Obiettivo, salvare dal pignoramento la casa in cui nacque Giuseppe Fava, fondatore della cooperativa giornalistica ucciso dalla mafia
Pubblichiamo il testo dell’appello, lanciato dalla cooperativa giornalistica “I Siciliani”, ad aderire alla sottoscrizione aperta per evitare che vengano definitivamente pignorate, a seguito di un provvedimento emesso dall’autorità giudiziaria di Catania, le case di alcuni ex giornalisti della storica testata catanese. Tra queste, anche la casa dove nacque Giuseppe Fava, fondatore della cooperativa ucciso dalla mafia nel 1984.
All’appello ha aderito, tra gli altri, Dacia Maraini che in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera (21 giugno) ha annunciato il proprio contributo, esprimendo la speranza che molti altri seguano il suo esempio.
“Dopo l’assassinio mafioso di Giuseppe Fava, il 5 gennaio 1984, i redattori de I Siciliani scelsero di non sbandarsi, di tenere aperto il giornale e di portare avanti per molti anni la cooperativa giornalistica fondata dal loro direttore, affrontando un tempo di sacrifici durissimi in nome della lotta alla mafia e della libera informazione. Anni di rischi personali, di stipendi (mai) pagati, di concreta solitudine istituzionale (non una pagina di pubblicità per cinque anni!)
Oggi, a un quarto di secolo dalla morte di Fava, alcuni di loro, membri allora del CdA della cooperativa, rischiano di perdere le loro case per il puntiglio di una sentenza di fallimento che si presenta – venticinque anni dopo – a reclamare il dovuto sui poveri debiti della cooperativa. Il precetto di pignoramento è stato già notificato, senza curarsi d’attendere nemmeno la sentenza d’appello. È chiaro che non si tratta di vicende personali: la redazione de I Siciliani in quegli anni rappresentò molto di più che se stessa, in un contesto estremamente difficile e rischioso. Da soli, quei giovani giornalisti diedero voce udibile e forte alla Sicilia onesta, alle decine di migliaia di siciliani che non si rassegnavano a convivere con la mafia. Il loro torto fu quello di non dar spazio al dolore per la morte del direttore, di non chiudere il giornale, di non accettare facili e comodi ripieghi professionali ma di andare avanti. Quel torto di coerenza, per il tribunale fallimentare vale oggi quasi centomila euro, tra interessi, more e spese. Centomila euro che la giustizia catanese, con imbarazzante ostinazione, pretende adesso di incassare per mano degli ufficiali giudiziari.
Ci saranno momenti e luoghi per approfondire questa vicenda, per scrutarne ragioni e meccanismi che a noi sfuggono. Adesso c’è da salvare le nostre case già pignorate. Una di queste, per la cronaca, è quella in cui nacque Giuseppe Fava e che, adesso, è finita sotto i sigilli. Un modo per affiancare al prezzo della morte anche quello della beffa.
Proprio per questo la Fondazione Giuseppe Fava ha voluto aprire appositamente un conto corrente (che trovate in basso) e una sottoscrizione. Si chiede di dare il vostro contribuito e di far girare questa richiesta.
Altrimenti sarà un’altra malinconica vittoria della mafia su chi i mafiosi e i loro amici ha continuato a combatterli per un quarto di secolo”.
N.B.: I bonifici vanno fatti sul cc della "Fondazione Giuseppe Fava"
Credito Siciliano, ag. di Cannizzaro, 95021 Acicastello (CT)
iban: IT22A0301926122000000557524
causale di ogni bonifico: per "I Siciliani"