Coop agroalimentari: il futuro è stare insieme.
Coop agroalimentari: il futuro è stare insieme.

Si è svolta ad Oristano l’assemblea delle cooperative agricole aderenti a Legacoop. Presente anche la presidenza nazionale, riunitasi in Sardegna. Il presidente Giovanni Luppi: “Dobbiamo difendere il nostro essere cooperatori”. Da Sardinews, settembre 2013

Restare piccoli significa sparire dal mercato e in tempi di crisi servono scelte radicali e coraggiose. Le cooperative agricole aderenti a Legacoop si sono riunite in assemblea il 20 settembre a Oristano, per fare il punto sulla realtà del settore nell’Isola e per fronteggiare le prossime sfide. L’assemblea di Oristano, poi, ha assunto un significato particolare perché si è riunita insieme alla presidenza nazionale di Legacoop alimentare. Un organismo che ha un suo peso specifico importante nel complesso del settore primario italiano e che ha al suo interno alcuni pezzi grossi come il presidente di Granarolo, Giampiero Calzorali o il numero uno di Granterre, maggiore produttore di Parmigiano Reggiano, Eros Valenti. “Una presidenza che vale 2,5 miliardi di fatturato annui”, come ha spiegato con un certo orgoglio il presidente nazionale Giovanni Luppi, a sua volta alla guida di Grandi salumifici italiani (che commercializza marchi leader come Casa Modena e Semfter).

 

Sui numeri e sul fatturato delle cooperative ha puntato anche il presidente regionale Claudio Atzori, quando ha spiegato che “non è importante avere decine di coop aderenti, se poi sono poche quelle che stanno realmente sul mercato e che producono redditi. Abbiamo bisogno di darci una nuova organizzazione, anche al nostro interno”. Una linea che è stata sviluppata da Daniele Caddeo, direttore Legacoop e membro della presidenza nazionale dell’agroalimentare. “Le dimensioni attuali delle nostre cooperative non ci permettono di stare sul mercato, abbiamo bisogno di scelte coraggiose, magari immaginando che le cooperative più piccole si fondino insieme. Abbiamo bisogno che i giovani tornino ad occuparsi di agricoltura, l’età media dei nostri soci è di 60-70 anni e spesso con il loro ritiro cessa anche l’attività”.

 

I numeri. Le cooperative agricole aderenti a Legacoop sono 103 con 9mila soci e circa 1.300 dipendenti. Il fatturato al 2012 è stato di 270 milioni di euro. Il comparto più ricco è quello vaccino con 132 milioni, il secondo quello ovino con ottantatré milioni e a seguire le cantine con 23,5 milioni di euro. Numeri interessanti, ma che vanno letti con attenzione, specie per quanto riguarda la concentrazione del fatturato. Quasi la metà, infatti, è realizzata dalla sola 3A di Arborea e l’80 per cento è messo insieme da sole tre cooperative, la stessa Arborea, la Formaggi Cao di Oristano e la Lacesa di Birori. Uno scenario che non lascia spazio a molte interpretazioni, come ha spigato Maria Cristina Manca, responsabile della gestione di 3A, “Il futuro non è dei piccoli, ma dei grandi e dei grandissimi. Perché il mercato ormai non è più nemmeno nazionale, ma per forza di cose deve essere internazionale. Noi siamo grandi (265 soci, 190 milioni di latte di alta qualità prodotto), ma siamo piccoli rispetto ad altri competitor. Il futuro sarà solo di chi sarà capace di evolversi nel modo giusto”.

 

Un discorso che difficilmente può essere applicato anche al settore ovino, dove i numeri e soprattutto la presenza sul mercato sono completamente diversi. “Il mercato del pecorino è in mano ai privati, ha raccontato Renato Illotto della formaggi Cao, anche se i 2/3 dei formaggi è prodotto dalle cooperative di pastori, i 2/3 è commercializzato dai privati. In questo modo per noi è difficile far sentire il peso sul mercato, nonostante il pecorino prodotto in Sardegna sia unico al mondo, per qualità”.

 

Alle molte suggestioni uscite dal dibattito ha cercato di dare una conclusione il presidente nazionale Giovanni Luppi, spiegando come alcune tendenze presenti in Sardegna esistano anche a livello nazionale “Anche il Parmigiano è prodotto per 2/3 da allevatori e commercializzato solo per 1/3. Ma questo significa che c’è qualcosa di sbagliato anche in quello che facciamo noi, non solo nel mercato”. La cooperazione, ha continuato Luppi, sta attraversando una fase decisiva e che non lascia alternative: “uniti si vince, divisi si perde. La cooperazione vale da sola 1/3 di tutto l’agro alimentare italiano, ma solo se sta insieme. Noi dobbiamo superare l’idea delle cooperative bianche, rosse, gialle o blu. Noi dobbiamo essere cooperatori e difendere il nostro sistema di produzione, a prescindere dalle vecchie appartenenze”. Progetti come l’Alleanza delle cooperative (che mette insieme Legacoop, Confcooperative e Agci) non sono più rinviabili. E sulle cooperative sarde, Giovanni Luppi lancia una promessa “Dobbiamo convincere la grande distribuzione che fa parte del nostro mondo, come Coop e Conad, ad inserire i vostri prodotti e a promuoverli maggiormente. Dobbiamo fare sistema tutti assieme, perché dubito che ci sarà a breve una ripresa dei consumi”.

 

 

 

 

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