Riprendiamo dal sito nazionale di Legacoop una sintesi dei primi risultati del 1° Rapporto Censis sulla cooperazione in Italia presentato all’Assemblea dell’ACI dal Direttore dell’Istituto di ricerca, Giuseppe Roma.
I numeri della cooperazione in Italia. Quasi 80 mila imprese che danno lavoro a 1 milione 382 mila persone: la cooperazione rappresenta una dimensione sempre più rilevante nel nostro Paese con una presenza “chiave” nei settori centrali della nostra economia. L’Alleanza delle Cooperative Italiane rappresenta il 90% della cooperazione. Con più di 12 milioni di soci, 1 milione e 300 mila addetti, il mondo delle imprese aderenti all’Alleanza produce un fatturato globale di circa 140 miliardi di euro.
Una storia che viene dal passato. La cooperazione ha conosciuto un lento ma graduale sviluppo nel corso degli ultimi 40 anni, proseguito anche nell’ultimo decennio. Tra il 2001 e 2011 il numero delle cooperative è passato da 70.029 a 79.949, registrando un incremento di quasi dieci mila unità. Le imprese cooperative hanno mostrato una vitalità molto più accentuata rispetto al sistema delle imprese nel suo complesso, che pure non ha mancato di registrare, lungo tutto il decennio, positivi risultati: a fronte infatti di un incremento complessivo del numero delle imprese italiane del 7,7% le cooperative hanno segnato un balzo in avanti del 14,2% facendo crescere il ruolo che tale segmento riveste nello sviluppo economico e produttivo del Paese: se nel 2001 su 1000 imprese attive si contavano 14,2 cooperative nel 2011 il valore è salito a 15,2, accreditando la cooperazione come un segmento estremamente dinamico e vitale del ricco panorama imprenditoriale italiano.
Il contributo all’occupazione. Le cooperative contribuiscono al 7,4% dell’occupazione creata dal sistema delle imprese in Italia. I settori in cui la cooperazione fornisce il suo apporto più rilevante sono il terziario sociale (dove il 23,7% dei lavoratori è occupato in cooperative) e in particolare il settore sanità e assistenza sociale (49,7%), il settore dei trasporti e della logistica (24% di occupati) e i servizi di supporto alle imprese (19,3%). Le cooperative presentano dimensioni molto più consolidate delle imprese tradizionali, considerato che nel 2011, a fronte di una media di 3,5 addetti per impresa, le cooperative ne contavano 17,3.
Un universo articolato e differenziato al proprio interno. L’universo cooperativo è un arcipelago di piccole, medie e grandi realtà operanti nei settori più diversi dell’economia del Paese. Se la gran parte delle cooperative presenta volumi economici “contenuti” (il 32,8% ha un fatturato inferiore ai 50 mila euro e il 68,7% ha meno di 10 occupati) non va trascurato il ruolo della grande cooperazione: sono il 16,1% le cooperative che superano il milione di fatturato e che generano da sole il 66,7% dell’occupazione del sistema; tra queste vi è un 1,9% che presenta un fatturato superiore ai 10 milioni di euro, e che contribuisce da solo al 32,9% dell’occupazione. Le cooperative operano in tutti i settori economici, con una presenza “chiave” in alcuni particolarmente strategici, come il credito, l’agroalimentare, il sociale, la grande distribuzione. Il 75,1% degli occupati nelle cooperative lavora nei servizi, e di questi il 22,4% nel terziario sociale, il 18,6% nel settore dei trasporti e della logistica, e il 18,1% nei servizi alle imprese ed altre attività professionali.
La geografia della cooperazione. La cooperazione risulta diffusa in tutto il Paese, con una presenza molto più capillare al Sud rispetto al Centro Nord, grazie al rilevante ruolo che questa svolge in ambito agricolo e, in parte, edile: a fronte di una media Italia di 12,3 cooperative ogni 10 mila abitanti, al Sud il dato sale al 16,3, contro il 10,5 del Nord Ovest, il 9,9 del Nord Est e il 9,6 del Centro. Tuttavia guardando all’impatto occupazionale che la cooperazione ha sul territorio, la situazione appare ribaltata con un ruolo più rilevante del Nord Est, dove contribuisce per il 9,4% all’occupazione generata dal sistema imprese (al sud la percentuale pè del 7,6%, al Centro del 6,8% e al Nord Ovest del 6,2%). In Emilia Romagna il valore raggiunge la soglia del 13,4%
Fiducia e radicamento nel territorio, valori fondanti della cooperazione. Fiducia di utenti e consumatori, legame con il territorio, qualità dei prodotti/servizi offerti e coinvolgimento delle risorse umane: l’identikit della cooperativa “modello” passa dalla rivendicazione di una cultura – e una pratica – aziendale diversa da quella che ispira l’azione delle imprese tradizionali, promovendo una strategia più complessa attenta alle relazioni umane e al valore della persona. Al primo posto tra i fattori di competitività identificati dalle cooperative, queste indicano il rapporto di fiducia con utenti e consumatori (indicato dal 64% delle risposte) assieme al forte radicamento sul territorio (48,5%). E a seguire, la capacità di offrire prodotti e servizi di elevata qualità (35,5%) e poter fare affidamento su risorse umane eccellenti (32,8%) il cui coinvolgimento nella gestione dell’impresa porta fidelizzazione e migliora la produttività.
Il valore della persona al centro del modello di impresa. Attente non solo alle esigenze di uti e consumatori e ai rapporti con il territorio le cooperative riconoscono il valore delle proprie risorse umane, dei propri soci, come elemento fondante la propria identità. Diverse sono le pratiche adottate per venire incontro alle esigenze dei lavoratori e per promuoverne la crescita professionale. La maggioranza delle cooperative (il 56%), è impegnata nel garantire un’organizzazione del lavoro flessibile, che permetta autonomia e incentivi la responsabilizzazione. E’ questa la dimensione principale di intervento, coerente con la natura di un’organizzazione che su principi di responsabilizzazione e partecipazione attiva del lavoratore fonda le ragioni della propria esistenza. A seguire, il 37% delle cooperative dichiara di portare avanti programmi di promozione della crescita professionale dei giovani soci, attraverso corsi di aggiornamento e promozioni di carriera; il 16,2% ha adottato misure volte a favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per le donne (asili nido in azienda, banche delle ore, ecc.). Vi è, infine un 7,9% che ha adottato misure di welfare integrativo per i propri dipendenti (fondi pensionistici e sanitari complementari, ecc.) e un 7,4% che ha introdotto misure di supporto agli immigrati che lavorano nella cooperativa.
Una fase difficile anche per la cooperazione. Nella difficile congiuntura il mondo della cooperazione è stato capace di reagire positivamente, difendendo l’occupazione e cercando, dove possibile, nuovi spazi di mercato. Alla richiesta di definire la fase attualmente attraversata dall’azienda il 40,2% delle cooperative risponde di vivere un momento di stazionarietà; il 24,6% vive invece una fase di consolidamento dei risultati raggiunti. Il 17,4% dichiara di essere in crescita mentre all’opposto vi è 17,7% che si trova a vivere grosse difficoltà. La crisi ha impattato in maniera molto disomogenea tra i vari comparti di attività, con settori anti-ciclici il cui mercato non smette di crescere – è il caso del sociale – e altri, come il manifatturiero, che invece, hanno subito pesanti battute d’arresto. Per il 2012 le prospettive per le cooperative non sembrano destinate a migliorare più di tanto: la maggioranza (il 51,2%) si aspetta una situazione di ristagno mentre il 4% prevede addirittura la crisi per la propria cooperativa.
La straordinaria tenuta occupazionale. La cooperazione ha mostrato negli anni della crisi una straordinaria capacità di tenuta, continuando a costituire un bacino prezioso e per certi versi unico di nuove opportunità di lavoro. Dal 2007 al 2011 l’occupazione creata dalle cooperative italiane è aumentata dell’8% facendo lievitare il numero degli occupati tra soci e non soci da 1 milione 279 mila agli attuali 1 milione 382 mila. Si tratta di un dato in totale controtendenza con quello che è il ben noto quadro di sistema, considerato che nello stesso arco di tempo l’occupazione in forza presso le imprese è diminuita del 2,3% mentre il mercato del lavoro ha subito una perdita di posti di lavoro pari all’1,2%. A trainare l’aumento dell’occupazione nel periodo considerato è stato il settore della cooperazione sociale, che ha registrato tra 2007 e 2011 un vero e proprio boom, con una crescita del numero dei lavoratori del 17,3%.
La cooperazione, un modello innovativo per uscire dalla crisi. Se la cooperazione ha dimostrato una buona capacità di risposta nell’affrontare le criticità derivanti dalla crisi, i cooperatori sono convinti che questa possa costituire un valido modello di riferimento per la ripresa. Innanzitutto per il ruolo in termini di tenuta occupazionale che la cooperazione ha svolto negli ultimi anni: il 30,3% dei cooperatori reputa che questo sia il contributo più importante che la cooperazione sta dando alla ripresa. In secondo luogo attraverso la promozione di una filosofia ed una logica di fare impresa diversa da quella tradizionale, più attenta al valore della persona e della comunità (indica tale item il 26,1%) e allo sviluppo di modelli di gestione dei servizi più orientati alla partecipazione e alla responsabilizzazione degli utenti finali (19,1%). Infine il mondo cooperativo può supportare il Paese nell’uscita dalla crisi attraverso la sua tendenza “storica” ad intervenire in settori nuovi in cui si concentrano maggiori possibilità di sviluppo (12%) oppure a presidiare quelli in cui il ruolo pubblico tende a venire meno (10,6%).
Fonte: www.censis.it
Segnalazione : www.legacoop.coop