Criminalità: quasi il 20% del Pil in 4 regioni del Sud
Criminalità: quasi il 20% del Pil in 4 regioni del Sud

La mafia è questione nazionale: assorbe circa il 20% del prodotto interno lordo delle regioni del Mezzogiorno. Beppe Pisanu fa così una prima analisi nella sua relazione di metà legislatura davanti alla Commissione Antimafia.

Le mafie si sono globalizzate e comportano ritardi, e non solo economici, anche al Nord. Oltre alle 4 regioni interessate (Sicilia, Puglia, Calabria e Campania) una accentuazione e’ nel Centro Nord, specie in vaste aree del Lazio, dell’Emilia Romagna, della Lombardia, della Liguria e del Piemonte.

L’attività mafiosa nelle quattro regioni d’origine è causa di un mancato sviluppo equivalente al 15-20% del Pil nelle stesse e secondo l’Antimafia le statistiche economiche mandano segnali allarmanti per il Sud.

Il segno evidente di un progressivo spostamento delle pratiche e degli interessi mafiosi ben oltre i confini del Mezzogiorno Un fenomeno non recente, perché è da almeno 40 anni che le mafie hanno risalito la Penisola e hanno esteso via via i loro tentacoli in altri Paesi europei e nel resto del mondo”. Con buona pace della Lega sono queste le parole contenute nella relazione di metà legislatura pronunciate davanti alla Commissione Antimafia dal presidente Beppe Pisanu.

Inoltre è stato evidenziato come la criminalità organizzata incida nell’economia, in particolare al Mezzogiorno, con l’attività mafiosa nella quattro regioni di origine (Sicilia, Calabria, Campania e Puglia) che è causa di un mancato sviluppo equivalente al 15-20% del Pil. Pisanu ha ricordato che ”il 53% dei referenti del sistema Confindustria del Mezzogiorno reputa la propria area territoriale molto insicura e il 42% attribuisce questa insicurezza alla criminalità organizzata e alla illegalità diffusa. E’ accertato, inoltre, che circa un terzo delle imprese meridionali subisce una qualche influenza delle mafie, con dati che oscillano tra il 53% della Calabria e il 18% della Puglia’”.

“Se si prospetta una manovra finanziaria biennale di circa 38 miliardi, l’opinione pubblica entra in fibrillazione. Ma se si afferma che solo sui giochi e le scommesse le organizzazioni criminali lucrano almeno 50 miliardi all’anno, pochi se ne curano!», ha sottolineato il presidente della commissione Antimafia”.

La zona grigia e le infiltrazioni nelle istituzioni

Pisanu si è poi soffermato sui nuovi orizzonti della criminalità organizzata: “Siamo in presenza di una metastasi affaristica che si espande dall’economia illegale a quella legale, dai beni reali ai procedimenti amministrativi e ai prodotti finanziari. Noi dobbiamo, a maggior ragione, riconsiderare il trinomio mafia-affari-politica come l’espressione di un vero e proprio ‘sistema criminale’; un sistema che va oltre i confini tradizionali delle singole organizzazioni mafiose, confondendosi e amalgamandosi con la vita ordinaria dell’economia, della società e delle istituzioni".
"Nelle quattro regioni ad alta densità mafiosa – è spiegato ancora nella relazione -, le risultanze delle indagini e delle attività processuali dimostrano che il condizionamento della Pubblica Amministrazione si esercita principalmente sugli appalti pubblici, sui finanziamenti comunitari, sullo smaltimento dei rifiuti e, con particolare insistenza, sul settore sanitario, dove si concentra gran parte della spesa pubblica in capo alle Regioni. Questo spiega il nesso tra corruzione e criminalità organizzata e conferma il consolidarsi del rapporto mafia-affari-politica. L’anno scorso il presidente della Corte dei Conti ha stimato in 60 miliardi di euro il costo della corruzione e quest’anno ha calcolato un incremento del 30%. Non vi è dubbio che il bottino della corruzione vada assegnato, in parte considerevole, al fatturato mafioso".
"Quella che più inquieta – ha aggiunto – è la cosiddetta “zona grigia” che spesso abbiamo incontrato nelle nostre indagini. Ne fanno parte persone generalmente insospettabili e dotate di competenze imprenditoriali, finanziarie, giuridiche, istituzionali e politiche che, nel loro insieme, costituiscono il filtro indispensabile per far passare enormi capitali dall’economia criminale all’economia legale. Cito, a questo proposito, un solo dato. L’anno scorso sono state segnalate alla Guardia di Finanza e alla D.I.A. 26.947 operazioni sospette, delle quali ben 4.700 sono poi confluite in procedimenti penali per riciclaggio, usura, estorsione, abusivismo finanziario, frode fiscale etc. etc.. Però quasi tutte le segnalazioni sono arrivate dal sistema bancario, mentre da operatori non finanziari e liberi professionisti ne sono arrivate solo 223. La "zona grigia" è dunque nera e complice. Individuare e rompere i legami occulti tra zona grigio-nera e ambienti criminali è uno dei grandi compiti che dobbiamo assumere anche sul piano legislativo".

Quegli aspetti oscuri sulle stragi del ’92-’93

Pisanu ha evidenziato anche che lo Stato «non può trattare alla pari e ancor meno, venire a patti, con l’anti-stato, riconoscendogli sostanzialmente il ruolo di naturale antagonista». «Non mi pare – ha proseguito – che lo Stato in quanto tale abbia mai ceduto», anche se, aggiunge, «non nego tuttavia che aspetti ancora oscuri del ’92-’93, dalle ombre dei servizi segreti alla gestione del 41 bis, abbiano dato fondamento a timori e sospetti».

Infine ha concluso analizzando gli ultimi tempi: “Non si sono mai visti tanti interessi criminali scaricarsi pesantemente, senza neanche il velo della mediazione, sugli enti locali, sulle istituzioni regionali e sulla rappresentanza parlamentare. Gli organi di informazione, le indagini della magistratura, i primi controlli sulla formazione delle liste ci hanno dato in questo senso conferme inequivocabili. Mi chiedo come sia possibile battere militarmente la mafia, se non la si sconfigge contemporaneamente sul terreno dell’economia, delle relazioni sociali, della pubblica amministrazione e della stessa moralita’ politica".

 

www.antimafiaduemila.com

 

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