La vicenda dei maltrattamenti subiti dai bambini di un asilo nido privato di Pistoia ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica il tema della qualità dei servizi per l’infanzia. Riprendiamo dall’Unità del 23 dicembre un articolo di Tullia Musatti.
In questo nostro disastrato Paese, in cui sembra che solo le indagini giudiziarie riescano a suscitare un dibattito culturale o politico, la triste vicenda degli inauditi maltrattamenti inflitti ai bambini in un nido privato a Pistoia ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica il tema spesso trascurato dell’educazione dei bambini piccoli. La vicenda ha ricordato che anche i più piccoli sono cittadini e soggetti di diritti (si celebra quest’anno il ventennale della Convenzione sui diritti dell’infanzia delle Nazioni Unite). Ma ha anche messo in evidenza la fragilità fisica e sociale della prima infanzia.
Tutti i Paesi europei sono in corsa per raggiungere entro il 2010 l’obiettivo di una copertura del 33% di posti in un servizio per l’infanzia per i bambini sotto i tre anni. Nel nostro Paese, che è molto distante da questo obiettivo, l’attuale governo non ha ancora rifinanziato il piano di estensione degli asili nido varato dal governo Prodi e propone, senza definire un quadro di regole, la creazione di servizi domiciliari affidati a persone anche senza qualifica professionale.
Una volta di più si ignora che la fragilità della condizione infantile impone la necessità che tutti i servizi per i bambini piccoli siano di buona qualità. Questa è la richiesta unanime della comunità internazionale di esperti (Ocse Starting Strong, 2006) a tutela del benessere dei bambini e di pari opportunità educative. I termini per realizzare una buona qualità dei servizi per l’infanzia sono ormai noti e in Italia ne abbiamo esempi illustri.
Proprio la città di Pistoia, assurta purtroppo in questi giorni alla cronaca per gli irresponsabili comportamenti di due operatrici di un nido privato, ha visto il Comune dispiegare negli anni un costante impegno finanziario, organizzativo e culturale per l’estensione quantitativa e la qualità dei servizi per l’infanzia, arrivando a costituire un polo di eccellenza e un riferimento per l’educazione della prima infanzia nel mondo.
Alla ministra Carfagna diciamo che la professionalità degli educatori è condizione necessaria per garantire la qualità dei servizi per l’infanzia. A chi propone di riempire abitualmente tutti i luoghi educativi di microspie, vogliamo spiegare che, per garantire ai bambini benessere e pari opportunità, l’unica strada è sostenere i governi locali nella costruzione di un sistema integrato di servizi sul territorio, che accolgano tutti i piccoli cittadini, e nella promozione della loro qualità, attraverso il sostegno professionale, la partecipazione delle famiglie e la trasparenza sociale delle pratiche educative.
L’Unità del 22 dicembre 2009, Tullia Musatti