UE: cooperare per un’acquacoltura sostenibile
UE: cooperare per un’acquacoltura sostenibile

La Commissione europea ha pubblicato le linee guida strategiche per promuovere lo sviluppo dell’acquacoltura nell’Ue, cooperando in tal modo con gli Stati membri e le parti interessate per superare le difficoltà che il settore stà affrontando.

Nel 2010 la produzione acquicola era di 1,26 milioni di tonnellate prodotte, per un valore di 3,1 miliardi di euro, circa il 2% della produzione dell’acquacoltura mondiale. Negli ultimi 10 anni la produzione acquicola dell’UE è rimasta stazionaria, mentre in altri continenti, soprattutto in Asia, questa industria ha avuto un boom eccezionale.

Attualmente il 10% dei prodotti ittici consumati nell’Ue proviene dall’acquacoltura: il 25% dalle attività di pesca dell’Ue e il 65% da importazioni da Paesi terzi. Negli ultimi anni il gap tra consumo e catture effettuate dai pescherecci dell’Ue è cresciuto e l’acquacoltura può contribuire a colmarlo. Secondo la Commissione «Ogni punto percentuale del consumo attuale dell’UE prodotto internamente con l’acquacoltura potrebbe contribuire a creare tra 3 000 e 4 000 posti di lavoro a tempo pieno. Oltre a presentare un potenziale di crescita significativo, il settore acquicolo dell’UE può contribuire a ridurre il sovrasfruttamento delle risorse marine. Gli orientamenti presentati oggi aiuteranno a coordinare gli sforzi di tutti gli Stati membri. Essi non creano nuovi obblighi giuridici, ma presentano una serie di iniziative volontarie che gli Stati membri, la Commissione e le parti interessate possono prendere per promuovere un’industria che sia sostenibile sotto il profilo economico, sociale e ambientale e che offra ai consumatori prodotti ittici sani e di qualità».

La linee guida strategiche sono collegate alla proposta di riforma della politica comune della pesca (Pcp), che punta a promuovere l’acquacoltura applicando un "metodo di coordinamento aperto". Sulla base di questi orientamenti e con riserva dell’esito dei negoziati sulla riforma della Pcp, gli Stati membri elaboreranno piani strategici nazionali pluriennali tenendo conto della situazione di partenza, dei problemi e del potenziale di ciascun paese. La Commissione «Contribuirà al coordinamento delle attività e allo scambio delle migliori pratiche e fornirà ulteriori orientamenti su come conciliare nella pratica le attività economiche con la legislazione dell’Ue».

La riforma della politica comune della pesca, attualmente in discussione, evidenzia che «Il settore dell’acquacoltura può contribuire a ridurre il divario tra il crescente consumo di prodotti ittici e il depauperamento degli stock. Esso può infatti rappresentare un’alternativa praticabile al sovrasfruttamento e generare crescita e occupazione nelle zone costiere e interne. In altre parti del mondo questo settore è in piena espansione. In generale, nell’Ue si trova invece in una situazione stazionaria dovuta in parte alla lunga durata delle procedure di rilascio delle licenze e alle inefficienze amministrative esistenti a diversi livelli».

La Commissione, insieme a tutte le parti interessate, ha individuato 4 problemi principali l’acquacoltura deve affrontare: necessità di ridurre gli oneri amministrativi e le incertezze per gli operatori;  esigenza di agevolare l’accesso allo spazio e all’acqua; necessità di incrementare la competitività del settore; esigenza di creare condizioni di concorrenza più eque sfruttando il vantaggio competitivo dei prodotti ittici "made in Eu".

«Gli orientamenti affrontano questi problemi e, per contribuire a liberare il potenziale del settore acquicolo dell’Ue, delineano una serie di misure, ad esempio in materia di semplificazione amministrativa, pianificazione dello spazio, organizzazione del mercato, diversificazione, etichettatura e informazione», spiega la Commissione, che fa alcuni esempio: la Commissione coordinerà un’analisi volta a individuare le migliori pratiche per ridurre i tempi di rilascio delle licenze necessarie all’avviamento di nuovi impianti di acquacoltura; la Commissione promuove un approccio integrato alla pianificazione dello spazio che contribuirà a garantire agli operatori un accesso adeguato allo spazio e all’acqua, riducendo nel contempo al minimo l’impatto sull’ambiente e sulle altre attività economiche; l’acquacoltura europea offre prodotti di qualità conformi alle norme più rigorose in materia di salute dei consumatori, protezione ambientale e benessere degli animali. Se questo incide sui costi dei produttori, può però tradursi in un vantaggio competitivo e migliorare la percezione dei consumatori grazie a un’informazione adeguata sulla qualità dei prodotti, ad esempio tramite l’etichettatura.

Presentando le linee guida, la commissaria alla pesca ed agli affari marittimi, Maria Damanaki, ha detto: «Oggi ottenere una licenza per un nuovo impianto può richiedere fino a tre anni e questo ovviamente scoraggia gli investitori. Intendo collaborare con gli Stati membri per ridurre gli oneri amministrativi e rafforzare la competitività del settore traendo vantaggio dall’elevato livello di protezione dei consumatori e dell’ambiente di cui disponiamo attualmente».

 

www.greenreport.it

Condividi sui Social Network