Associazioni della salute mentale si rivolgono a Napolitano
Associazioni della salute mentale si rivolgono a Napolitano

La risposta del Coordinamento nazionale salute mentale e diritti alle proposte di legge presentate da esponenti del Pdl e della Lega sulla revisione della 180: “Reintroducono concetti superati come l’inguaribilità della malattia mentale”

In difesa della legge Basaglia le associazioni si rivolgono a Napolitano

La risposta del Coordinamento nazionale salute mentale e diritti alle proposte di legge presentate da esponenti del Pdl e della Lega sulla revisione della 180: "Reintroducono concetti superati come l’inguaribilità della malattia mentale"

ROMA – No a trattamenti sanitari obbligatori prolungati, no all’abrogazione e alla modifica delle leggi di riforma psichiatrica e sanitaria 180 e 833, no allo svuotamento del ruolo del servizio pubblico e sì invece a maggiori investimenti da parte delle regioni sui dipartimenti di salute mentale. Queste in sintesi le richieste espresse nel documento "Tutela della salute mentale e diritti di cittadinanza" elaborato dal Coordinamento nazionale salute mentale e diritti in risposta alle proposte di legge presentate alla Camera e al Senato da esponenti del Pdl e della Lega in merito alla revisione della legge cosiddetta "Basaglia". Nel documento – che negli scorsi giorni è stato inviato al presidente della Repubblica – si legge che le proposte normative depositate in Parlamento "reintroducono prepotentemente concetti oramai superati quali la pericolosità sociale, l’incomprensibilità e l’inguaribilità della cosiddetta malattia mentale". E che individuano "nuovi luoghi" di custodia e protezione "per l’obbligatorietà della cura" dimenticando i "passi da gigante" fatti nel campo della salute mentale sul fronte del "riconoscimento del diritto alla autodeterminazione e alla partecipazione alla propria cura".

Nello specifico, le tredici organizzazioni riunite nel Coordinamento sostengono "con forza" il ruolo del servizio pubblico e affermano che il ricorso a trattamenti sanitari obbligatori "prolungati a priori" per rispondere a situazioni di urgenza e di emergenza, oltre che assurdo e dannoso dal punto di vista terapeutico, è in contrasto con il dettato costituzionale. Al contrario sarebbe necessario attenersi alle indicazioni espresse nel documento emanato dalla Conferenza delle regioni, che ha approvato all unanimità il testo licenziato alla fine del 2008 dal Gruppo tecnico interregionale salute mentale. E allora – si legge nel documento – "piuttosto che abrogare o modificare le leggi già esistenti sarebbe necessario "completare la costruzione del sistema di presa in cura precoce e continuativa a livello territoriale come previsto dalla vigente normativa" e "ridare slancio ed energia alle regioni con investimenti adeguati alle necessità dei dipartimenti per la salute mentale di comunità", favorendo al tempo stesso "la diffusione di un sistema informativo che garantisca metodologie di valutazione e meccanismi sanzionatori".

La "deistituzionalizzazione" avviata con la riforma del 1978 – spiega il documento – ha dato inizio a "un processo di grande civiltà e progresso" che ha portato alla chiusura di tutti gli ospedali psichiatrici pubblici. Tale percorso, tuttavia, non è stato accompagnato sempre da buoni servizi territoriali di salute mentale e questo per via di "responsabilità precise" sia del governo centrale che delle regioni, le quali non sempre hanno fatto i necessari investimenti per "prevenire l insorgere di nuove situazioni di malattia e sofferenza". Eppure – rileva il documento – laddove "sono state messe in atto politiche e pratiche di presa in carico globale e continuativa" e sono stati realizzati "percorsi riabilitativi di inclusione sociale" i risultati ottenuti sono stati "particolarmente positivi". Si è dimostrato anzi – si legge ancora nel documento – che le persone con sofferenza mentale, anche nelle situazioni più gravi, "se precocemente e correttamente prese in cura" possono "migliorare notevolmente (nel 60% dei casi) o guarire (nel 30% dei casi) ed essere soddisfacentemente inserite nella vita sociale e lavorativa".

In questa prospettiva, dunque, assumono un particolare valore "elementi fondanti della stabilità di un individuo" come il lavoro e la possibilità di abitare in una casa. Obiettivi questi ultimi che secondo il Coordinamento nazionale salute mentale e diritti possono essere raggiunti grazie al contributo congiunto di tutti i soggetti istituzionali, e non solo, che operano sul territorio: enti locali, dipartimenti di salute mentale, aziende, imprese e cooperative. Il Coordinamento nazionale salute mentale e diritti è composto da Unasam, Anpis, Arci, Associazione Persona e Danno, Cnca, Cittadinanzattiva, Fish Onlus, Fondazione Franco e Franca Basaglia, Fondazione Don Luigi Di Liegro, Forum Nazionale Salute Mentale, Medicina Democratica, Rete Toscana degli Utenti e Psichiatria Democratica. (Antonella Patete)

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