dalla banca dati Aida – Bureau Van Dijk, aggiornamento al 30 settembre 2010, con riferimento all’universo delle cooperative che hanno depositato il bilancio. Per la parte del credito cooperativo ci si è affidati ai dati della Federcasse.
ALCUNI RISULTATI INTERESSANTI:
CRESCITA
Oltre la metà (50,5%) delle 71.578 cooperative attive nel 2008 è stata costituita tra il 1998 e il 2007, in controtendenza con la sostanziale stagnazione dell’economia italiana. A determinare questo dinamismo del processo di costituzione di nuove cooperative ha certamente contribuito la nuova forma istituita nel 1991, quella della cooperativa sociale, ma solo in parte: sul totale delle cooperative nate negli ultimi dieci anni meno di un quarto sono infatti cooperative sociali.
SETTORI
I settori in cui si rileva il maggior dinamismo sono quelli dei servizi alla persona e alle imprese, senza tuttavia che la nascita di nuove cooperative rallenti in modo significativo negli altri settori. Delle 33.217 cooperative operanti nel settore dei servizi ben il 72,5% è nato dopo il 1992 e ben il 39% tra il 2003 e il 2008.
La cooperazione risulta quindi di particolare interesse come attore di sviluppo di imprenditorialità nelle economie a crescente grado di terziarizzazione.
LOCALIZZAZIONE
Anche se le regioni con la più alta concentrazione di cooperative sono quelle più popolose (Lazio e Lombardia in primo luogo), quando si rapporta il numero di cooperative con il numero abitanti sono le regioni del sud a mostrare la più elevata diffusione di cooperative.
Le cooperative delle regioni meridionali risultano anche le più fragili da tutti i punti di vista: dimensioni più ridotte, performance spesso negative, livelli di patrimonializzazione modesti. Si tratta di un dato conforme alle attese, ma che merita di essere approfondito anche al fine di individuare politiche in grado di dare risposta alla domanda di cooperazione che sembra caratterizzare queste regioni.
DIMENSIONI
La distribuzione dell’universo delle cooperative per dimensioni, performance economiche e livelli di patrimonializzazione rispecchia da vicino quella della media delle imprese italiane. Una parte consistente, superiore al 50% delle cooperative, ha dimensioni ridotte in termini sia di valore della produzione che di capitalizzazione e di occupati. Poco più del 10% ha un valore della produzione e un capitale investito superiore al milione di euro, e poco più del 6% occupa più di 50 addetti con contratto di lavoro alle dipendenze.
Come la maggior parte delle imprese anche le cooperative nascono in genere piccole, intorno ad una idea imprenditoriale, ma non sono necessariamente destinate a restare tali. Al contrario, esse tendono generalmente a migliorare le proprie performance e a crescere di dimensione con il passare degli anni.
Ma dobbiamo considerare che le cooperative non devono necessariamente crescere per svolgere in modo efficiente ed efficace il proprio ruolo, quello che conta veramente – ed emerge dalla ricerca – è che “spesso i progetti di impresa sono solidi e in linea con l’evoluzione della domanda dei beni o dei servizi offerti”. Soprattutto nelle imprese sociali, che hanno molte volte come obiettivo il benessere della comunità.
ECONOMIA
Gli indicatori di performance economica indicano che la maggior parte delle cooperative presenta una discreta capacità di coprire i costi della produzione con il valore prodotto. Emerge così che le cooperative italiane, anche se spesso dotate di patrimoni relativamente modesti riescono nella maggior parte dei casi a finanziare gli investimenti con il capitale proprio e non dipendono del tutto o quasi da fonti di finanziamento esterne. E che nel tempo tendono a patrimonializzarsi attraverso l’accantonamento degli utili a riserva.
Nuovamente questi risultati vanno letti e interpretati tendo conto (più di quanto spesso non si faccia) delle specificità della forma cooperativa, che non ha come fine istituzionale la massimizzazione dell’utile. Ciò significa che una bassa redditività non è necessariamente da valutare in modo negativo, così come una redditività troppo elevata potrebbe segnalare una gestione inefficace, cioè non più orientata a perseguire con coerenza il fine sociale dell’impresa.
COOPERATIVE E CRISI
I risultati della ricerca da una parte consentono di sostenere che le imprese cooperative non si formano soltanto nei periodi di crisi, dall’altra, sembrano indicare una specificità di questa forma di impresa: la sua capacità di formarsi anche in fasi che sembrano sfavorevoli alla crescita economica e ciò probabilmente a seguito del fatto che non è il profitto, ma la creazione di lavoro o l’offerta di servizi il loro principale obiettivo.
SVILUPPI FUTURI DELLA RICERCA
Il lavoro di Euricse sul mondo cooperativo italiano non si ferma qui, ma sarà progressivamente applicato agli anni successivi al 2008, integrato con altre informazioni e, soprattutto, finalizzato meglio a individuare con maggior precisione il contributo della cooperazione all’economia italiana e ad approfondire le diversità rispetto alle imprese di capitali.
Tre sembrano al momento gli sviluppi analitici di maggior interesse:
1. La ricostruzione del contributo complessivo dell’insieme delle imprese cooperative, o meglio dell’intera “economia cooperativa” che ricomprende anche le società con forme giuridiche diverse ma di proprietà di cooperative, al prodotto interno lordo.
2. Il confronto tra le performance economiche e occupazionali e le condizioni patrimoniali delle cooperative e delle imprese di capitali al fine di verificare se esistano differenze sistematiche e di quale segno esse siano.
3. L’analisi dell’evoluzione nel tempo delle singole imprese cooperative nei diversi settori.
Nel prossimo futuro Euricse lavorerà anche per creare un network di centri di ricerca europei impegnati negli studi cooperativi, al fine di mettere a punto una metodologia comune di raccolta ed analisi dei dati nazionali e di realizzare ricerche comparabili su diversi aspetti dei sistemi cooperativi.