Stimate entrate per le casse pubbliche di 30-35 miliardi di euro l’anno. «Tutto è pronto perché un’imposta comune sulle transazioni finanziarie possa essere introdotta nell’Ue».
Passi avanti circa la tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf): oggi la Commissione europea ha precisato i dettagli da introdurre nel quadro di una cooperazione rafforzata. Come richiesto dagli 11 Stati membri che procederanno con l’applicazione di tale imposta (tra cui l’Italia), il testo della direttiva rispecchia il campo di applicazione e gli obiettivi della proposta originaria presentata dalla Commissione nel settembre 2011.
È mantenuto l’approccio di assoggettare tutte le transazioni per le quali esista un collegamento con la zona di applicazione della Ttf, così come sono mantenute le aliquote dello 0,1% per le azioni e obbligazioni e dello 0,01% per i derivati. Tra le novità, rispetto alla proposta originaria, l’attuazione dell’imposta su una scala geografica ridotta cambiamento inteso soprattutto a garantire chiarezza giuridica e a rafforzare le disposizioni anti- elusione e anti-abusi, spiega la Commissione.
«Con la proposta odierna, tutto è pronto perché un’imposta comune sulle transazioni finanziarie possa essere introdotta nell’Ue – ha dichiarato Algirdas Šemeta, commissario responsabile per la fiscalità- Sul tavolo vi è un’imposta senza dubbio equa e tecnicamente solida, che consentirà di rafforzare il mercato unico e contenere le negoziazioni irresponsabili. Undici Stati membri hanno sollecitato questa proposta, in modo da poter procedere con l’introduzione della Ttf mediante una cooperazione rafforzata. Ora invito questi stessi Stati membri ad andare avanti con ambizione: li esorto a decidere e concludere, in modo da dar vita alla prima Ttf regionale del mondo».
Si ricorda che nel settembre 2011, la Commissione ha presentato una proposta concernente un sistema comune di imposta sulle transazioni finanziarie, con l’obiettivo di assicurare un approccio coerente alla tassazione di questo settore nel mercato unico, assicurando un giusto contributo da parte del settore finanziario alle finanze pubbliche e facendo sì che le negoziazioni nel settore finanziario contribuiscano maggiormente a efficienza e welfare. Dopo lungo dibattito, preso atto che in breve periodo era impossibile l’applicazione ai 27 Stati membri e verificato che alcuni Stati avevano espresso l’intenzione di andare avanti, si è proceduto attraverso una proposta di cooperazione rafforzata sull’imposta sulle transazioni finanziarie che ha avuto il via libera prima della Commissione, poi del Parlamento europeo e infine l’approvazione dei ministri delle finanze europei al Consiglio Ecofin nel gennaio 2013. Quindi la Commissione ha potuto procedere con la presentazione della proposta dettagliata sulla Ttf da applicarsi negli 11 Stati membri.
La Ttf, spiegano dalla Commissione, ha tre obiettivi principali: rafforzare il mercato unico riducendo il numero di impostazioni nazionali divergenti in materia di tassazione delle transazioni finanziarie; garantire che il settore finanziario fornisca un contributo giusto e cospicuo alle entrate pubbliche; sostenere le misure regolamentari incoraggiando il settore finanziario ad impegnarsi in attività più responsabili, orientate verso l’economia reale. «Come nella proposta originaria, le aliquote sono basse, la base imponibile è ampia e sono previste reti di sicurezza contro il trasferimento delle attività del settore finanziario-hanno dichiarato dalla Commissione- Sempre come nella precedente proposta, si applicherà il "principio di residenza". Ciò significa che l’imposta sarà dovuta se una delle parti della transazione è stabilita in uno Stato membro partecipante, indipendentemente dal luogo in cui l’operazione ha luogo. Ciò vale sia se un ente finanziario coinvolto nell’operazione è esso stesso stabilito nella zona Ttf, sia se tale ente agisce per conto di una parte stabilita in tale zona.
Inoltre – hanno aggiunto dalla Commissione – come ulteriore salvaguardia contro l’elusione dell’imposta, la proposta odierna aggiunge anche il "principio di emissione". In base a tale principio gli strumenti finanziari emessi negli 11 Stati membri saranno tassati quando sono negoziati, anche se quanti li negoziano non sono stabiliti nella zona Ttf». Come nella proposta originaria, al fine di proteggere l’economia reale la Ttf non si applicherà alle attività finanziarie quotidiane dei cittadini e delle imprese (prestiti, pagamenti, assicurazioni, depositi ecc.). Né si applicherà alle tradizionali attività bancarie d’investimento nel quadro della raccolta di capitali o alle operazioni finanziarie effettuate nell’ambito di ristrutturazioni.
La proposta infine esclude le attività di rifinanziamento, la politica monetaria e la gestione del debito pubblico. Pertanto, le operazioni effettuate con le banche centrali e la Bce, con la European Financial Stability Facility, con il meccanismo europeo di stabilità e le operazioni con l’Unione europea sono esonerate dall’imposta.
Al di la delle esenzioni (molte) e dei possibili aggiustamenti che nel tempo si potranno attuare, è opportuno sottolineare nuovamente l’importanza di questa imposta, che dovrebbe produrre entrate di 30-35 miliardi di euro l’anno una volta applicata dagli 11 Stati membri.