Un cittadino disabile del Sud riceve dal suo Comune servizi per un ammontare di 658 euro l’anno. Al Nord est, lo stesso cittadino può contare su 5.075 euro. E in Europa siamo comunque tra gli ultimi. Peggio di noi solo Irlanda, Grecia e Cipro. Segue …
I giornali sottolineano soprattutto tre dati tra quelli contenuti nel Rapporto 2011 dell’Istat presentato pochi giorni fà: la crescita della povertà (è a rischio povertà 1 italiano su quattro), la perdurante difficoltà dei giovani a trovare lavoro (500 mila giovani hanno perso il lavoro negli ultimi due anni) e il fenomeno sconcertante delle donne italiane a un tempo pilastro della famiglia ma anche primo bersaglio della crisi occupazionale (1 donna su cinque ha perso il lavoro per motivi familiari).
Ma c’è anche un altro dato molto interessante e del quale non abbiamo trovato riscontro, almeno nei titoli, che si sono occupati del Rapporto.
L’assistenza extra sanitaria ai disabili di cui si dovrebbero occupare i Comuni.
Ebbene, secondo l’Istat è proprio “l’area dell’assistenza ai disabili quella che maggiormente sottolinea la distanza fra aree geografiche: per una persona disabile residente in Italia la spesa media nel 2008 è di 2.500 euro, ma essa oscilla dai 658 euro del Sud ai 5.075 del Nord-est. Infatti, la minore concentrazione al Sud di risorse destinate alla disabilità (l’8,4 per cento della spesa totale per l’area, contro il 58,6 per cento del Nord) non è giustificata da una minore presenza di disabili, visto che i dati dell’ultima indagine Istat su “Salute e ricorso ai servizi sanitari” presentano una maggiore diffusione della disabilità al Sud rispetto al Nord, dove maggiori sono anche le differenze sociali.
Disomogeneità anche nella domiciliare gestita dai Comuni.
Il servizio di assistenza domiciliare – prosegue l’Istat – è un’importante opportunità di supporto per le famiglie in cui è presente un disabile. Con riferimento alle prestazioni esclusivamente assistenziali (escludendo quindi la componente sanitaria), questo tipo di servizio è presente nel 66 per cento dei Comuni italiani, che nel complesso hanno speso nel 2008 circa 125 milioni di euro per 35 mila persone assistite (in media 3.500 euro annui per utente). La quota di disabili che usufruisce del servizio a livello nazionale (indicatore di presa in carico) è passata dal 5 per cento del 2004 al 6,6 del 2008. Il confronto degli indicatori regionali di presa in carico tra il 2004 e il 2008 mostra un’assenza totale di convergenza tra le regioni, lasciando ancora una volta il Sud in una condizione di forte svantaggio.
Anziani: nei Comuni del Nord si spende il triplo delle risorse rispetto a quelli del Sud.
Per quanto riguarda l’assistenza agli anziani, nel 2008 i Comuni hanno speso mediamente 117 euro per ciascun residente in Italia di 65 anni o più, con valori compresi fra 59 euro al Sud e 165 al Nord-est. Gli anziani del Mezzogiorno sono anche meno sostenuti dalla rete di aiuto informale e molto spesso sono costretti a rivolgersi ai servizi privati a pagamento per far fronte ai propri bisogni.
Nell’ambito dei vari interventi e servizi forniti agli anziani, l’assistenza domiciliare a carattere esclusivamente assistenziale rappresenta un’importante voce di spesa (25 per cento della spesa per gli anziani), con un ammontare complessivo di circa 348 milioni di euro e con oltre 191 mila anziani presi in carico nel corso del 2008, per una spesa media di 1.820 euro per utente. La percentuale di Comuni che offrono questo tipo di servizio è passata dall’82,8 per cento del 2004 all’85,4 del 2008, mentre gli anziani assistiti a domicilio, seppure aumentati in valore assoluto, sono rimasti una quota costante, pari all’1,6 per cento, della popolazione totale di ultrasessantaquattrenni. La tendenza osservata nell’arco dei cinque anni non mette in luce una convergenza significativa e nel 2008 permangono valori molto differenziati sul territorio: infatti, si passa dallo 0,5 per cento degli anziani presi in carico in Umbria al 4,4 in Valle d’Aosta e nella provincia di Bolzano.
Per l’assistenza ai disabili siamo tra gli ultimi in Europa. Peggio di noi solo Irlanda, Grecia e Cipro.
Nel nostro Paese le risorse destinate alla disabilità, sotto forma di pensioni di invalidità, contributi per favorire l’inserimento lavorativo (legge n. 68 del 1999), spesa per le strutture territoriali di tipo residenziale e servizi finalizzati all’assistenza e all’integrazione sociale, assorbono poco meno del 6 per cento della spesa. La corrispondente media Ue è pari all’8,1 per cento. Le risorse investite per questa funzione collocano l’Italia al 23° posto nell’Ue, seguita solamente da Irlanda (5,5 per cento), Grecia (4,7) e Cipro (3,7). Il paese che impegna per questa voce la quota maggiore di spesa sociale è la Danimarca con il 15,2 per cento.