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Presidente Legacoop risponde alla diffamazione dell’Unione Sarda

Legacoop Sardegna, all’indomani del vergognoso attacco diffamatorio a mezzo stampa (prima pagina e pag.10 del 18/01/2014) e sito internet da parte dell’Unione Sarda, intende tutelarsi al fine di denunciare la diffamazione e le calunnie contenute nell’articolo

Ferma e decisa reazione del Presidente di Legacoop Sardegna, Claudio Atzori, al vergognoso attacco diffamatorio da parte del quotidiano “L’Unione Sarda”, che sul giornale uscito sabato 18 gennaio  e sul suo sito internet ha scientemente e volutamente rappresentato una situazione difforme rispetto alla realtà, con chiaro intento (e meno chiare motivazioni) di arrecare danno all’Organizzazione e denigrare l’onorabilità del suo Presidente e dei suoi dirigenti.


Il Comunicato Stampa

 

Legacoop Sardegna, all’indomani del vergognoso attacco diffamatorio a mezzo stampa (prima pagina e pag.10 Cronaca Regionale del 18/01/2014) e sito internet da parte dell’Unione Sarda, intende tutelarsi al fine di denunciare la diffamazione e le calunnie impropriamente ed incautamente contenute nell’articolo firmato dal Signor Massimo Ledda sotto la direzione del Signor Anthoni Muroni, che ha arrecato un gravissimo danno a LEGACOOP e sprezzantemente lesivo dell’onorabilità della stessa e delle persone citate.

 

Gli organi di informazione (quotidiano e sito internet) dell’Unione Sarda hanno volutamente rappresentato una situazione difforme dalla realtà.

Pagina Online “Inchiesta giudiziaria scuote la Legacoop diciannove amministratori a processo”

Prima pagina quotidiano “La finanziaria di Legacoop sotto inchiesta”

Gli occhielli, i titoli, catenaccio e sommario riportano: “L’inchiesta: reati finanziari”; “L’accusa: la società ha omesso la registrazione delle operazioni violando le leggi sul contrasto alla criminalità organizzata”; “Antiriciclaggio, per 5 anni il braccio della Lega coop avrebbe disatteso le norme”; “Bufera giudiziaria sulla Coopfin”; “il pm De Angelis manda a giudizio 19 amministratori”;

Oltre alla immotivata rilevanza attribuita, tutto l’articolo trasuda un ingiustificabile accanimento ed una inaccettabile serie di innumerevoli imprecisioni per le quali, Legacoop ed i suoi massimi Dirigenti menzionati, hanno deciso di tutelarsi.

 

In realtà, è bene chiarire sin da subito che:

 

·      Non vi è nessuna bufera giudiziaria su Legacoop;

 

·      Coopfin Spa non è il braccio finanziario di Legacoop;

 

·      Gli articoli riportano ad arte una situazione difforme dalla realtà – nella descrizione dei reati contestati e nelle responsabilità dei soggetti richiamati;

 

·      Le modalità con cui è stata pubblicata la “notizia” sono state ispirate con l’unico obiettivo di screditare Legacoop e i suoi massimi vertici degli ultimi anni.

 

COOPFIN Spa

Per la verità dei fatti, e per un corretto modo di operare che dovrebbe avere chi ambisce a fare informazione corretta, Coop Fin è una società per azioni nella cui proprietà non vi è Legacoop nemmeno all’interno della compagine dei soci.

 

I soci sono: Fincoop Sarda S.r.L (40% di quote); Finlega S.r.L. (40% di quote); Cooperativa CO.SE.IN (20% di quote).

Di queste, solo i soci di Finlega sono Cooperative aderenti a Legacoop (unica Centrale Cooperativa richiamata nell’articolo).

 
I reati citati e la responsabilità delle persone richiamate:

L’inchiesta su Coop Fin S.p.A., e non su Legacoop, è stata avviata il 29 luglio del 2010 ed è partita su mandato di Banca d’Italia (con affidamento degli accertamenti ispettivi al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza) e chiusa dagli stessi il 12 novembre del 2010.

Le contestazioni mosse riguardano procedure tecniche (inosservanza dell’istituzione dell’archivio unico) che la società Coop Fin S.p.A. “avrebbe dovuto adottare sin dal 1991 ed in forma elettronica dal 2007 con responsabilità diverse dei singoli anche nei diversi ruoli (Amministratori e componenti del Collegio sindacale)

Per quanto riguarda gli Amministratori, a partire dal Presidente di Legacoop, in data 24 febbraio 2011 Banca d’Italia, con decisione datata 17 febbraio 2012 ha comunicato che: “Al riguardo, si comunica che, valutate le controdeduzioni presentate e considerato il complesso degli elementi istruttori, non è stato dato seguito all’iter sanzionatorio avviato nei confronti della signoria vostra”. Ciò ha evitato, una sanzione da 5.000 a 50.000 €uro.

Per quanto riguarda la parte penale, attendiamo fiduciosi e con serenità il relativo giudizio per il quale siamo ampiamente fiduciosi.

In ogni caso quand’anche si dovesse accertare che Coop Fin avesse avuto l’obbligo dell’istituzione dell’archivio unico, contrariamente a quanto ritenuto da tutti i collegi sindacali che si sono susseguiti dal 1992 ad oggi in Coopfin, va chiarito che la sanzione edittale prevista per gli Amministratori è una sola pecuniaria (multa) dai 2.500 a 13.000 €uro, ben lontano dal quadro a fosche tinte dipinto dal cronista giudiziario dell’Unione Sarda .

Un giornalista che si occupa di inchieste giudiziarie, avrebbe dovuto descrivere la notizia per quello che è, senza ingigantirla per farla apparire come un grave reato. Si tratta infatti, di un “eventuale” reato così detto “bagatellare”, cioè di un reato minore, per cui non è prevista, per legge, nemmeno l’udienza preliminare.

 

Querela per diffamazione e calunnia

Digitalizzato a 25-03-2013 13

 

Considerato che, dalle indagini del nucleo operativo di Polizia Tributaria della Guardia di finanza, non è emersa alcuna operazione sospetta, circa i reati infamanti richiamati dall’articolo, vista la rappresentazione distorta fornita dagli organi di informazione dell’Unione Sarda finalizzati ad arrecare gravissimi danni di onorabilità delle persone coinvolte, oltre al coinvolgimento improprio di Legacoop, è stata presentata formale Querela per tutti i reati che potranno ravvisarsi nelle condotte descritte e attribuite al noto periodico cioè, diffamazione aggravata e quant’altro nei confronti del signor Ledda, del signor Muroni quale direttore del periodico, quindi obbligato ad un rigoroso controllo sugli articoli di stampa e degli eventuali altri soggetti responsabili, oltre che una richiesta di risarcimento per il danni di immagine ed onorabilità subiti.

                                   

                                                                  Il Presidente Claudio Atzori

 

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