La Lega punta sull’aggregazione delle strutture esistenti per migliorare i servizi alla persona. Claudio Atzori: “Fondi mal distribuiti, su 300 milioni il 50% si disperde”. Secondo Enzo Porcu bisogna accorpare le cooperative esistenti in Sardegna. Da l’Unione Sarda
Aggregazione delle cooperative sociali più piccole e revisione della macchina burocratica per impegnare al meglio le risorse. La proposta per rilanciare il sistema economico – emersa ieri durante l’assemblea regionale delle cooperative sociali – si fonda su questi presupposti. Per avere un quadro nazionale definito sulle imprese, che si occupano di servizi alla persona a 360 gradi, si dovrà attendere il terzo congresso di Legacoopsociali, programmato per il 7 e 8 novembre prossimi a Roma. In questa occasione sarà approvato anche il documento politico che racchiude proposte e linee guida.
I DATI «Nell’Isola abbiamo 841 cooperative sociali che impiegano circa 8mila addetti. Di queste», ha spiegato Claudio Atzori, presidente Legacoop Sardegna, «202 sono nostre associate. Queste ultime, hanno 3.855 occupati. La nostra politica non è incentivare la creazione di nuove coop. Noi, al contrario, puntiamo a far crescere la cooperazione all’interno di quelle già esistenti. Dei 200 milioni di euro di fatturato prodotto all’anno da tutte le cooperative regionali, 109 milioni sono riferiti alle nostre affiliate».
I FONDI La programmazione delle risorse della Regione Sardegna è considerata tra le più consistenti, rispetto a quella di altre Regioni della penisola, anche se non mancano le criticità. «Ogni anno vengono pianificati intorno ai 300 milioni di euro nell’ambito della programmazione socio-assistenziale e sanitaria. Purtroppo», sottolinea Atzori, «il 50% delle risorse non sono impegnate per i servizi, ma servono per reggere l’intero apparato. Ad esempio, la legge 162 (per gli interventi sulle disabilità gravi) assorbe il 60% dei fondi a discapito di altre misure». Dall’associazione puntano il dito anche contro la legge 23 del 2005: «Sono passati 8 anni e non si è data attuazione quasi a nulla. Oggi si va verso l’accreditamento delle strutture», precisa il presidente regionale di Legacoop, «ma nonostante la delibera di agosto scorso, è tutto bloccato perché ancora non sono state stabilite le tariffe dei servizi, perché non è stato nominato il comitato per il controllo della gestione delle misure. Non chiediamo più fondi, perché sappiamo bene che non c’è possibilità di averne ulteriori, ma riteniamo che quelli esistenti siano spesi male».
FARE RETE Il numero delle cooperative sociali è in continua crescita e secondo Enzo Porcu, coordinatore regionale Legacoopsociali Sardegna, «non si tratta di un aspetto positivo. Nell’Isola, il rapporto cooperative-residenti è estremamente alto. L’ideale sarebbe accorparle, perché l’esperienza umana e tecnica degli operatori non deve essere sprecata». Il lavoro delle cooperative potrebbe rappresentare una soluzione per uscire dalla crisi. «Crediamo che la strada maestra da intraprendere», ha chiarito Paola Menetti, presidente nazionale Legacoopsociali, «sia considerare anche il valore economico di attività non delocalizzabili, indirizzate alla cura delle persone dove si sviluppa alta intensità di lavoro. Serve un forte investimento nei soggetti sociali e nelle istituzioni, improntato all’innovazione».