CGIL CISL UIL Sardegna: urge svolta nelle politiche di sviluppo
CGIL CISL UIL Sardegna: urge svolta nelle politiche di sviluppo

Un intervento dei Segretari generali di CGIL, CISL e UIL della Sardegna sui drammatici problemi dell’economia e dello sviluppo della nostra regione. In allegato il documento originale.

CGIL CISL UIL DELLA SARDEGNA CHIEDONO UN’IMMEDIATA SVOLTA NELLE POLITICHE DELLO SVILUPPO.
LE RESPONSABILITÀ E LE DIFFICOLTÀ CHE IN SARDEGNA OSTACOLANO LA CRESCITA ECONOMICA E IL LAVORO

La Sardegna vive una crisi senza precedenti, su più versanti, e in particolare su quelli del lavoro, delle attività produttive e del sistema di sicurezza sociale.
Problemi di dimensione planetaria interferiscono con quelli più prettamente locali.
Questi non possono essere, dunque, tempi di gestione ordinaria delle questioni che più attengono al governo della cosa pubblica e allo sviluppo economico e sociale.
L’immobilismo della politica è cosa grave quanto e più della crisi che attanaglia il sistema produttivo.
Nell’Isola, infatti, non vengono affrontate le cause vicine e lontane delle difficoltà in cui versa l’economia e la società sarda:

1.    la crisi produttiva continua a segnare livelli mai raggiunti non solo per le difficoltà dell’economia mondiale, ma soprattutto per non aver ancora trovato soluzione alle diseconomie che pesano storicamente, e che oggi si acuiscono sulle imprese. In particolare i trasporti, il costo energetico, la burocrazia, il credito, i servizi, i costi dell’insularità e il mancato riconoscimento delle pari opportunità rispetto al resto del Paese, il deficit infrastrutturale, materiale e immateriale;
2.    il vuoto strategico su agricoltura, allevamento e industria. La Regione, infatti, non è stata in grado di produrre un progetto sul quale avviare il confronto con gli operatori del settore e le parti sociali. Mentre crolla sia il primario che il secondario non è certo sufficiente, da parte della Regione, intervenire nella fase ormai terminale delle crisi aziendali per tentare di arginarle o per gestire la partita degli ammortizzatori sociali;
3.    un sistema regionale di sicurezza sociale da rivisitare. A iniziare dall’individuazione di nuove norme e misure in grado di cogliere le difficoltà in cui versano i cittadini a causa del fenomeno congiunto di disoccupazione e povertà materiale;
4.    l’assenza di un piano per il lavoro e di lotta alla disoccupazione giovanile, che pesa, insieme alla crisi, sull’incremento del tasso di disoccupazione;
5.    il ritardo sulle riforme istituzionali e della Regione che spiega la scarsa efficienza ed efficacia quanto a programmazione dello sviluppo, capacità di spesa e attuazione delle politiche. Vive infatti una crisi senza precedenti l’istituzione Regione, anche a causa del deficit di capacità di governo, ma anche per l’urgenza di ridefinirla come soggetto di regolazione delle aspettative e dei bisogni dei sardi e di programmazione dello sviluppo insieme alle istituzioni locali. Questa crisi rende ormai sempre più evidente la difficoltà dell’ente Regione di rendersi credibile in fase di attuazione delle norme e degli accordi che si sottoscrivono.
6.    il silenzio su un nuovo Patto costituzionale Stato-Regione, a partire dall’urgenza del nuovo statuto della Sardegna, dai poteri necessari all’autogoverno, e dalla definizione dei parametri e degli obiettivi necessari a garantire l’autonomia finanziaria della Regione.
Tutto ciò in una fase caratterizzata da un attacco senza precedenti alla specialità, con il tentativo da più parti di ricondurla ad un’ordinarietà e omologazione che renderebbe ancora di più debole e periferica l’Isola.
Si tratta di pensare a una Sardegna che dia senso alle nuove generazioni e dignità, di vita e di lavoro, a quelli che oggi vi abitano. È una sfida con la quale dobbiamo tutti misurarci, ma che riguarda primariamente la Regione e lo Stato.
Ciò che non si può accettare è che si osservino in silenzio o con rassegnazione le conseguenze territoriali della crisi, l’inefficacia dell’azione di governo e l’immobilismo della politica.
La sfida è quella di ridare speranza e senso alla vita democratica, e in primo luogo di valorizzare la partecipazione dei cittadini perché possa decollare un progetto di rinascita dell’Isola.
Per questo è indispensabile rinnovare e rimotivare l’azione politica e l’iniziativa delle istituzioni come soggetto efficace e tempestivo di regolazione della vita economica e sociale della Sardegna.
La mobilitazione dei lavoratori e di tutti i cittadini sardi è condizione fondamentale per promuovere dunque una nuova fase di positivo cambiamento nell’Isola.
In questa direzione le segreterie regionali di CGIL CISL UIL, proprio per contrastare l’impatto della crisi sui ceti più poveri ed emarginati, e per attuare una forte pressione e sollecitazione alla Giunta regionale verso il cambiamento, hanno programmato le seguenti iniziative per i prossimi mesi:
·    attivi unitari dei quadri e dei delegati dei settori produttivi in tutti i territori. Si parte con l’attivo di Nuoro martedì 31 gennaio 2012;
·    fiaccolata contro le povertà e l’emarginazione sociale, organizzata insieme alle associazioni che aderiscono alla Carta di Zuri, a Cagliari venerdì 10 febbraio 2012.

Queste iniziative avviano un percorso di mobilitazione che interesserà tutti i territori e si concluderà con lo sciopero generale regionale di tutti i settori produttivi e dei servizi a rete con una grande manifestazione a Cagliari, la cui data verrà decisa nei prossimi giorni.

 

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