Crisi mondiale. ll Vaticano critica il liberismo senza regole
Crisi mondiale. ll Vaticano critica il liberismo senza regole

Le responsabilità del liberismo in un documento del Pontificio Consiglio della giustiza e della pace che analizza le cause della crisi economica mondiale. Per il Vaticano serve una nuova autorità finanziaria mondiale e la tassazione delle rendite finanziarie.

Quali sono le cause della crisi e “Cosa ha spinto il mondo in questa direzione estremamente problematica anche per la pace? Anzitutto un liberismo economico senza regole e senza controlli. Si tratta di una ideologia, di una forma di apriorismo economico, che pretende di prendere dalla teoria le leggi di funzionamento del mercato e le cosiddette leggi dello sviluppo capitalistico esasperandone alcuni aspetti”. E’ solo uno dei passaggi di un importante documento del Pontificio Collegio per la giustizia e per la pace (l’organismo istituito da Paolo VI nel 1967 per stimolare la giustizia sociale tra le nazioni) diffuso il 24 ottobre scorso.

Il documento propone un nuovo  “organismo monetario che svolga le funzioni di una sorta di Banca centrale mondiale che regoli il flusso e il sistema degli scambi monetari, alla stregua delle Banche centrali nazionali”.

 
Oltre a ciò vengono infatti avanzate anche specifiche proposte di politica finanziaria ed economica a partire da “misure di tassazione delle transazioni finanziarie, mediante aliquote eque, ma modulate con oneri proporzionati alla complessità delle operazioni, soprattutto di quelle che si effettuano nel mercato secondario”. “Una tale tassazione – si legge ancora nel testo – sarebbe molto utile per promuovere lo sviluppo globale e sostenibile secondo principi di giustizia sociale e della solidarietà; e potrebbe contribuire alla costituzione di una riserva mondiale, per sostenere le economie dei Paesi colpiti dalle crisi, nonché il risanamento del loro sistema monetario e finanziario”.

 
E ancora “su forme di ricapitalizzazione delle banche anche con fondi pubblici condizionando il sostegno a comportamenti virtuosi e finalizzati a sviluppare l’economia reale”. E poi, “sulla definizione dell’ambito dell’attività di credito ordinario e di Investment Banking”. Perché “tale distinzione consentirebbe una disciplina più efficace dei « mercati-ombra » privi di controlli e di limiti”.

In allegato il documento integrale.

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