Intervista a Enzo Porcu, coordinatore di Legacoopsociali
Intervista a Enzo Porcu, coordinatore di Legacoopsociali

In una fase di grande difficoltà per le imprese e per il lavoro, la cooperazione in tutti i settori sembra reggere meglio di altri soggetti ai colpi della crisi. Abbiamo chiesto a Enzo Porcu, coordinatore di Legacoopsociali Sardegna, quale è il suo giudizio.

In una fase di grande difficoltà per le imprese e per il lavoro, la cooperazione in tutti i settori sembra reggere meglio di altri soggetti ai colpi della crisi. In particolare, i volumi delle attività sviluppate dalla cooperazione sociale crescono, in tutta Italia, con ritmi di sviluppo quasi “cinesi”.

 

Chiediamo a Enzo Porcu, coordinatore regionale di Legacoopsociali Sardegna, quale è il suo giudizio sulla situazione generale della cooperazione sociale in Sardegna.

 

E’ vero che i volumi delle attività fatturate dalle cooperative e dall’intero sistema sono in crescita e così anche il numero degli addetti, ma non và sottovalutato che in questo sviluppo ci sono elementi fortemente critici, a volte addirittura patologici.

Questa crescita, almeno in Sardegna ritengo sia largamente così, è segnata dalla fortissima parcellizzazione dei servizi gestiti e degli interventi, dalla sostanziale impossibilità di fare “massa critica” per le tante cooperative operanti né di fare economie di scala. Il dato che noi percepiamo è che le gestioni aziendali sono al limite o sotto il limite dell’equilibrio economico. E, francamente, anche sugli addetti non possiamo nasconderci che i loro numeri sono appesantiti da una abnorme diffusione del part-time, determinata dalla frammentazione delle risorse e da fenomeni di grave decontrattualizzazione dei rapporti di lavoro. Per esempio, siamo preoccupati per la diffusione, anche in realtà territoriali importanti, delle co.co.pro..

La verità, insomma, è che – se anche produciamo grandi numeri – le nostre imprese sono fragilissime, talvolta al limite della stessa sopravvivenza della continuità aziendale e lo stesso lavoro è troppo spesso sotto remunerato.

 

In questo quadro complicato, sapendo di interpellarti su problematiche nelle quali sei attivamente coinvolto, quale è il tuo giudizio sullo sviluppo raggiunto dalla cooperazione sociale nella nostra regione ?

 

Sono certo, per averlo sperimentato in tante realtà, che la cooperazione sociale ha grandi capacità d’impresa e potenzialità enormi. Dobbiamo riconoscere che a frenare questi fattori positivi, oltre che le difficoltà del contesto cui ho appena accennato, concorrono anche elementi di debolezza del sistema, a partire dalla sua scarsa capacità di mettere in rete le proprie risorse e di condividere progetti che travalichino limiti municipalistici oppure che richiedano un di più di capacità di rischio imprenditoriale. Occorre spezzare i meccanismi che ci costringono a riprodurre solo ciò che siamo già stati, introducendo delle innovazioni, anche se ciò potrà comportare qualche rischio in più. Una maggiore messa in comune delle risorse del sistema cooperativo e la crescita dello stesso associazionismo cooperativistico possono aiutare a creare la fiducia che serve. Come Legacoopsociali stiamo lavorando in questa direzione.

 

A partire da queste ultime considerazioni, quali sono gli impegni e le proposte di Legacoopsociali per rafforzare le prospettive della  cooperazione nel settore socio-sanitario nella nostra regione ?

 

Noi siamo impegnati ad ampliare la possibilità delle imprese cooperative di accedere ai servizi della Lega, a riceverne supporto informativo e di consulenza, ad incontrarsi per adottare assieme le scelte e le decisioni che si rendono necessarie. La mia opinione è che, per quanto attiene ai servizi socio-assistenziali e socio-sanitari, occorra pervenire ad un sistema tariffario delle prestazioni e dei servizi che assicuri la piena copertura dei costi sostenuti per la loro erogazione. Su questo terreno ancora non ci siamo. Così come ereditiamo un ritardo, rispetto alle promesse della precedente legislatura, sul terreno della programmazione sociale: il più grave è che il piano sociale regionale non è stato ancora approvato. Se posso permettermelo, inviterei tutti coloro che intervengono sulle scelte di programmazione socio-assistenziale e socio-sanitaria a promuovere la massima concentrazione delle risorse sul versante dei bisogni prioritari dei cittadini. Non è sempre così e a volte, per fortuna non frequentemente, la mutevolezza delle scelte sembra ispirata più dal cangiare delle opinioni politiche che dalla necessità di usare al meglio le scarse risorse disponibili per rispondere ai gravi problemi dell’utenza. A questo riguardo, la definizione dei LEAS, i livelli essenziali di assistenza sociale, aiuterebbe tutti. A livello nazionale siamo impegnati anche su questo terreno. Un altro elemento che francamente ci ha sconcertato è la mancanza nella bozza del piano sociale regionale, approvato dalla precedente Giunta, di un indirizzo sulle politiche giovanili. Speriamo che l’attuale Giunta a riguardo compia scelte diverse. Infine, intendo proporre a Legacoopsociali ed alle altre Associazioni della cooperazione sociale l’apertura di un confronto approfondito sul tema della introduzione di un sistema di accreditamenti che dia sostanza alle previsioni della legge regionale 23/2005. Ma la questione più grande di tutta, che non possiamo affrontare da soli ed ha bisogno di un vasto consenso sia da parte della politica che da parte dei soggetti sociali, è quella delle risorse. Si tratta non solo di difendere il livello di risorse esistente, cosa già complicata in questa fase, ma di ampliarlo e di orientarlo verso una prospettiva di qualità.

 

Essendo ormai ampiamente trascorsa la fase di insediamento della nuova maggioranza alla Regione sarda, quale confronto è stato aperto con l’Assessorato e con la  nuova Giunta regionale ? E quali risposte sono arrivate ?

 

La sostanza, aldilà di qualche segnale di disponibilità, è che non si è ancora aperto alcun confronto di merito con l’Assessorato regionale alla Sanità ed all’Assistenza sociale. Confidiamo che questo accada al più presto, alla ripresa dopo la pausa estiva. Siamo relativamente fiduciosi perché abbiamo colto dichiarazioni significative sia del Presidente Cappellacci sia di altri Assessori in direzione del confronto con le parti sociali. Noi sollecitiamo l’apertura di un tavolo con la cooperazione sociale e siamo pronti ad iniziare la discussione.

 

Su quali proposte vorresti  coinvolgere le altre Associazioni cooperativistiche e l’insieme della cooperazione sociale in Sardegna ?

 

Come ho già cercato di dire, occorre affrontare dei nodi di sistema, fino ad oggi irrisolti. Sistema tariffario, accreditamento, risorse … sono alcuni dei principali. Ma si tratta anche di costruire una innovazione culturale.

Resto convinto, come sostengo nelle discussioni interne, che il sistema cooperativo sardo e, comunque, il sistema della cooperazione sociale debba fare un salto di qualità, proprio sul terreno della cultura d’impresa, della capacità e disponibilità di correre rischi e di assumersi responsabilità. E’ quello che dico da sempre alle socie ed ai soci della mia cooperativa ma che, secondo me, vale per l’intero sistema. Non possiamo essere solamente coloro che gestiscono attività e servizi programmati, verificati e finanziati da altri, dai Comuni e dalle ASL innanzitutto. Non possiamo essere solo gli agenti operativi delle terziarizzazioni decise dalla Pubblica Amministrazione. Abbiamo necessità di sviluppare, insieme con le Istituzioni locali ma anche in proprio, servizi, iniziative, capacità progettuale e di risposta ai bisogni. La cooperazione di tipo B,  anche sotto questo profilo, può insegnare qualcosa ed essere un buon campo di iniziativa. Allo stesso modo i servizi di natura residenziale, per i quali occorre un investimento di capitali fissi che giustifica la vendita diretta delle prestazioni nel mercato.  Per il resto dei servizi la cosa è molto più complicata e le opinioni politiche sono molto divaricate.

Diciamo che anche essere un partner qualificato dei Comuni e delle ASL è comunque una sfida interessante ed impegnativa. In sintesi, vorrei che non perdessimo di vista la sfida di essere un sistema di imprese.

 

E il rapporto con le Organizzazioni sindacali presenti nel comparto a che punto è giunto ?

 

Come Legacoopsociali non abbiamo alcuna obiezione da opporre al ruolo di tutela del lavoro e di controllo sociale che le Organizzazioni sindacali svolgono anche in Sardegna e anche nei nostri confronti. Peraltro, abbiamo stipulato accordi nazionali e regionali sul terreno della lotta al dumping contrattuale ed alla cooperazione spuria la cui attuazione, semmai, ha bisogno di maggiore impegno da parte di tutti.

Abbiamo anche apprezzato la volontà del sindacato di contribuire positivamente alle politiche generali del settore. Qualche forzatura di metodo, a nostro avviso, si è realizzata quando si è tentato di estendere la procedura d’infrazione introdotta in ambito sanitario anche nel sociale, senza che fosse approvato il piano sociale regionale e senza che fosse definito un sistema di assegnazione di risorse congrue per la gestione dei servizi.

Si tratta di questioni che vanno affrontate nel loro insieme e non in modo spezzettato. Le Associazioni cooperativistiche hanno anche avviato un positivo confronto con l’ANCI, che è necessario riprendere ed approfondire. Insomma, occorre fermarsi tutti a discutere. Noi siamo sempre stati disponibili a questo e lo siamo anche ora. 

 

In conclusione, Legacoopsociali – anche in Sardegna – si prepara a celebrare il prossimo Congresso nazionale di Legacoop. Con quale rendiconto e con quali obiettivi Legacoopsociali Sardegna si presenterà alle cooperative sociali ed ai loro soci ?

 

Legacoopsociali, con tutte le preoccupazioni che pure ho espresso, arriverà al suo Congresso con un bilancio positivo e con una proposta che intendiamo costruire, sin dal mese di settembre, insieme con tutte le cooperative aderenti.

Vogliamo realizzare il maggiore coinvolgimento delle cooperative nella costruzione delle scelte dell’Associazione. Abbiamo già avviato una discussione, che ha coinvolto tutti i territori, per giungere ad una programmazione condivisa e ad iniziative specifiche sui temi di nostro interesse.

A settembre si svolgerà l’Assemblea congressuale regionale, in preparazione dell’assise nazionale. Quella sarà l’occasione per far emergere la proposta che rivolgeremo alle altre Associazioni regionali, alla Regione sarda, alle istituzioni locali ed a tutti i soggetti sociali interessati. 

 

Grazie e buone ferie.

 

Cagliari, 5 agosto 2009

Condividi sui Social Network