“Le disuguaglianze sociali non si combattono né con la retorica, né con l’elemosina. Serve accelerare anche in Italia un processo riformatore per far diventare pluralistico il mercato: non occorre aumentare i consumi, ma il tasso di imprenditorialità”. Segue …
Lo ha detto l’economista Stefano Zamagni, intervenendo al convegno organizzato il 20 gennaio dal Centro Italiano Femminile di Cagliari in collaborazione con la Facoltà di Economia, aperto dai saluti di Mariella Onnis (CIF) e della Preside Ernestina Giudici.
Lo studioso ha ripercorso le pagine dell’enciclica “Caritas in Veritate”, svelandone il senso e le riflessioni di tipo economico: “Benedetto XVI invita a cambiare modo di guardare la realtà – ha detto – Non si può sostenere che esista un solo tipo di impresa, quello for profit o di capitali: ci sono anche le imprese sociali, le cooperative, il mondo del no profit. Per troppo tempo, anche nelle aule universitarie, si è invece fatto credere che quello capitalistico sia il solo modo di produrre reddito”.
L’antidoto ai paradossi del mercato individuati nella “prima enciclica post-moderna” sta nel “riservare più tempo alle relazioni e ai cosiddetti ‘beni relazionali’: l’amicizia e i rapporti. La massimizzazione dell’utilità – proposta dalle teorie tradizionali – aumenta il reddito, ma non eleva il benessere. E’ un modello di sviluppo errato che per anni ci ha fatto credere che questa fosse la strada giusta”. Sulla stessa linea, l’esigenza di conciliare ritmi lavorativi con i tempi familiari, “indispensabile se vogliamo rilanciare il ruolo delle famiglie”.
Prima del prof. Zamagni, Vittorio Pelligra, ricercatore della facoltà di Economia ha proposto alcuni spunti per una nuova idea di mercato da applicare al contesto sardo: “Servono istituzioni e forme di interazione che aumentino il livello di benessere delle persone. L’enciclica riconosce la legittimità del mercato, fatto non scontato. Ma denuncia l’assenza, in esso, dell’elemento della fraternità: le teorie economiche più avanzate mostrano che escludere l’altro – pur se ammissibile a livello teorico – non fa funzionare il sistema. Anche l’attuale crisi mostra che i mercati non funzionano quando manca la fiducia”. E citando un’indagine svolta su un campione di cittadini, Pelligra ha spiegato che “i sardi si fidano del terzo settore, ma non delle banche, dei banchieri e del mercato azionario”.
“Per questo occorre – ha concluso il ricercatore – ridare efficienza al mercato investendo nella rigenerazione del capitale sociale, debellando l’invidia come abbiamo debellato la malaria”.