“Noi non saremo i testimoni della disperazione. Noi non diremo il game over”. Così Giancarlo Ferrari, direttore di Legacoop nazionale, nell’aprire il seminario svoltosi a Cagliari il 30 maggio scorso con un’ampia partecipazione di cooperatori da tutta la Sardegna.
"Noi non saremo i testimoni della disperazione. Noi non diremo il game over”. Davanti alla platea dei dirigenti di Legacoop Sardegna, riuniti il 30 maggio nella sala convegni del Banco di Sardegna di Cagliari, il direttore nazionale Giancarlo Ferrari sintetizza in una frase il momento di straordinaria difficoltà, ma anche di enorme sfida che le cooperative hanno davanti. Secondo Ferrari, in una fase di recessione economica così lunga e imponente, le cooperative hanno paradossalmente una responsabilità ancora maggiore delle semplici imprese di capitale. “Perché quando chiude una cooperativa, uccidiamo anche la speranza di chi si è rivolto al nostro mondo con fiducia”.
Direttore Ferrari, è vero che in questa crisi infinita le cooperative stanno reggendo meglio di altre imprese?
Non c’è nessuno che vive meglio di altri in questa situazione disastrosa. Noi stiamo riuscendo a sfruttare al massimo i nostri strumenti per sopravvivere. Contratti di solidarietà e auto sostegno che ci hanno permesso di ricorrere pochissimo alla cassa integrazione. In più, pur nella fragilità del sistema economico italiano, noi abbiamo mediamente imprese più grandi e più patrimonializzate. Il nostro sforzo è rivolto proprio a cercare altre formule per uscire dalla crisi.
Questa in fondo è la domanda che si fanno tutti. Quando e come si esce da questa crisi infinita?
Alle nostre imprese diciamo che da queste fase si esce solo con il coraggio e la forza di cambiare. Abbiamo bisogno delle idee nuove e della voglia, ancora più che delle braccia.
Anche in questa direzione, stiamo progettando forme di sostegno selettive, che si rivolgono a chi avrà volontà di crescere e innovarsi. Noi però abbiamo l’urgenza assoluta di risolvere il tema del rapporto con le pubbliche amministrazioni, che sta uccidendo le imprese. Noi ci troviamo davanti al paradosso d’imprese che non vengono pagate per mesi e mesi da una PA e che non possono nemmeno lasciare il lavoro, perché verrebbero accusate di interruzione di pubblico servizio. Qui noi dobbiamo fare una campagna senza quartiere, sui tempi e sulla burocrazia.
L’altro nemico è invece interno e si chiama cattiva cooperazione. Se noi ammicchiamo a comportamenti para legali, condanniamo le imprese sane a scomparire.
Quali strumenti mette in campo la Legacoop?
Gran parte delle nostre risorse sarà dedicata a fare nuova cooperazione. Auto impresa, utilizzo del salario minimo garantito come bonus per l’impresa. Sono strumenti che possono essere messi in campo, da subito. Ogni 100mila giovani che fanno servizio civile in Legacoop, 15mila restano in Lega. Sono numeri che ci confortano. Noi continuiamo a crescere seppure poco, ma è un dato comunque importante. Continuando a garantire una qualità di lavoro molto più alta, specie nel rapporto tra quello precario e quello stabile. Che è esattamente l’opposto rispetto alle normali aziende. Non basta girare il territorio, ma c’è il web. Il nostro Bando culturability ha richiamato 800 progetti che coinvolgono 3000 giovani.
A proposito di web, a fine mese sarà presentato il nuovo portale
Sarà tutto nuovo e più accessibile. Ci aspettiamo di essere più utili. Per noi deve diventare anche un luogo d’identità. Un modo per stare insieme e discutere di cose buone, non solo dei disastri. Di quello che succede nei territori, con uno scambio d’informazioni continuo tra il sito nazionale e quelli dei siti regionali.