Appello dei Presidi delle Facoltà dell?Università di Cagliari
Appello dei Presidi delle Facoltà dell?Università di Cagliari

I Presidi delle undici Facoltà dell’Ateneo di Cagliari, nel quadro della mobilitazione proclamata in concomitanza con il blocco delle lezioni, lanciano un appello alle famiglie e alla società civile. Qui di seguito il testo integrale del documento dei Presidi.

DAI PRESIDI DI TUTTE LE FACOLTÀ DELL’UNIVERSITÀ DI CAGLIARI AGLI STUDENTI, ALLE FAMIGLIE ED ALLA SOCIETÀ CIVILE

Se vogliamo che la scuola funzioni come un efficace motore di uguaglianza e come un fattore di crescita, bisogna che si irrobustisca”. Queste parole del Presidente Napolitano si devono intendere come estese a tutto il mondo della formazione pubblica dalle elementari all’Università; ma se il Presidente ha sentito il bisogno di ricordarlo è proprio perché la situazione della Scuola e dell’Università è decisamente grave e sottovalutata. Per questa ragione i Presidi delle Facoltà di Cagliari sentono l’esigenza di parlare alle famiglie dei loro studenti per fare chiarezza sulla crisi che l’Università sta vivendo.

È necessario, infatti, che le famiglie sappiano che stiamo iniziando un nuovo anno accademico in una condizione difficilissima. Da alcuni anni l’Università viene sistematicamente ridimensionata, i tagli di risorse a cui è sottoposta raggiungeranno nel 2011 il 20% rispetto ai finanziamenti erogati nel 2008, già allora sottostimati rispetto alla media europea. L’alta formazione in Italia è sotto-finanziata in un modo drammatico. Siamo il paese che investe in questo campo solo un imbarazzante 0,8% del Prodotto Interno Lordo, contro quasi il doppio della media europea.

Nonostante ciò, si continua a usare la scure sulla Scuola e l’Università pubblica: non solo non incrementiamo ricercatori e docenti, come fanno la Francia e la Germania che investono in ricerca e alta formazione malgrado la crisi; ma per ogni 10 docenti che vanno in pensione possiamo bandire al massimo 5 nuovi posti, in un momento nel quale, per ragioni anagrafiche, in pochi anni si concentrano pensionamenti per oltre il 30% del personale. 

In questa Università depauperata, ai cui dipendenti (e in particolare ai giovani ricercatori!) si applicano tagli di stipendio che sono in proporzione più drastici che per qualsiasi altra categoria del paese, si nega poi ogni prospettiva proprio ai più giovani, a quelli che ne devono garantire il futuro, i ricercatori appunto, che in questi anni, con il loro impegno non dovuto nella didattica, hanno contribuito a garantire il funzionamento dell’alta formazione in Italia.

Molti di loro hanno dunque ritirato la disponibilità a coprire corsi, con un indubbio impoverimento della qualità del servizio che offriamo agli studenti: alcuni corsi di laurea in questo anno accademico sono stati soppressi. Malgrado questo, l’Università di Cagliari non ha voluto scegliere la strada di non aprire il primo anno dei propri corsi, perché ha messo al primo posto la salvaguardia del diritto allo studio dei 7 mila giovani che quest’anno, come ogni anno, si rivolgono a noi per crescere culturalmente e professionalmente. 

Questa sofferta decisione ci impone, però, di dire con forza ancora maggiore che nella “società della conoscenza” si investe nella ricerca e nelle intelligenze, e non si taglia il ricambio generazionale.

L’Ateneo di Cagliari è un’Università storica, profondamente radicata nel tessuto culturale e sociale della Sardegna, e costituisce la carta vincente nella competizione globale per lo sviluppo. Al territorio l’Ateneo offre, oltre l’alta formazione per 35 mila studenti e la ricerca di base, centri di eccellenza riconosciuti anche in campo internazionale. I giovani cervelli più brillanti e innovativi dell’isola crescono scientificamente e professionalmente nei suoi laboratori e nelle sue aule per portare l’innovazione nelle imprese e nel territorio. Pur consapevole che esistono ampi margini di miglioramento, l’Ateneo rivendica con orgoglio questo contributo.

Forte di ciò, in questo momento di emergenza l’Ateneo di Cagliari rivolge un appello accorato alle famiglie ed alla società civile perché sentano come cosa propria il destino dell’Università e perché tutto il paese si renda conto che il taglio alla ricerca, all’alta formazione, all’innovazione nega alla base il futuro dei giovani e in prospettiva il destino stesso dell’Italia nella competizione globale:

SENZA UNIVERSITÀ, NESSUN FUTURO!

È indispensabile avere le famiglie e la società civile al fianco del personale e degli studenti nei momenti in cui ci sarà bisogno di testimoniare con iniziative di mobilitazione. Citiamo ancora il Presidente Napolitano:  “Il vero svantaggio insuperabile sarebbe una famiglia che non crede nello studio". 

www.unica.it

Condividi sui Social Network