Questi i dati più rilevanti del quadro valutativo dell’Unione dell’innovazione per il 2011, appena pubblicato dalla Commissione europea. Segue …
Nel complesso, nel campo dell’innovazione – rispetto a Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud. (leader globali in materia) e anche per l’impegno del settore privato – l’Unione europea non riesce a ridurre il proprio ritardo. Rispetto alle economie emergenti (Cina, Brasile, India, Russia e Sud Africa), per le attività di innovazione delle imprese (fattore importante di competitività) l’UE è ancora in vantaggio, anche se il gap si riduce progressivamente, in particolare nei confronti con la Cina.
All’interno dell’UE, la Svezia conferma la sua posizione in cima alla classifica generale, seguita da vicino da Danimarca, Germania e Finlandia: sono tutti paesi con solidi sistemi nazionali di ricerca e di innovazione, e di collaborazione fra pubblico e privato. I quattro paesi leader manifestano risultati molto positivi per quanto riguarda la spesa (inclusa quella delle imprese) per attività di R&S; e anche per la commercializzazione delle proprie conoscenze tecnologiche.
La Svezia risulta al primo posto (su otto) in tre ambiti dell’innovazione: risorse umane, finanziamenti e aiuti, e investimenti delle imprese. Germania e Danimarca manifestano i risultati migliori in due ambiti dell’innovazione: collaborazioni e attività imprenditoriali e patrimonio intellettuale; e innovazioni ed effetti economici..
E l’Italia?
Sotto la media UE a 27 il nostro Paese è considerato un Paese solo moderatamente innovatore e sta nel terzo gruppo (su quattro), insieme a Portogallo, Repubblica Ceca, Spagna, Ungheria, Grecia, Malta, Slovacchia e Polonia. L’Italia risulta in ritardo soprattutto per gli investimenti delle imprese e i collegamenti tra il mondo della ricerca e quello delle imprese. Aumentano i laureati in materie collegate a ricerca e innovazione. E si notano miglioramenti anche sul fronte dei brevetti, e dei loro ritorni dall’estero. Viene, invece, considerato in forte declino la spesa per l’innovazione non collegata alla ricerca.