Banca Etica alla Commissione Finanze della Camera
Banca Etica alla Commissione Finanze della Camera

Banca Etica è stata ascoltata dalla VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle proposte europee di regolamento sui requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento (c.d. Basilea 3).

“Sul credito servono regole più rispettose delle specificità del Terzo Settore”.

La delegazione era guidata dal presidente Ugo Biggeri e composta anche dal Consigliere di Amministrazione Sabina Siniscalchi, dal Direttore Generale Mario Crosta e dal Vice Direttore Generale Pasquale Spani.

Banca Etica apprezza lo sforzo di definire misure armonizzate a livello internazionale e condivide le finalità dei provvedimenti volti a promuovere una maggiore resilienza del settore bancario. Ma è altrettanto consapevole che, per porre rimedio alle cause della crisi finanziaria esplosa nel 2007, il modello della “taglia unica” proposto da Basilea 3 è inappropriato per le banche etiche e per gli istituti di dimensioni medio-piccole che operano a livello locale. Banca Etica condivide quindi le considerazioni già presentate alla Commissione da ABI, Assopopolari e Federcasse.

Il modello propugnato da Basilea 3 finisce, infatti, per penalizzare le banche che, come la nostra, praticano un tradizionale modello economico orientato agli impieghi a famiglie e imprese, sociali nel nostro caso. Queste banche non hanno in alcun modo contribuito alla degenerazione speculativa della finanza, ma anzi hanno continuato a svolgere un’importante funzione anticiclica, aumentando anno dopo anno i finanziamenti a favore dell’economia reale.

L’effetto complessivo di Basilea 3 è imprevedibile, ma probabilmente sarà un settore bancario più concentrato, anche nei rischi, con meno banche a vocazione territoriale, meno competitivo, meno innovativo e con concreti rischi di credit-crunch verso i soggetti più deboli: le famiglie e le piccole imprese, anche quelle sociali.

Banca Etica, che sarebbe tra gli istituti penalizzati dai provvedimenti di Basilea 3, ha continuato a fare il massimo per garantire supporto all’economia reale con un incremento degli impieghi del 24% su base annua nel 2011.

Le valutazioni che spingono Banca Etica ad essere critici verso l’approccio “a taglia unica” sono di diversa natura:

i crescenti costi di conformità e amministrativi legati alla gestione di una normativa prudenziale sempre più voluminosa;

disattenzione al principio della proporzionalità in forza del quale la regolamentazione prudenziale dei singoli Paesi Europei riconosce da tempo la diversità degli intermediari creditizi, anche in relazione alla diversa contribuzione al rischio sistemico delle varie tipologie di intermediari;

eccesso di regolamentazione e sub ottimale supervisione. È noto che la mappa dei Paesi con inefficienze nella supervisione coincide quasi esattamente con la mappa dei fallimenti bancari. Nei Paesi, come Italia, Francia e Canada dove la Vigilanza ha funzionato il peggio è stato evitato. Nonostante ciò il focus di Basilea 3 sembra essere su regole sempre più complicate, difficili e costose da gestire per le piccole e medie banche che fungono da stabilizzatore del sistema.

Banca Etica ha anche espresso una posizione critica rispetto alle recenti raccomandazioni della European Banking Authority in quanto le raccomandazioni dell’EBA rappresentano un segnale preoccupante delle modalità con cui i principi fondanti della regolamentazione di Basilea 3 possono venire arbitrariamente accantonati e superati.

Inoltre, la bontà dell’applicazionedel mark-to-market alle esposizioni sovrane detenute nel banking book – è viziata dal fatto che il rischio di default proviene proprio dal debito sovrano ed anche se le banche del paese che dovesse andare in default non detenessero titoli pubblici del proprio Paese, la via del dissesto si aprirebbe comunque, tramite fallimenti diffusi nell’economia nazionale e conseguente crescita abnorme delle sofferenze.

Banca Etica ha portato all’attenzione della Commissione Finanze della Camera dei Deputati tre proposte:

Introdurre anche per le imprese del Terzo Settore (Onlus, Cooperative Sociali) l’applicazione del PMI Supporting Factor (pari al 76,19%); estendendo la proposta già formulata dall’ABI in accordo con Confindustria, Rete Imprese Italia e Alleanza Italiana per le Cooperative che prevede l’introduzione di un fattore correttivo da applicare nel calcolo dei Risk Weighted Asset per i prestiti alle PMI, tale da compensare l’incremento quantitativo del requisito patrimoniale minimo.Non intervenire avrebbe la conseguenza di imporre dei vincoli molto rigidi alla finanza etica, che registra, grazie alla conoscenza del cliente e al rapporto di fiducia che si instaura, dei tassi di sofferenza nettamente inferiori a quelli del mondo bancario tradizionale.

Azzerare l’assorbimento di capitale per le operazioni di anticipo di crediti verso la Pubblica Amministrazione da parte di organizzazioni del Terzo Settore. Questo avrebbe il doppio vantaggio di dare maggiore ossigeno alle banche che intendono, come Banca Etica, continuare a sostenere il Terzo Settore e consentirebbe alla Pubblica Amministrazione di continuare ad avere degli outsourcer che hanno dimostrato la loro professionalità nel tempo. Una misura che eviterebbe peggioramenti del livello di tensione finanziaria di diverse Imprese Sociali e scongiurerebbe la necessità per la Pubblica Amministrazione di rivedere l’organizzazione di tali attività con il rischio, peraltro, di accrescimento del debito pubblico.

Riconsiderare i termini di 90 giorni entro cui ritenere scaduto (past due) un prestito. Valutare quindi la fattibilità di prevedere che, in modo permanente, i prestiti relativi a portafogli retail, al terzo settore e ad enti del settore pubblico, possano essere considerati scaduti dopo 180 giorni.

www.bancaetica.com

 

Condividi sui Social Network