Cnel, disoccupazione record ma non solo: Italia lavagna nera per l’abbandono scolastico. Lascia i banchi di scuola ancora il 20% dei ragazzi italiani, e la bassa performance del capitale si intreccia con quella dei lavoratori. In allegato.
Secondo le rilevazioni effettuate dal Consiglio nazionale economia e lavoro abbiamo però una consolazione: «Questo quadro cupo – si legge nel rapporto – è rischiarato da nuovi dati che dicono che il punto di minimo della recessione sembra essere stato toccato», ma per intercettare il cambiamento di una «una ripresa solida e duratura» questa non potrà che essere «trainata da una inversione di tendenza nell’andamento della produttività».
È proprio su questo punto che casca l’italico asino. Nel Bel Paese la produttività è ferma da vent’anni, ma la colpa è da attribuire in gran parte alla mancata produttività del capitale, e non quella del lavoro: nel periodo 1992-2011 la prima è calata infatti in media dello 0,7% e l’altra è al contrario aumentata dello 0,9%, al contrario di quanto comunemente si sostiene nel dibattito pubblico, addossando la colpa al lavoratore sfaticato, sempre e comunque.
Ma l’andamento scoraggiante della produttività del capitale è comunque legato a doppio filo con quello non brillante della produttività del lavoro. In Italia si investe prevalentemente in attività economiche a basso valore aggiunto, per le quali non occorrono lavoratori con particolari conoscenze o elevata istruzione. Non è un caso se coloro che ne abbondano lasciano di frequente il paese, ingrossando quell’ondata di riflusso che la fuga dei cervelli.
Un’economia poco innovativa è l’humus ideale per veder prosperare tassi d’abbandono scolastico da “lavagna nera”, come l’ha definiti Intervita nella sua analisi dell’abbandono scolastico nazionale, diffusa oggi: «Quasi 700.000 ragazzi italiani, 2 su 10 – sottolinea l’ong – lasciano la scuola senza aver conseguito un titolo superiore alla licenza media inferiore, un dato che colloca l’Italia come fanalino di coda d’Europa».
Il modo migliore per promuovere conoscenze, saperi e tecnologie è incentivare la trasformazione della produzione economica in un sistema che ne abbisogni. Un’economia sostenibile investe in innovazione per rendersi più produttiva e meno dissipatrice di risorse fisiche ed energetiche, offrendo al contempo lavori qualificati ai cittadini. Saper cogliere il punto di rimbalzo una volta toccato «il punto minimo di recessione» significa così impegnarsi a capire quale tipo di economia e consumi sia ottimale e socialmente desiderabile: si tratta di un seme assai difficile da far crescere sopra delle macerie, in tal caso politiche, ma si tratta di una sfida che val la pena di essere combattuta."
Segnalazione:
www.greenreport.it
Fonte:
www.cnel.it
Documento:
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