Crisi, interviene la Chiesa sarda
Crisi, interviene la Chiesa sarda

I vescovi sardi fanno proprie le preoccupazioni espresse nell’ordine del giorno unitario del consiglio regionale (articolo di Filippo Peretti, La Nuova Sardegna 20.07.2009).

Anche la Chiesa entra da protagonista nella Vertenza Sardegna. Raccogliendo l’invito rivolto venerdì da Cgil Cisl e Uil, i vescovi hanno deciso di sostenere non soltanto la lotta per salvare il petrolchimico di Porto Torres ma l’intera piattaforma sindacale per lo sviluppo e il lavoro in tutti i settori produttivi. E hanno deciso di fare proprio l’ordine del giorno unitario approvato dal Consiglio regionale in vista dell’apertura del confronto della giunta con lo Stato. Quello approvato ieri dalla Conferenza episcopale, nella stessa giornata in cui Benedetto XVI è tornato sul tema della disoccupazione, è un documento molto dettagliato e in linea con la tradizione della Chiesa sarda: non si limita a richiami sulla giustizia sociale e sulla dignità dell’uomo e del lavoro, ma entra nel merito delle singole questioni. La premessa è quella che i sindacati si attendevano a due giorni dall’incontro romano al ministero dello Sviluppo economico. «I vescovi della Sardegna – vi si legge – esprimono la loro preoccupazione per lo smantellamento del polo chimico isolano, sono vicini a tutti coloro che hanno perso il lavoro o rischiano di perderlo, alle loro famiglie e a quanti chiedono di avere un salario per vivere dignitosamente». Il documento rende quindi noto che «i vescovi fanno proprio l’ordine del giorno unitario votato dal Consiglio regionale». Infatti «in esso si ritrovano le aspettative dei sardi». I rappresentanti della Chiesa, pertanto, «sottoscrivono la necessità di un piano straordinario per le politiche industriali in Sardegna per i prossimi 5 anni, lo stanziamento di risorse aggiuntive e il dovere dell’Eni di non modificare la sua presenza nell’isola prima che ci sia un serio inizio di riconversione industriale». Cgil Cisl e Uil avevano chiesto un intervento sulle istituzioni. Non sono stati delusi. I vescovi «chiedono al Governo nazionale l’immediato ritiro del provvedimento dell’Eni di chiusura dell’impianto di cracking di Porto Torres e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali, condizione indispensabile per evitare che migliaia di famiglie si ritrovino sul lastrico e altrettante migliaia di giovani siano costretti ad emigrare». La presa di posizione va oltre il caso del momento. «I vescovi – si legge nel documento – sostengono le vertenze dei sindacati miranti inoltre ad ottenere le bonifiche delle aree industriali gravemente inquinate, la compensazione dei maggiori costi dell’energia, l’istituzione di una zona franca integrale per la Sardegna, il riconoscimento della continuità territoriale per le merci e la revoca della soppressione del servizio marittimo ferroviario a Golfo Aranci». E «ricordano con premura e preoccupazione le gravi difficoltà attraversate dal mondo agro-pastorale. Migliaia di aziende sono sotto procedura fallimentare per responsabilità che non sono addebitabili a loro. Subiscono una palese ingiustizia che va ad aggiungersi ai prezzi decisamente modesti pagati ai produttori per il latte e l’ortofrutta». Ancora una volta, quindi, «i vescovi ribadiscono la necessità di una rete scolastica in grado di formare le nuove generazioni e di soddisfare il loro bisogno di sapere. In nome della “razionalizzazione” non si possono condannare all’estinzione centinaia di piccoli paesi che sono parte integrante ed importante della storia e dell’identità isolana». Infine viene citata una frase di Giovanni Paolo II: “Il lavoro è amore rivelato”. «Dare lavoro – conclude il documento – significa offrire la possibilità agli uomini di esprimere il loro amore, il loro ideale. Per questo la disoccupazione, prima ancora che una piaga economica, è un disastro antropologico, una deriva che i cristiani non possono in alcun modo avvallare e contro la quale sono chiamati a reagire con responsabilità e intelligenza». Il documento della Conferenza episcopale sarda non cita le ultime prese di posizione di Benedetto XVI né la sua ultima enciclica «Caritas in Veritate» che sviluppa proprio la posizione sui temi dell’economia, del lavoro e del sociale. Quella dei vescovi sardi non sembra una dimenticanza o uno sgarbo, quanto un atto di rispetto: è infatti prudente non trascinare i documenti del pontefice nell’agone politico.

 

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