A Cagliari undici ragazzi sottoposti a misure alternative alla detenzione imparano la cucina multietnica grazie a un progetto, gestito dalla cooperativa Aitia, organizzato dalla Provincia in collaborazione con il Centro per la giustizia minorile per la Sardegna.
Offrire l’opportunità di imparare un mestiere, ma anche l’occasione di lavorare sull’autostima e migliorare le proprie capacità relazionali: sono questi gli obiettivi del laboratorio di cucina multietnica rivolto a minori sottoposti a misure alternative alla detenzione che la Provincia di Cagliari ha organizzato in collaborazione con il Centro per la giustizia minorile per la Sardegna.
Il laboratorio, gestito dalla cooperativa sociale Aitia, coinvolge undici ragazzi – dieci minori e un maggiorenne, alcuni stranieri, fra cui egiziani, senegalesi e algerini, altri sardi – che stanno partecipando alle attività formative iniziate l’11 maggio: in tutto 185 ore di lezioni, di cui 45 teoriche e 140 pratiche, che si svolgono nei locali messi a disposizione dalla cooperativa.
«La cucina – spiega Paola Carrus, responsabile di Aitia – si rivela un ottimo ambiente non solo per apprendere un mestiere, ma anche per migliorare la capacità di lavorare in gruppo: i ragazzi vedono subito i risultati del proprio lavoro e ne sono molto gratificati. Così imparano a costruire un gruppo dinamico ed efficiente, con buone prospettive per un futuro inserimento lavorativo». Il laboratorio, infatti, punta proprio a questo: fornire le competenze di base per la preparazione dei pasti per un successivo inserimento nel campo della ristorazione, «un settore che, in Sardegna – precisa Carrus – offre ancora buone possibilità occupazionali».
Al termine delle lezioni – che si concluderanno i primi di luglio – gli aspiranti chef svolgeranno dei tirocini nella gastronomia multietnica gestita dalla cooperativa e in diversi alberghi e ristoranti della provincia di Cagliari. Il percorso formativo prevede anche alcune “uscite sul campo”: i partecipanti visiteranno le cucine dei principali ristoranti del capoluogo sardo. Le competenze acquisite saranno certificate da un attestato di partecipazione.
Il progetto, finanziato con un intervento di circa trentamila euro, messi a disposizione dalla Provincia e dal Ministero dell’interno, sta già dando buoni frutti. «I partecipanti – sottolinea Carrus – realizzano piatti di varie nazioni e imparano, così, ad apprezzare culture ed etnie diverse. Già dalle prime lezioni abbiamo notato notevoli miglioramenti nella capacità di relazionarsi con gli altri e lavorare in gruppo». Fra gli insegnanti del laboratorio uno chef indiano specializzato in cucina multietnica, un agronomo, una giovane chef sarda, un nutrizionista dell’Università di Cagliari e una cuoca che è anche psicologa del lavoro.
Fonte: http://www.minori.it/