Seicento pescatori dell’oristanese stanno portando avanti dal 4 ottobre una storica protesta, per mare e per terra, contro le limitazioni e gli sgomberi derivanti dal poligono di Capo Frasca. Tutte le esercitazioni, che sarebbero dovute riprendere proprio il 4 ottobre, sono state sospese.
Ogni giorno oltre 250 pescatori, a bordo di un centinaio di barche, stanno fermando le esercitazioni di tiro dagli aerei previste nel poligono, nello specchio di mare antistante il golfo di Oristano.
Altri circa 350 pescatori manifestano quotidianamente con un corteo a piedi, da Marceddì (Oristano) sino ai cancelli della base.
Dopo aver responsabilmente atteso e confidato che le corrette relazioni intavolate nell’ultimo anno potessero approdare a misure di mitigazione dell’impatto dei vincoli sulle attività di pesca e fosse ristabilita equità di trattamento con le altre marinerie che, a fronte delle stesse limitazioni, ricevono gli indennizzi, l’assenza delle auspicate determinazioni politiche ha fatto proclamare lo stato di agitazione ad oltranza.
“Si tratta di una protesta dignitosa, per il lavoro. La soluzione non sono solo gli indennizzi, ma sta nel trovare un punto di equilibrio tra le esigenze della Difesa e quelle di un’antica attività, la pesca, oggi gravemente limitata dagli sgomberi e dalle attività esercitative. Questa volta si andrà avanti fino al riconoscimento di diritti, peraltro riconosciuti in norma, per troppo tempo negati.”
Va ricordato che la Risoluzione Conclusiva n. 8-00142 Piras, adottata dalla IV Commissione Difesa della Camera dei Deputati il 27 Ottobre 2015, avente ad oggetto “il riconoscimento di indennizzi per la limitazione dell’attività di pesca alle cooperative pescatori dei Comuni adiacenti il poligono di tiro di Capo Frasca”, impegnava il governo
“- a valutare, di concerto con la Regione autonoma della Sardegna, l’opportunità di procedere alla revisione del Protocollo d’intesa del 9 agosto 1999 tra Regione e Ministero della difesa, con riferimento alle marinerie adiacenti il poligono di Capo Frasca, iscritte all’ufficio circondariale marittimo di Oristano ed eventualmente penalizzate dall’interdizione di tratti a mare dovute alle esercitazioni militari, in base alle norme previste dagli articoli 7 e 15 della legge n. 898 del 1976, dalla legge n. 104 del 1990 e dal Protocollo d’intesa del 9 agosto 1999 tra la Regione Sardegna e la Difesa e successiva integrazione dell’8 settembre 2005, considerando, altresì, l’imprescindibile necessità di una adeguata copertura economico-finanziaria per il soddisfacimento di tali esigenze;
– a determinare il calendario delle esercitazioni entro termini certi e definiti e a proseguire nella valutazione delle procedure attuative in grado di garantire l’attuale adeguata cornice di sicurezza, fermo restando che sarà necessario coordinare l’eventuale futura riformulazione dell’ordinanza con la Capitaneria di Porto, responsabile dell’emissione della stessa;
– ad attivare un tavolo di concertazione Stato, Regione, Enti Locali insistenti nell’area, associazioni di rappresentanza dei lavoratori della pesca, al fine di definire condizioni e criteri – certi e verificabili – di accesso al beneficio dell’indennizzo, al fine di prevenire possibili abusi. “
Il tavolo tecnico di concertazione, istituito ai sensi della risoluzione di cui sopra dalla Presidenza della Regione Sardegna, ha visto coinvolti rappresentanti dello Stato Maggiore della Difesa, Regione, Enti Locali e Associazioni di Categoria dei pescatori, si è riunito in un clima di serena e reciproca collaborazione nei primi mesi del 2016 e, dopo quattro riunioni plenarie regolarmente convocate, ha concluso i suoi lavori il 3 Marzo 2016, raggiungendo un accordo completo e condiviso sulle tematiche affrontate, confermando la ragionevolezza delle istanze che sono state oggetto dei lavori.
L’assenza di riscontri ha determinato l’avvio della protesta.
“Chiediamo che vengano riperimetrate con la drastica riduzione delle aree permanentemente e temporaneamente interdette – afferma Gabriele Chessa, responsabile del Dipartimento Pesca di Legacoop Sardegna – inoltre chiediamo la compressione delle attività di esercitazione in periodi limitati e in orari che non ostacolano la pesca, avviare l’opera di bonifica su alcune aree nelle quali è stata accertata presenza di mine e siluri e l’emanazione di ordinanze di sgombero permanente solo quando c’è esercitazione”.
Leggi il Comunicato Stampa Alleanza Cooperative
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Articolo CagliariPad 10 Ottobre