Essere se stessi non basta, bisogna diventare la propria Storia
Essere se stessi non basta, bisogna diventare la propria Storia

Enzo Risso direttore scientifico di SWG, ospite a Cagliari del convegno organizzato a fine maggio da Legacoop Sardegna, spiega la percezione del mondo cooperativo nell’opinione pubblica

Nella società della comunicazione, ormai ne sono consci tutti, non conta solo più quello che si fa ma quanto ciò che si fa viene percepito all’esterno. E in una lunga fase di crisi come quella che attraversiamo, dove l’opinione pubblica cambia rapidamente e radicalmente le proprie valutazioni ed esigenze, diventa ancora più fondamentale capire come raccontare agli altri le proprie scelte e azioni. Anche per questo motivo Legacoop Sardegna ha invitato a Cagliari nel suo convegno dedicato alla formazione dei propri dirigenti, il direttore scientifico dell’Istituto di ricerche SWG. Durante la sua esposizione, Enzo Risso ha dimostrato numeri alla mano quanto sia mutata la percezione da parte degli italiani del proprio tenore di vita, in un Paese in cui praticamente solo il 20 per cento della popolazione si sente economicamente tranquillo. Il restante ottanta per cento si percepisce povero, in grave o modesta difficoltà. Basti pensare che in appena un anno la percentuale di persone che si sentiva tranquilla è passata dal 25% al 20%. Un Paese che ha cambiato le proprie priorità nel campo dei valori, in meno di dieci anni. Facendo emergere come prioritarie l’Onestà e la Giustizia, ancora prima della Salute e dell’Amore. Un Paese che ormai inserisce tra i propri nemici prima le banche e i politici dei criminali.

“Negli ultimi sette, otto anni, spiega Risso, c’è stato un  cambio di prospettiva dell’opinione pubblica. Fino al 2006 dominava ancora l’idea di un capitalismo vincente, che sembrava non conoscere ostacoli. La crisi del 2008 ha messo in luce invece che il capitalismo ha bisogno di regole. C’è stata una vera crisi del modello capitalistico. Le persone sentono forte l’esigenza di tornare ad avere strumenti che controllino il mercato”.

In questo scenario le cooperative come si collocano?

Ecco, le cooperative sono tornate a rappresentare, in un certo senso, quello strumento di controllo e possono avere un ruolo attivo nel mercato. In più il profilo delle coop rende evidente la migliore qualità del lavoro rispetto alle aziende di capitale.

Com’è percepito il ruolo delle cooperative da parte dell’opinione pubblica?

Le Cooperative sono viste sicuramente come meno organiche alla cosiddetta casta, rispetto ad altri soggetti. E anche le eventuali pulsioni lobbiste, che pure vengono individuate dall’esterno, sono comunque percepite come meno pericolose di ciò che fanno altri. Questo non vuol dire, attenzione che il futuro sia roseo per il mondo della cooperazione. La sfida è totalmente aperta, ma le coop devono giocare la partita, dimostrando di essere un protagonista dell’economia del futuro. La Cooperazione avrà un futuro se avrà un pensiero e dei soggetti capaci di incarnarlo. Essere se stessi non basta più: bisogna diventare la propria storia.

E i cooperanti come percepiscono se stessi all’interno di questa fase d’innovazione?

La cosa più interessante non è tanto quanto i cooperatori percepiscono loro stessi, ma quanti giovani si avvicinano alla cooperazione. Questo è il limite che bisogna porsi.  L’obiettivo della cooperazione deve essere quello di rinnovarsi al suo interno e aprirsi agli apporti esterni. Altrimenti tutto questo grande lavoro che si fa e si costruisce, rischia di diventare una fatica di Sisifo, nella quale ogni volta bisogna ricominciare da capo.

 
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